COSENZA L’arrivo in una nuova città, il sogno di esordire in prima squadra: un 17enne con la passione folle per il calcio e la voglia matta di giocare con i grandi. Una storia come tante, macchiata però da un percorso accidentato. Tutta “colpa” di un cognome che – a quanto denuncia il suo legale di fiducia – è troppo ingombrante per la società che aveva deciso di metterlo sotto contratto. Il giovane calciatore di cui parliamo è Pietro Junior Santapaola, classe 2003, originario di Messina. Il padre sarebbe legato alla criminalità organizzata e per questo motivo è stato coinvolto in una operazione di polizia. Il figlio non ha collegamenti con gli ambienti criminali, il suo sogno resta quello di giocare a calcio e diventare un professionista.
Per lui a gennaio si aprono le porte della Serie B, è il Cosenza ha puntare sul talento siciliano. E così, Pietro lascia casa e famiglia e valigia in mano raggiunge la città dei bruzi. Si allena con i compagni, fa amicizia ed inizia ad ambientarsi ma qualcosa va storto. «Il 3 marzo un dipendente della società lo avvisa, via whatsapp, della volontà di concludere il rapporto» – confessa ai nostri microfoni l’avvocato Salvatore Silvestro. Che ha presentato una denuncia ai carabinieri di Messina, prima di trasmettere tutto anche alla Procura di Cosenza. «Non mi interessano le vicissitudini giudiziarie del padre, questo ragazzo non ha nessuna colpa ma solo sogni nel cassetto. Dal 3 marzo non gli è stato concesso di prendere parte agli allenamenti della squadra, non è stato convocato per la gara del 7 marzo (poi rinviata) e il 10 marzo gli è stato comunicata la volontà di chiudere ogni rapporto. Pietro ha fatto ritorno a Messina, dove si allena da solo, in attesa di una chiamata».
«Pietro junior è distrutto per quanto accaduto» ed ora dovrà allenarsi da solo per qualche altro mese, come confessa il suo legale. «In base al contratto firmato, il calciatore non potrà essere tesserato da nessun club fino al prossimo mese di giugno». Ma l’avvocato Silvestro, non ci sta ed annuncia battaglia: «Inoltrerò copia della denuncia anche alla Lega Calcio e spero prendano provvedimenti». Il legale aveva anche tentato di contattare direttamente il presidente del club silano, Guarascio a cui aveva inviato – dice ai nostri microfoni – «una lettera aperta in via ordinaria e via pec e non ho ricevuto nessuna risposta». «Evidentemente – conclude l’avvocato Silvestro – dobbiamo vivere in uno Stato che allontana i figli da contesti familiari difficili salvo poi assistere, come nel caso di Pietro, a giovani emarginati per errori che non hanno commesso».
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