Si stanno ricredendo di brutto non pochi parlamentari, consiglieri regionali, dirigenti e militanti di centrodestra sul conto del monarca senza sudditi (e senza un voto).
La sicumera superficialotta con la quale i generali di Fi, Fdi e Lega assicuravano dopo la morte di Jole Santelli all’ opinione pubblica, e all’ elettorato di riferimento, che quello di Spirlì sarebbe stato un interregno notarile, oggi fa ridere, e piangere allo stesso tempo, perché contrasta apertamente con l’ambizione legittima , a tratti mediaticamente smodata, di un “senzasuffragi” che comincia a credere davvero alla ipotesi di potersi mettere a capo della coalizione. E fa bene a crederci l’effeeffe. D’altro canto, la timidezza con cui gli azzurri “spingono” la candidatura di Roberto Occhiuto, unita alla freddezza dei Fratelli d’Italia, che sperano neanche troppo in silenzio in un sovvertimento degli antichi accordi romani, le carezze politiche al reggente da parte di un Salvini che in Calabria non ne ha mai azzeccata una, e ancora l’appecoronamento dei leghisti calabresi al sacro verbo Facebook (e magari tra poco anche in versione Tik tok) del mandriano illuminato, sono solo alcuni dei segnali evidenti di un auto lesionismo di centrodestra che finirà presto per dare i propri frutti, forse li sta già dando. Agli avversari però, che gongolano, che tifano in cuor loro per Spirlì, l’unico vero inconsapevole leader di centrosinistra per ora, capace di unire nel sentire Partito democratico, movimenti civici demagistrissiani e pentastellati.
Un capolavoro! Tant’è che lo si lascia fare senza attaccarlo molto, a parte qualche nota stampa di circostanza, nella certezza fondatissima che continuerà a fare danni, che proseguirà in maniera eccellente l’opera di distacco di tanti elettori dal centrodestra.
E infatti c’è chi dice amaramente ai piani alti che” la reggenza di quello lì ci fa perdere almeno 5000 voti al giorno”.
Questo spiega i timori di qualche testa pensante all’interno di Forza Italia, convinta che il continuo prendere( e perdere) tempo sulla ufficializzazione della candidatura a Presidente della Regione, altro non faccia che agevolare l’ipotesi tutt’altro che lunare dell’azzeramento delle candidature (Irto e De Magistris) sui terreni avversari con la conseguente nascita di un fronte unico. Aggiungasi che mancano ancora circa 7 mesi al giorno in cui la Calabria sarà chiamata, covid e losche manovre politiche permettendo, a dare una veste democratica alle proprie massime istituzioni elettive. Già, 7 lunghi mesi, un tempo politicamente lunghissimo che l’ambizioso reggente potrebbe utilizzare per terremotare a suo favore l’equilibrio precario sul quale si regge un’alleanza che, con la scomparsa di Jole Santelli, non ha perso solo la propria Guida, ma anche i sensi, uno in particolare, il (con) tatto con i territori e con gli elettori, furenti per un andazzo governativo che i loro rappresentanti in consiglio regionale non riescono minimamente a modificare. Anche perché, a quanto ci risulta, O Rey spesso manco li riceve.
x
x