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La Giornata delle vittime di Covid. Il racconto della figlia del primo calabrese ucciso dal virus

Paola Silipo ricorda il padre Antonio. «Era un architetto, un uomo sportivo ma il Covid l’ha ucciso. Siate responsabili, fidiamoci della scienza»

Pubblicato il: 18/03/2021 – 8:09
La Giornata delle vittime di Covid. Il racconto della figlia del primo calabrese ucciso dal virus

Le persone risultate positive al Coronavirus in Calabria dall’inizio della pandemia sono 41.925, le vittime accertate 746. Recita così l’ultimo bollettino diramato e relativo ai numeri in costante aggiornamento degli effetti della pandemia nella nostra regione. I pazienti positivi continuano ad affollare gli ospedali (qui la notizia), i decessi non si arrestano e l’avvio della campagna vaccinale procede a singhiozzo, tra consistenti tagli alle dosi destinate alla Calabria e la promessa di un piano vaccinale in grado di garantire a tutti e nel più breve tempo possibile le fiale del siero anti Covid.

Il primo calabrese ucciso dal virus

Era il 18 marzo 2020 quando l’Italia intera si fermò a guarda attonita le immagini dei camion dell’esercito partiti dalla città di Bergamo carichi delle bare delle vittime del virus per portarle a cremare in altre città e altre regioni. Ad un anno esatto, oggi si celebra la giornata nazionale delle vittime del Coronavirus. Paola Silipo, la figlia della prima vittima calabrese di Covid, Antonio Silipo ha ricordato quei drammatici momenti nel corso di Buongiorno Regione, in onda su Rai Tre. «Era un architetto conosciuto a Vibo – racconta – oggi ci siamo abituati a leggere i numeri del bollettino e interpretare i dati sui decessi come semplici numeri statistici, ma dietro a quelle cifre ci sono storie di famiglie distrutte». «Mio padre – continua Paola Silipo – stava benissimo, praticava sport e non aveva patologie pregresse. Anche io sono risultata positiva, ho combattuto con il virus per 62 giorni». «Invito tutti a stare attenti ed essere prudenti – aggiunge – evitiamo quando non è necessario gli assembramenti, ci sono persone come me che in giornate come quella di oggi ricordano i propri cari e quei momenti difficili e vorrei anche io poter tornare presto ad una vita normale». Infine, la chiosa è sui vaccini: «Non capisco tutta la diffidenza nei confronti della scienza. Il vaccino è l’unica via d’uscita dalla pandemia – conclude – a distanza di 365 giorni siamo ritornati al punto di partenza, chiusi in casa a combattere il virus».

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