È la presunzione dell’uomo di dominare la Terra, la Natura, la Materia, la vittima più illustre della pandemia in corso. Una presunzione – gli antichi greci la chiamavano “hybris” ossia tracotanza, insolenza – che ha già creato troppi danni al “pianeta azzurro”. E che si appresta a crearne altrettanti su qualche altro pianeta che pretenderemmo di colonizzare.
La preoccupazione dell’uomo – o meglio, degli uomini più ricchi e potenti del Pianeta – non è quella di risanare i danni, smaltire la plastica negli oceani, fermare le immissioni nell’atmosfera, alleviare la fame, guarire le malattie, mettere fine alle centinaia di conflitti che insanguinano l’Umanità, lenire le afflizioni dei tanti poveri del mondo. No, all’uomo interessa solo produrre enormi quantità di ricchezza, creare potere per pochi esemplari della sua specie. Questo suggerisce la corsa verso le grandi concentrazioni finanziarie in campi come l’agroalimentare, i farmaci, le biotecnologie, l’energia, le telecomunicazioni, l’informatica, le armi, le banche. Che ha il solo scopo di formare pochi giganti in ciascun settore strategico, che si accordino fra loro per assoggettare i mercati, gli stati e le persone alle loro ferree logiche di profitto.
Per far questo, le élites finanziarie hanno bisogno di un ceto politico connivente, corrompibile, senza più differenze sostanziali fra destra e sinistra. E nello stesso tempo hanno necessità di masse – nel senso in cui le intendeva Sigmund Freud – sempre più omologate, condizionate, infettate da un’inguaribile bulimia di consumi e dall’illusione che la scienza umana sia in grado di proteggerci da qualunque cosa, morte compresa.
Queste le intenzioni dell’uomo. E quando dico “uomo” mi riferisco non ai tanti che contano poco o nulla, ma ai pochi esemplari della specie Homo sapiens che, proprio grazie alla “hybris”, pensano di potersi sostituire a Dio. Con questo nome definisco qualunque entità che la nostra fame di senso riesce ad immaginare. E in ciò c’è lo zampino delle grandi religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo, islam. Perché tutte partono da un’altra illusione: che Dio ami l’Homo sapiens al di sopra di ogni altra creatura dell’Universo, al di là della Terra stessa. Terra che pure esiste da molto prima che gli scimmioni delle foreste africane, appena 200 mila anni fa fossero elevati al rango di uomini grazie alla rivoluzione cognitiva: e in quei 4,6 miliardi di anni prima dell’avvento dell’uomo, Dio di chi si preoccupava? Come faceva ad esistere senza i riti, le messe, gli incensi apparecchiati da quello che sarebbe poi divenuto il suo figlio prediletto? La vulgata teologica dei monoteismi integralisti (contro i quali Papa Francesco sta combattendo una coraggiosa battaglia) vuole che la Terra e tutto ciò che su di essa vive sia stato fatto esclusivamente per i trastulli dell’uomo. Ecco, la pandemia ha messo a nudo la pretesa dell’uomo di dominare la Terra.
Da poco più di un anno Terra, Natura, Materia stanno dimostrando all’uomo quanto esse se ne infischino della sua prosopopea scientifica, tecnologica, economica, politica. Per far questo non è stato necessario produrre una catastrofe naturale indipendente dai comportamenti dell’uomo (non ancora!). Con un tempismo straordinario, mentre gli uomini si perdevano in estenuanti elucubrazioni su Protocollo di Kyoto e quant’altro, la Natura ha fatto in modo che dallo stesso comportamento dell’uomo (la predazione ingiustificata su creature selvatiche) derivasse la trasmigrazione (“spillover”) di un virus nell’uomo. Questa trovata geniale (perché il genio è della Natura prima ancora che dell’uomo) ha innescato la più drammatica crisi sanitaria ed economica che l’Umanità abbia attraversato nell’evo moderno. E checché se ne dica nei talk show televisivi, non saranno i vaccini o i ristori, da soli, a riparare i danni prodotti. Occorrerà, invece, una presa di coscienza da parte dell’uomo, un’assunzione di responsabilità verso la Terra, una nuova rivoluzione cognitiva che renda gli uomini veramente umani, come raccomandò, inascoltato, Konrad Lorenz in un famoso libro dal titolo emblematico: “Il declino dell’uomo”. Mi riferisco a quella consapevolezza che non un filosofo, non uno scienziato, non un economista, ma un “selvaggio” nativo americano espresse in una sua famosa lettera del 1855 all’allora presidente degli USA: “Come potete comprare o vendere il cielo ed il calore della terra? […] Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo […]. Per l’uomo rosso l’aria è preziosa perché tutti gli esseri viventi dividono la stessa aria, lo stesso respiro […]. Insegnate ai vostri figli, come noi l’abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre. […] Qualunque cosa viene fatta alla terra, la stessa cosa accadrà ai figli della terra: se l’uomo sputa sulla terra egli sputa sopra sé stesso. Noi conosciamo queste cose: sappiamo che la terra non appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla terra. Tutte le cose sono legate fra loro, tutto ciò che si fa alla terra lo si fa ai suoi figli. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita, egli ne è soltanto un filo. Tutto quello che fa alla terra lo fa a sé stesso”.
*avvocato e scrittore
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