CATANZARO In Calabria la crisi pandemica rischia di aumentare le fragilità ma può anche offrire delle opportunità. E’ quanto emerge dalla ricerca “La Calabria in cammino” realizzata dal coordinamento regionale del Progetto Policoro (Cei) e dalla Commissione regionale per i problemi sociali e il lavoro con il patrocinio della Conferenza episcopale calabra. La ricerca sarà presentata oggi, alle 11,30, in una conferenza stampa in streaming sulla pagina facebook del Progetto Policoro Calabria alla presenza, tra gli altri, del presidente della Cec, monsignor Vincenzo Bertolone. L’inchiesta, svolta mediante il metodo di rilevazione dell’intervista strutturata, evidenzia che – si legge nella nota di presentazione – «il periodo di lockdown e le misure restrittive imposte dal governo hanno creato un senso iniziale di spaesamento e trasformato il modo di vivere le relazioni interpersonali. Tutto questo però non ha impedito alle persone di trovare spazi per la crescita personale, facilitando una riscoperta delle relazioni familiari e maggiori possibilità di introspezione e valorizzazione delle proprie passioni. In generale, però, l’aumento esponenziale nell’utilizzo delle nuove tecnologie causato dalla distanza fisica ha generato, secondo i soggetti ascoltati, una frammentazione e un impoverimento delle relazioni sociali». Per quanto riguarda invece l’ambito economico e lavorativo, la ricerca rileva che a differenza di altri territori «la Calabria, per gli intervistati, non ha subito deterioramenti significativi, in quanto già aggravata da problematicità ataviche. C’è però il rischio che l’elevata incidenza del lavoro precario e dell’occupazione sommersa, l’assenza di politiche di sviluppo economico, la bassa propensione delle aziende ad assumere candidati in possesso di titoli di studio elevati possano contribuire a aumentare le fragilità e le diseguaglianze nei prossimi anni, rendendo il contesto calabrese ancora più complesso per le generazioni future. Esiste – prosegue la nota – la convinzione tra gli intervistati che la crisi pandemica possa offrire alla Calabria anche delle opportunità, individuate ad esempio in pratiche emergenti come il south working, e sviluppare una rete e un clima fiducia reciproca, favoriti anche da nuove forme di associazionismo, laico e religioso. In questo senso la maggior parte degli intervistati ritiene che la cooperazione sia imprescindibile, pena l’ulteriore declino economico e sociale della nostra regione. Emerge dunque un forte legame con la propria terra e la volontà di rimanere in Calabria».
x
x