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la riflessione

«Noi e la morte per Sars Cov 2»

Tutti ricordiamo lo sgomento che ha travolto un’intera nazione nel guardare le immagini della colonna militare che, nella notte tra il 18 e il 19 marzo del 2020, trasferiva da Bergamo le bare dell…

Pubblicato il: 10/03/2021 – 11:52
di Rubens Curia*
«Noi e la morte per Sars Cov 2»

Tutti ricordiamo lo sgomento che ha travolto un’intera nazione nel guardare le immagini della colonna militare che, nella notte tra il 18 e il 19 marzo del 2020, trasferiva da Bergamo le bare delle persone decedute per Sars Cov 2; eravamo, nel silenzio delle nostre case, uniti nel dolore e decisi a non dimenticare perché tutto ciò non dovesse più accadere in queste proporzioni drammatiche.
Eravamo convinti che i racconti dei nostri nonni sui 400mila morti provocati dalla “Spagnola” in Italia nel 1918 fossero eventi irripetibili grazie alla ricerca scientifica e al “dominio” dell’uomo sulla natura. Tutte quelle certezze presuntuose sembravano fossero messe in crisi dalle immagini di quella notte o dalla possente solitudine di papa Francesco in piazza San Pietro il 27 marzo quando pregava per l’umanità dicendo: «Ti imploriamo Dio, non lasciarci in balia della tempesta».
Eppure, in queste ultime settimane, sono stato assalito dal dubbio che ci stessimo assuefacendo alle molte morti (100.479) per Sars Cov 2 nel nostro Paese perché le notizie delle 318 PERSONE morte l’8 marzo… le 376 PERSONE decedute il 9 marzo sono “scivolate” nei mass media in terza battuta come se volessimo rimuovere queste morti che potrebbero intralciare la ripartenza dell’Italia.
Vi confesso che mi dà molto fastidio quando la notizia dei decessi è accompagnata dall’età e dalle patologie dei pazienti come a dire: «Ma erano vecchi!». Tennessee Williams faceva dire a un suo personaggio: «La morte inizia troppo presto». Ritengo, invece, che per onorare la memoria di queste persone dovremmo riflettere sul modello di sviluppo dell’Italia e del mondo, del ruolo della ricerca pubblica nel campo della farmaceutica per evitare in futuro ciò che si sta verificando sui vaccini, dell’uso delle risorse, del rispetto verso la natura sapendo bene che l’aggressione continua al Creato è un “Determinante di salute” che ha potuto favorire la diffusione di questo virus.
Adesso abbiamo questo primo importante appuntamento che sono i 191 miliardi circa di euro del “Recovery Fund” che devono essere programmati tenendo conto di uno sviluppo sostenibile del nostro Paese anche per garantire un futuro migliore ai nostri giovani.

*medico, portavoce di Comunità competente

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