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Intimidazioni a Lamezia, nel mirino la “Progetto Sud” di don Panizza. In campo procura e Dda

La criminalità organizzata alza di nuovo il tiro. Nel mirino questa volta le auto dei lavoratori della sede di via dei Bizantini

Pubblicato il: 11/03/2021 – 11:46
di Giorgio Curcio
Intimidazioni a Lamezia, nel mirino la “Progetto Sud” di don Panizza. In campo procura e Dda

LAMEZIA TERME Pneumatici tagliati e squarciati in pieno giorno, anche durante le ore di lavoro, e nuovi atti intimidatori. La criminalità organizzata a Lamezia Terme ha alzato di nuovo il tiro, mettendo nel mirino nuovamente la Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza. Teatro di questi nuovi inquietanti e preoccupanti episodi è la sede “Pensieri e Parole” di via dei Bizantini che ospita un centro di sostegno per disabili e minori stranieri, ma anche la sede del forum regionale del terzo settore. 

Progetto Sud nel mirino

Nel mirino sono finite questa volta le auto di alcuni operatori e operatrici del centro. Un fatto inedito perché, nel corso degli anni, gli atti intimidatori hanno sempre riguardato la struttura con incendi e anche colpi d’arma da fuoco o direttamente lo stesso don Giacomo, in più di un’occasione anche minacciato di morte.  Gli atti intimidatori di queste settimane, e in particolare di questi ultimi dieci giorni, rappresentano un chiaro tentativo di non far funzionare la struttura, proprio come accade (inutilmente) da poco più di vent’anni ovvero da quando don Giacomo Panizza è entrato in possesso dell’immobile confiscato ad una potente cosca della criminalità organizzata lametina, i Torcasio, agli inizi degli anni 2000. 

In campo procura e Dda

Intanto le intimidazioni sono già state segnalate ai carabinieri e al procuratore di Lamezia, Salvatore Curcio, che ha prontamente segnalato la vicenda alla Dda di Catanzaro e al procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla. A sostenere la Comunità Progetto Sud in questa nuova battaglia di legalità sarà l’avvocato Italo Reale.  Questa mattina, ad illustrare quanto è accaduto in questi giorni, c’ha pensato lo stesso don Giacomo, accompagnato da Angelo Sposato, segretario regionale della Cgil Calabria. Attese nei prossimi giorni le visite anche dei segretari regionali di Uil e Cisl. 

Don Giacomo: «Basta con commissari e facenti funzioni»

«Lavoro qui dal 1976  – ha spiegato don Giacomo Panizza – è difficile, certo, ma c’è l’unità tra l’ente e i lavoratori e le lavoratrici. Alcuni di loro sono soci e quindi ci capiamo, le difficoltà le affrontiamo insieme. Lavoriamo a testa alta proprio perché ci occupiamo di lavoro, libertà, democrazia. Noi facciamo queste cose senza mettere su né grandi ditte né partiti politici perché cresca la dignità dei singoli cittadini e possano camminare a testa alta».  A pesare su una situazione di per sé già evidentemente drammatica è anche l’assenza di istituzioni locali e regionali. Per don Giacomo Panizza «una Regione in panne, un Comune dove non sappiamo a chi rivolgerci non aiuta affatto, mentre al nostro fianco abbiamo avuto solo le forze di polizie e la procura. Il resto, invece, la politica e le amministrazioni per diversi motivi non ci sono. Forse sarebbe diverso se non ci fossero facenti funzioni e commissari ma sui temi del diritto al lavoro e la legalità è necessario che i rappresentati politici e delle persone ci siano e facciano la loro parte dicendo di essere tutti sulla stessa barca per costruire la Calabria di oggi e di domani». 

Sposato: «Intervenga il prefetto di Catanzaro»

Per Angelo Sposato quello attuale è «un momento difficile per la tenuta democratica della Calabria. Avvertiamo questi nuovi atti intimidatori, soprattutto in questa realtà dove non c’è neanche un’amministrazione. Bisogna elevare non solo la solidarietà ma fare atti concreti a tutela del lavoro. La Progetto Sud d anni lotta quotidianamente contro la ‘ndrangheta». «Noi oggi siamo qui non solo per mostrare la nostra solidarietà ma per mettere in atto azioni concrete. Chiederemo al prefetto di Catanzaro di intervenire per capire quali misure di tutela si possano mettere in campo. Sono stati colpiti lavoratori e lavoratrici e questo è un segnale molto inquietante».

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