Pubblichiamo la lettera inviata al ministro della Salute dall’Aiop Calabria.
Onorevole Ministro,
ci rendiamo perfettamente conto che impegnarLa a parlare di Calabria, mentre il Paese rischia di essere coinvolto in un ulteriore aggravarsi della situazione pandemica ed è impegnato in uno sforzo senza precedenti per portare avanti una campagna vaccinale che preservi l’intera popolazione nazionale, può apparire non opportuno in una graduatoria di priorità del Suo delicato Ministero. Purtuttavia riteniamo che proprio la Calabria, la sua emergenza economica e sociale, ma anche dal punto di vista sanitario e, al suo interno, la difficoltà di dialogo con le Istituzioni da parte dell’intero comparto della sanità di diritto privato, costituiscano un elemento di ulteriore specificità di questa regione, che proprio in questo momento richiede un supplemento di attenzione da parte del Governo.
Riteniamo che questa attenzione debba andare al di là dello stesso Decreto Calabria, che, ad oggi, non ha dato particolare efficienza al sistema, spostando solo di posizione le leve di potere, lasciando solo sulla carta le rafforzate attribuzioni all’Ufficio del Commissario per il Piano di rientro dal debito sanitario, dopo oltre dieci anni dalla sua istituzione. Riteniamo che in Calabria occorra ridare ruolo a tutti i soggetti e a tutte le risorse, notevoli, umane, professionali e imprenditoriali che operano direttamente o indirettamente nel mondo della sanità.
Tra queste sicuramente gli operatori della sanità di diritto privato.
In Calabria sono perfettamente operanti 26 Case di Cura accreditate, che gestiscono 1.953 posti letto, di cui 1.031 per acuti e 922 per riabilitazione, erogando circa 42.500 prestazioni, che costituiscono circa il 20% dell’ammontare di tutte le prestazioni erogate in Calabria, mentre il costo delle prestazioni erogate dai privati incide per il 5,35% della spesa sanitaria e l’8% della spesa ospedaliera totale. Le Case di Cura private calabresi impiegano direttamente circa 3.500 lavoratori. La sanità privata calabrese, che gode di un indice altissimo di gradimento da parte dell’utenza, rappresenta una grande realtà positiva, di supporto e in molti casi di supplenza della sanità pubblica, contribuendo in modo determinante alla migliore realizzazione del diritto alla salute dei cittadini calabresi e al pieno esercizio del diritto di libertà di scelta. Malgrado ciò dobbiamo registrare, con forte rammarico, che proprio nel corso dello scoppio dell’emergenza Covid, la Regione Calabria, l’Ufficio del Commissario ad acta, tutte articolazioni locali delle Asp e delle Aziende Ospedaliere, a fronte delle ripetute e formali manifestazioni di disponibilità espresse da questa Associazione, hanno totalmente ignorato le strutture private presenti su tutto il territorio calabrese, che avrebbero potuto dare un grande sollievo nella lotta al Covid, ma soprattutto supportare le strutture ospedaliere pubbliche sottoposte a particolare pressione da parte della popolazione anche per prestazioni no Covid. Mentre cresce il peso della mobilità passiva che grava sul bilancio regionale per circa 360 milioni di euro per prestazioni di basso e medio peso, che potrebbero regolarmente e in assoluta sicurezza essere erogate dalle strutture private a costi notevolmente ridotti, per come abbiamo avuto modo di dimostrare attraverso apposita e circostanziata proposta avanzata alla Regione e all’Ufficio del Commissario. Ma la politica dell’Ufficio del Commissario per il Piano di rientro, nel tempo, ha costantemente escluso le strutture private anche in servizi essenziali e di grande valenza sociale come le Breast Unit per la cura del Tumore alla mammella, che, anche in Calabria, costituisce una delle più gravi emergenze sociali e sanitarie. E si riscontra la più assoluta mancanza di coordinamento, anche a livello gestionale dei rapporti con il privato accreditato, dove si registrano linee di indirizzo autonome e conflittuali a livello delle varie Asp sul territorio, ritardi insopportabili nei pagamenti e arbitrarietà nella programmazione delle attività. Il che frustra, in molti casi, il pieno raggiungimento dei Lea.
Ed anche oggi, che la Regione Calabria detiene il triste primato negativo nella campagna vaccinale dei propri cittadini, non si è ritenuto di coinvolgere le strutture private per supportare la campagna di vaccinazione, malgrado la piena disponibilità ripetutamente espressa da questa associazione.
Ma la Regione Calabria e per essa l’Ufficio del Commissario ha anche il deprecabile primato di non aver assunto alcuna iniziativa di ristoro, sotto qualsiasi forma e dimensione, a sostegno delle Case di Cura private durante il lungo e gravoso periodo di lockdown, in cui hanno continuato a mantenere le strutture funzionanti, garantendo il posto di lavoro ai propri dipendenti sanitari e amministrativi, senza fare ricorso alla Cassa integrazione.
La Regione Calabria e per essa l’Ufficio del Commissario ha dimostrato grande insensibilità anche in tema di rinnovo del Contratto Collettivo di lavoro, malgrado l’esplicito impegno Suo personale e del Suo Ministero a far sostenere alle Regioni almeno il 50% dei maggiori oneri derivanti dalla sua piena applicazione.
Da quanto sin qui espresso, rileverà come del tutto assente, specie negli ultimi tempi, sia il confronto e l’interlocuzione sia con l’Ufficio del Commissario che con il Dipartimento regionale della Salute, che una politica miope in questi anni ha totalmente destrutturato nelle funzioni e nelle risorse umane, rendendo ancora più precario il ruolo del comparto privato e più difficile la possibilità di una efficace programmazione delle attività.
A nulla sono valse ad oggi le ripetute e motivate richieste scritte di incontro, sicché questa associazione si vede costretta a ricorrere al Suo Ministero per sollecitare un autorevole e sollecito intervento affinché nell’immediato si possano stabilire corrette relazioni non occasionali e meramente formali con il Commissario per il Piano di Rientro dal debito sanitario della Regione Calabria e con il Dipartimento regionale alla Salute della stessa regione Calabria, perseguendo il comune obiettivo della salvaguardia della salute di tutti i cittadini calabresi, nel pieno rispetto delle norme e del corretto utilizzo delle risorse programmate.
Non abbiamo inteso indulgere alla facile demagogia o allo scandalismo mostrato da recenti inchieste televisive sulla inerzia e le omissioni della struttura commissariale tuttavia – Signor Ministro – la lunga sequenza delle richieste che alleghiamo, tutte rimaste inevase, ce lo avrebbe consentito. A tal fine dichiariamo la massima disponibilità ad un incontro per esaminare ancora più approfonditamente le problematiche sopraesposte. In fiduciosa attesa, gradisca i migliori saluti.
*presidente Aiop Calabria
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