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Cosenza, omicidio Pezzulli: assolto Cicero

Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro. Cicero venne considerato il mandante. Vince la linea degli avvocati Chiaia e La Valle

Pubblicato il: 19/03/2021 – 8:43
di Fabio Benincasa
Cosenza, omicidio Pezzulli: assolto Cicero

CATANZARO La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha assolto Domenico Cicero dall’accusa di essere stato mandante dell’omicidio di Carmine Pezzulli avvenuto nel luglio del 2002. La vittima viaggiava a bordo della sua auto (si trovava su viale Cosmai) quando fu affiancata da due sicari su una moto e raggiunta da numerosi proiettili. Cicero, ritenuto mandante dell’agguato mortale, venne condannato in primo e secondo grado nel 2014 a trenta anni di reclusione, i difensori dell’imputato; l’avvocato Francesco Chiaia e l’avvocato Alessandra La Valle ricorsero in Cassazione ed ottennero l’annullamento della condanna. Da quel momento, il processo si tenne davanti ad un’altra composizione della Corte di Assise di Catanzaro. Nel 2016, la stessa Corte ha assolto Cicero dalla grave imputazione, ma la procura generale di Catanzaro ricorse in cassazione. E questa volta ottenne annullamento della assoluzione dalla quinta sezione penale ritenendo necessario che la Corte di assise di appello di Catanzaro provvedesse ad un approfondimento probatorio ulteriore. Nel 2019 si è aperto il nuovo processo in Assise d’appello presieduta dal giudice Gabriella Reillo (a latere Francesca Garofalo). Nel corso del procedimento sono state disposte le audizioni di due collaboratori di giustizia: Luigi Paternuostro e Roberto Calabrese Violetta. Ieri si è discusso il processo e la Procura rappresentata da Raffaella Sforza ha chiesto, dopo una lunga requisitoria, la condanna a 30 anni di reclusione per Cicero. I legali dell’imputato hanno depositato una memoria difensiva evidenziando la estraneità del soggetto all’omicidio di Carmine Pezzulli. La Corte, dopo essersi riunita in Camera di consiglio, ha accolto in pieno le richieste della difesa, assolvendo Domenico Cicero per non aver commesso il fatto.

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