REGGIO CALABRIA «“Per avere un libretto d’assegni da un direttore di banca quasi quasi dobbiamo prostituirci”. Ascoltare queste parole da chi ha denunciato la mafia, da Tiberio Bentivoglio, mi ha fatto male, tanto male». Lo ha scritto sulla sua pagina social Paolo Borrometti, vice direttore dell’Agi e presidente di Articolo 21 a proposito del caso dell’imprenditore reggino che ha denunciato i clan. «Lui, Tiberio – scrive Borrometti – ha denunciato, non si è piegato alla ‘ndrangheta, ha detto no al pagamento del pizzo. Più volte hanno tentato di ammazzarlo, di distruggere il suo negozio. Ma lui, imperterrito, è rimasto sempre lì. Fedele alle denunce».
«Adesso, però – sottolinea – è strozzato dalla mancanza di introiti dal suo negozio. Dai debiti. È solo». Nella Giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, secondo Borrometti, «stare accanto a Tiberio è il miglior modo di commemorare chi non c’è più, non lasciando solo chi lotta ogni giorno».
«Lancio un appello alle Istituzioni – conclude Borrometti – perché non lo abbandonino. E ad ognuno di voi, affinché possiate stargli accanto. Tiberio, siamo con te».
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