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Intervista esclusiva

Bombardieri: «Tutti assieme per un progetto di rinascita della Calabria»

La strategia del segretario generale della Uil per lo sviluppo. Pieno utilizzo delle risorse Ue, Pa rinnovata e investimenti in infrastrutture

Pubblicato il: 21/03/2021 – 7:30
di Roberto De Santo
Bombardieri: «Tutti assieme per un progetto di rinascita della Calabria»

CATANZARO Costruire un progetto di rinascita della Calabria, condiviso e coeso. Una strategia che coinvolga tutti i soggetti. Nessuno escluso. E poi un corretto utilizzo delle risorse comunitarie ad iniziare da quelle già previste e stanziate per la regione. Senza trascurare l’importanza delle somme previste dal piano Next generation Eu. Pierpaolo Bombardieri, 57 anni e originario di Gioiosa Jonica, guida dal 4 luglio scorso la Uil dopo una lunga e brillante carriera all’interno di uno dei principali sindacati italiani.
Da meridionalista convinto così come assertore di un’Europa più forte – è nell’esecutivo della Conferenza europea dei sindacati (Ces) – crede nel riscatto del Sud e della Calabria e nella sua possibilità di divenire propulsore della ripresa dell’intero Paese. Ma a condizione che gli vengano offerti tutti gli strumenti utili a questo fine. Ad iniziare dalle infrastrutture strategiche. E dal Corriere della Calabria, il segretario generale della Uil, lancia un appello: «Si faccia ricorso al dialogo sociale».

Segretario, il quadro socio-economico della Calabria fotografato da Svimez così come dallIstat dimostra che la regione sta scivolando sempre più nell’abisso della marginalità. C’è speranza nellinvertire questa direzione?
«Purtroppo, i dati Svimez non hanno fatto altro che confermare le preoccupazioni espresse da tempo sul gap che separa la Calabria non solo dalle regioni del Nord, ma anche da molte altre zone dello stesso Sud del Paese. Non è un caso che, circa due anni fa, nel giugno del 2019, prima che scoppiasse la pandemia, Cgil, Cisl, Uil avevano scelto proprio Reggio Calabria, come piazza dove organizzare una delle più grandi manifestazioni unitarie sui problemi del Mezzogiorno e sulle proposte per il suo rilancio. Il Sindacato, dunque, è impegnato in prima linea per il riscatto di questa Regione e, tutti i giorni, concretamente, opera sul territorio per realizzare l’obiettivo di invertire una tendenza che la spinge nell’abisso della marginalità. Il nostro appello alle parti imprenditoriali e alla politica è quello di ricostruire un progetto di rinascita che sia condiviso e attuato, perché questa battaglia non può essere combattuta solo da alcuni, ma deve coinvolgere tutti i soggetti interessati. Servono una programmata unità d’intenti e scelte concrete».

Il dramma che scatena lesodo massiccio soprattutto di giovani dalla Calabria è la mancanza di lavoro e lassenza di un robusto sistema produttivo capace di creare occupazione. Quali sono le priorità per creare le condizioni per uno sviluppo endogeno? 
«Intanto, credo che siamo tutti d’accordo nel sostenere che l’occupazione non si crei per decreto, ma che sia una funzione delle scelte di politica economica. Bisogna, dunque, generare le condizioni di sistema per invogliare la realizzazione di investimenti produttivi. Servono, prioritariamente, infrastrutture materiali e immateriali che, già di per sé, generano nuova e buona occupazione, ma aprono anche la strada ad investitori privati, capaci di qualificare le potenzialità di una regione che ha storia, cultura, arte, natura e paesaggio da vendere. Ovviamente, non si tratta di puntare solo su turismo e servizi, che possono e devono essere sicuramente rilanciati, ma si devono anche consolidare le esperienze industriali già esistenti e favorirne l’insediamento di altre, facendo ricorso a tutte le opportunità e le risorse di cui già si dispone. In questo quadro, diventa un “delitto economico” non utilizzare sino all’ultimo euro tutti i fondi strutturali già messi a disposizione, ormai da molti anni a questa parte, dall’Unione europea e lo sarebbe ancor più non spendere efficacemente quelli ora disponibili con il Recovery Plan». 

A proposito di Recovery, nel piano varato a gennaio dal precedente Governo Conte c’è poco o nulla di calabrese. Anche lalta velocità citata nel testo suona più come una riqualificazione dellesistente. Farete sentire forte la vostra voce per garantire quelle infrastrutture materiali e immateriali che consentano alla Calabria di competere con altri territori?
«
Noi, intanto, abbiamo chiesto di intervenire per rafforzare il Piano Sud 2030, proprio per colmare i ritardi storici di questa Regione e che possono essere simbolicamente sintetizzati dai mancati interventi in merito, ad esempio, alla strada statale 106, all’alta velocità ferroviaria o al cosiddetto digital divide, solo per citarne alcuni. Ripeto, le infrastrutture sono essenziali, altrimenti non si va da nessuna parte. Peraltro, se ciò non accade, anche quelle già esistenti e che potrebbero rappresentare un fiore all’occhiello della Calabria, non sono in condizione di esprimere tutte le proprie potenzialità. Penso, ad esempio, al porto di Gioia Tauro che ha una posizione strategica, è uno dei più importanti hub portuali italiani, ma va a scartamento ridotto proprio perché non ci sono le infrastrutture necessarie a collegarlo, via ferro, ai corridoi europei delle merci».

E poi c’è il capitolo della sanità da decenni commissariata in Calabria. Una sorta di diritto alla salute negata per i cittadini che è emerso ancor di più nella sua drammaticità durante lemergenza Covid. Ritiene utile proseguire nel commissariamento o più importante tutelare i Livelli essenziali di assistenza?
«Credo sia chiaro a tutti che il commissariamento è la conseguenza di una gestione discutibile della sanità da parte della politica degli ultimi venti anni. Il fatto che non si siano raggiunti i Livelli essenziali di assistenza, dunque, non è imputabile solo al commissariamento, ma anche alle tante carenze accumulatesi negli anni precedenti, anche in considerazione del fatto che sino all’emanazione del cosiddetto decreto Calabria, alcune competenze sono rimaste in capo alla politica. Peraltro, sarebbe necessario che, cosi come previsto dal decreto Calabria bis, il commissario avesse una sua struttura di riferimento per governare la sanità. Ma il relativo provvedimento è rimasto inattuato e perciò chiediamo al Governo nazionale di provvedere in tal senso. Detto ciò, è evidente che, una volta domata la pandemia, occorra rivedere la governance della sanità sia a livello nazionale sia in Calabria».

La pandemia ha anche dimostrato, come se non ce ne fosse bisogno, la fragilità del sistema produttivo locale. Come sostenere quei settori – turismo, commercio, terziario – che più di altri hanno subito i contraccolpi. Saranno sufficienti solo i meccanismi di ristori?
«Il meccanismo dei ristori è fondamentale, in questo terribile frangente, per attutire i colpi causati dalla crisi pandemica. Siamo in una situazione straordinaria e servono strumenti straordinari per evitare il collasso, a cominciare dalla conferma del blocco dei licenziamenti e dal finanziamento di ulteriore cassa Covid, oltre ovviamente ai ristori per tutti i settori colpiti dalle chiusure. In prospettiva, però, servono quegli impegni complessivi e strutturali di cui abbiamo già parlato prima e necessita anche un altro tipo di interventi: bisogna procedere al potenziamento della macchina pubblica regionale in termini di quantità e professionalità, sburocratizzando e rendendo più snella e veloce la macchina amministrativa. Il sistema economico e produttivo, a cominciare proprio dal tessuto locale, si rilancia anche con una pubblica amministrazione più efficiente. A tal proposito, di recente, a Palazzo Chigi, Cgil, Cisl, Uil hanno sottoscritto con il Premier, Mario Draghi, e con il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale».

Passando alla politica, la Calabria sta affrontando questa emergenza con una sorta di vuoto di potere. La morte della governatrice Jole Santelli ha di fatto congelato qualsiasi programmazione futura. Ora si è alla gestione dell’amministrazione ordinaria che potrebbe perpetrarsi visto il rinvio delle elezioni. Qual è il suo parere?
«Io penso che la politica debba fare uno sforzo per superare le divisioni e le contrapposizioni e dovrebbe provare a ragionare in una logica di unità d’intenti e superando i campanilismi. Se il parametro è il bene comune dei cittadini calabresi, occorrerebbe fare una sorta di patto preventivo che consenta di dare continuità alla gestione della “cosa pubblica”, al di là di chi è al governo della Regione. Lo sviluppo, infatti, non ha un colore politico e la programmazione ha un senso se supera il contingente e si proietta nel futuro. Purtroppo, ad oggi, è sempre mancato questo approccio: bisognerà lavorare per creare le condizioni di un cambio di passo».

Se potesse dare un consiglio a chi si appresta a governare la Regione cosa si sente di invocare per la Calabria?
«Non è mio compito dare consigli a un Presidente di Regione. Nei confronti delle Istituzioni e della politica, il Sindacato rivendica scelte di politica economica e sociale volte alla tutela dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani, alla riduzione delle diseguaglianze e alla promozione dello sviluppo. Peraltro, di merito abbiamo già parlato prima. Confido, ovviamente, nel fatto che per perseguire questi obiettivi, si faccia ricorso al dialogo sociale: il confronto è uno strumento necessario e ai tavoli istituzionali la Uil ha sempre offerto il contributo delle proprie proposte e delle proprie idee».  (r.desanto@corrierecal.it)

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