LAMEZIA TERME Un inevitabile «spreco di risorse in capo alla collettività» e un’omissione dei diritti «politici attivi e passivi degli appellanti incidentali e della cittadinanza», privata ingiustamente del sindaco, eletto in «modo plebiscitario». È uno dei passaggi forse più rilevanti, messi nero su bianco, della memoria difensiva degli avvocati Antonino Galletti e Giovanni Malinconico, legali del sindaco (ora sospeso) di Lamezia, Paolo Mascaro, e il presidente del Consiglio comunale, Pino Zaffina, e degli altri consiglieri di maggioranza che avevano presentato appello incidentale in Consiglio di Stato per riformare la sentenza 2020/2020 del Tar Calabria che, a dicembre, aveva deciso per il rinnovo delle operazioni di voto in quattro sezioni (2, 44, 73 e 78). Gli stessi legali che, proprio ieri, hanno annunciato di aver rinunciato all’istanza cautelare per il reintegro dell’amministrazione (QUI LA NOTIZIA), aspettando di discutere nel merito nel corso dell’udienza pubblica, «essendone venuti totalmente meno i presupposti».
L’obiettivo, però, è quello di anticipare la data fissata per il prossimo 18 maggio. Già perché le elezioni della Provincia di Catanzaro, rinviate dopo la prima data fissata per il 28 marzo, si terranno entro il 20 maggio 2021 (l’ultima domenica utile è il 16 maggio) e quindi sarebbe nuovamente alto il rischio della mancata partecipazione al voto per l’elezione del presidente e del Consiglio provinciale del capoluogo, da parte dei consiglieri comunali lametini.
«Il documento prefettizio – scrivono i legali nella memoria difensiva – attenua, ma non elimina il pericolo di compiere la costosa, ingiusta e inutile ripetizione delle operazioni elettorali». Su un totale di 78 sezioni, infatti, «solo il risultato di tre di esse (oltre ai 18 voti della sezione relativa all’ospedale) è stato ritenuto tale da non garantire la genuinità del voto». Ma è proprio per queste ragioni che uno dei ricorrenti, il candidato a sindaco Silvio Zizza, ha presentato ricorso per ripetere le operazioni di voto in tutte le 78 sezioni. I difensori, però contestano anche la decisione del primo giudice avvenuta in modo «non coerente rispetto alle premesse di diritto», ovvero il principio di “conservazione delle operazioni elettorali” che non ritiene «bastevole per disporre la rinnovazione la sola asimmetria tra schede autenticate e schede effettivamente votate e non votate».
Ma, oltre a questi punti, i difensori di Mascaro e Zaffina contestano anche un dato che ha già provocato l’indignazione dello stesso Zizza. «A distanza di 16 mesi dal voto e di tre mesi dalla sentenza del Tar e la successiva presentazione dell’esposto in Procura, non è stata avviata alcuna indagine penale». E poi, scrivono, non vi è «un solo voto che risulta in concreto essere stato espresso da persona non iscritta elle liste elettorali; un solo votante che abbia denunciato di non essere andato a votare; una sola scheda falsificata o altro o, infine, un solo duplicato di certificato elettorale fatto illegittimamente da terzi». Per i difensori, l’unico elemento sussistente sono «le mere irregolarità di verbalizzazione da parte di taluni Presidenti di Seggio, già correttamente emendate in sede di verifica dell’Ufficio elettorale e comunque quantitativamente irrilevanti ai fini dell’esito delle operazioni». (redazione@corrierecal.it)
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