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Gratteri: «A Catanzaro è un momento di guerra». La Calabria di “Rinascita” (e non solo) a Presa Diretta – VIDEO

Inchiesta sul “sistema” che lega la ‘ndrangheta ai colletti bianchi. La Procura blindata nel nuovo corso. Le parole delle vittime dei clan. Il ruolo della massoneria. E uno sguardo sulla corruzione…

Pubblicato il: 15/03/2021 – 10:58
Gratteri: «A Catanzaro è un momento di guerra». La Calabria di “Rinascita” (e non solo) a Presa Diretta – VIDEO

CATANZARO Interviste, immagini inedite, intercettazioni. La più grossa inchiesta contro la ‘ndrangheta diventa protagonista della puntata di Presa Diretta che andrà in onda questa sera alle 21,20 su Rai Tre. La trasmissione sarà interamente dedicata all’indagine della Dda di Catanzaro “Rinascita-Scott” che, partendo dal contrasto alle cosche della provincia di Vibo Valentia, si allarga fino a raggiungere un “sistema” che stritola la Calabria. Un “sistema” allacciato alla ‘ndrangheta e composto da avvocati, imprenditori, pubblici funzionari, politici, membri delle forze dell’ordine. 

Con uno sforzo enorme centinaia di carabinieri dei Ros di Roma, Catanzaro e del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia per 4 anni hanno pedinato, monitorato e intercettato decine di ‘ndranghetisti. Nulla sfuggiva al controllo criminale: appalti, compravendita di beni, intestazioni fittizie, contratti tra privati, acquisizione di imprese, imposizione del pizzo e un enorme giro di usura, un vero e proprio circuito bancario illegale parallelo. Su tutto aleggia l’ombra della criminalità organizzata e delle logge massoniche deviate.

La riorganizzazione della Procura in tempo di guerra

Il giornalista Riccardo Iacona ha intervistato, nella inchiesta alla quale ha collaborato anche il Corriere della Calabria, i principali protagonisti di questa indagine storica, a partire dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.
Gratteri racconta Rinascita ma non solo. Racconta anche la propria storia di procuratore a Catanzaro. «Uno dei talloni d’Achille di questo ufficio – dice – era il fatto che spessissimo c’erano fughe di notizie. Ho chiuso le porte. Chiunque veniva qui in ufficio doveva dire dove andava, da chi andava e cosa voleva». Blindata la Procura da facili accessi, il procuratore ha dato inizio a un lavoro di restyling del personale, trasferimenti di decine di ufficiali di polizia giudiziaria. «Gratteri ha bloccato tutta la Procura… ci sta facendo un c..lo di questa maniera… una volta entravamo ‘mbrasciate, i catanzaresi, i lametini facevano quello che cazzo volevano… adesso non esce uno spillo», è l’intercettazione di alcuni ‘ndranghetisti.

Ma il restyling non riguarda solo la polizia giudiziaria. Lo dice senza troppi giri di parole Nicola Gratteri il quale ammette di essere stato duro, di non avere guardato in faccia a nessuno, nemmeno tra i propri sostituti e investigatori. «Tu sarai – ha detto a qualcuno – un bravissimo investigatore in tempi di pace, ma ora in questa fase storica a Catanzaro, non è un momento di pace, è un momento di guerra».

Il ruolo di Giancarlo Pittelli

I protagonisti

Iacona ha intervistato i testimoni di giustizia, coloro che hanno denunciato i soprusi, le estorsioni, l’usura, coloro che si sono costituiti parte civile. Ha dato parola agli investigatori, ai carabinieri. Ha ascoltato anche coloro che si trovano dall’altra parte della barricata, anche tramite le parole dei propri difensori. La visione del racconto è ampia, il ritmo serrato. Le storie si susseguono così come le mutevoli facce di questa terra di Calabria. Le facce dei padri che hanno perso i figli in agguati di mafia, degli imprenditori che lottano, dei commercianti che hanno conosciuto le pretese mafiose. Ma non solo.

Corruzione e massoneria

Il tema della corruzione, del “sistema” sul quale più volte è inciampata la giustizia in Calabria ha portato la trasmissione, inevitabilmente, a occuparsi anche dell’inchiesta “Genesi” che ha scoperchiato la compravendita delle sentenze e che vede protagonisti il giudice Marco Petrini, già presidente della seconda sezione penale della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, e una serie di faccendieri tra i quali Emilio, detto Mario, Santoro medico cosentino, massone che faceva da collettore tra il giudice e i corruttori e che è stato condannato a 3 anni e 2 mesi per corruzione in atti giudiziari. E Santoro di cose ne ha raccontate e ancora tante ne ha da raccontare. «È il magistrato a scegliere i periti – dice Santoro a Iacona –, non importa che siano bravi, l’importante è che facciano quello che dice lui». Si crea così quello che Santoro definisce «un mercimonio».
«Il giudice Petrini – continua il medico – è tuttora un amico anche se ci sono cose che io non ho condiviso. Lo conoscevo da 13 anni quindi io mi mettevo a disposizione». Catanzaro, secondo la sua esperienza, «è il fulcro del sistema».

Saraco: «Ho pensato che quello fosse il sistema»

Altra storia che emerge nell’inchiesta di Presa Diretta è quella della famiglia Saraco. Iacona intervista Francesco, avvocato, condannato dal tribunale di Salerno a un anno e otto mesi perché per salvare il padre dalla condanna e ottenere il dissequestro dei beni, ha corrotto il giudice Petrini. A Petrini, Saraco arriva attraverso un intermediario, il commercialista Claudio Schiavone. «Mi disse praticamente che aveva l’opportunità di risolvere la questione in appello perché aveva un riferimento in appello che era il giudice Petrini. Tuttavia voleva sostanzialmente una provvista corruttiva che noi concordammo di 150 mila euro di cui 60mila euro glieli diedi in più tranche – racconta davanti alle telecamere –. Il resto gli avrei dovuto dare all’esito del procedimento d’appello favorevole. Ho sbagliato davvero – dice – Chiedo scusa a tutta la magistratura, è giusto che paghi per quello che ho fatto. Io ho pensato che quello fosse il sistema. Me l’hanno fatto pensare a me, non ho pensato, me l’hanno fatto pensare».

Enciclopedia dell’universo mafioso calabrese

Rinascita Scott è una enciclopedia dell’universo mafioso calabrese, c’è di tutto dentro: decine di omicidi e di lupare bianche, il traffico d’armi e quello internazionale di droga, ma ci sono anche le storie delle persone umili vittime del potere ‘ndranghetista, a dimostrazione che dove comanda la mafia soffrono tutti. E poi le tante domande ancora aperte. Come hanno fatto i Mancuso a conoscere il giorno e l’ora in cui sarebbero scattati gli arresti? Che ruolo ha la massoneria deviata come moltiplicatore del potere criminale? In che modo riesce ad infiltrarsi nei Palazzi di Giustizia per aggiustare i processi?

La riunione sulla comunicazione dei magistrati alla vigilia della trasmissione

Mentre si avvicina la trasmissione, il nome di Gratteri risuona, pur senza apparire nero su bianco, in una movimentata riunione dell’Associazione nazionale magistrati riportata da Repubblica. In teoria, le toghe avrebbero dovuto votare un documento per sostenere i magistrati antimafia. Invece finisce in uno scontro, durato un’intera domenica mattina, sul procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Si riunisce il Comitato direttivo centrale, e lì si produce la frattura. Il tutto si conclude con un nulla di fatto. Perché il documento di Area e di Unicost, che conteneva una critica – prima più esplicita, poi più velata – sulla “comunicazione” dei magistrati impegnati nei processi di criminalità organizzata, alla fine non passa. Il nome del procuratore di Catanzaro non c’è, ma tutti sanno che le critiche sono rivolte a lui e al suo metodo comunicativo. La votazione si conclude alla pari, 18 a 18. Il testo quindi non passa.

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