GIOIA TAURO Sono «immense e ricorrenti» le difficoltà e gli ostacoli burocratici che si frappongono dalla ideazione alla realizzazione di una infrastruttura, oggi, in Italia». Per questo, l’iter che porta alla realizzazione delle nuove opere sarà «una lunga guerra» ma anche «un percorso che ci porterà alla configurazione di un porto diverso da quello che è oggi Gioia Tauro». Parola del comandante Andrea Agostinelli, commissario straordinario dell’Autorità portuale della citta della Piana che in una lunga intervista a Il punto a Mezzogiorno, magazine online dell’Eurispes, raccoglie esperienze, storie e testimonianze positive del Sud e parla delle prospettive di sviluppo dell’infrastruttura.
«La scommessa sul retroporto – dice Agostinelli – è legata allo sviluppo della Zona Economica Speciale (Zes) a cui l’Autorità Portuale di Gioia Tauro sta collaborando in stretto raccordo con il Commissario straordinario del comitato di indirizzo della Zes Calabria, la Professoressa Nisticò» che di recente ha visitato l’infrastruttura.
Quello della ferrovia, di converso, viene già assunto come «n grande risultato» con l’obiettivo finale «di aprire in Calabria i contenitori in arrivo nel porto, e non solo farli ripartire, vuoi con le navi, vuoi via ferrovia».
L’Autorità portuale è commissariata da 5 anni. «La società civile calabrese deve conoscere pregi e difetti del porto di Gioia Tauro, che è un Hub di trasbordo, ma noi contiamo che diventi anche un porto gateway». Per compiere questo passo si rende necessaria «la costituzione di una comunità portuale» che non esisteva in quanto «questo porto è stato costruito in maniera artificiale in una zona rurale, in una zona agricola, quindi senza una tradizione».
Nel frattempo sono state avanzate fasi di progettazione anche nei porti di Corigliano Rossano e Crotone. «La gravissima crisi del porto di Gioia Tauro, che ha attanagliato i traffici nell’ultimo decennio e che ha costretto una Autorità Portuale così piccola, e così sprovvista di risorse organiche, ad interessarsi unicamente di questo porto». Questo ha portato a trascurare almeno inizialmente gli altri, che oggi «sono debitori di analoga attenzione».
«Che il porto di Gioia Tauro goda di una pessima “reputation” è un fatto assodato» dice l’Ammiraglio. «La stessa Autorità Portuale spende ingenti somme di denaro nella sicurezza e nell’ausilio alle Forze dell’ordine, alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, oltre che nella lotta contro il narcotraffico e nella protezione esterna dell’area e del “compound” portuale». Questo però non significa che Gioia Tauro si riduca ad essere «il porto della ‘ndrangheta o della cocaina» perché la struttura ha anche «straordinarie capacità tecnico-nautiche che consentono l’arrivo delle più grandi unità mercantili del mondo».
Il commissariamento, forse, in tal senso non aiuta. In questo senso secondo Agostinelli è il momento che il governo istitutisca «la famosa Autorità di Sistema del basso Tirreno e dello Ionio. Anche perché, dopo cinque anni e mezzo, la figura del Commissario in Calabria perde un pezzo della sua legittimazione e, quindi, credo che sia venuto il momento per definire una governance definitiva, che abbia una visione strategica delle problematiche della portualità calabrese dei prossimi anni».
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