«Sono troppo distanti dalla nostra cultura, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord. Non abbiamo nulla in comune con il Sud, dal quale ci dividono anni luce». Queste parole facevano parte del vocabolario del segretario della Lega quando ancora non era riuscito a mettere le radici in Calabria. È un esempio di cosa si riesce a dire quando non si è capaci di collegare la bocca al cervello. Queste “trovate” Salvini le ha dette quando percorreva in lungo e in largo, con la “coppola” in mano, la Calabria per chiedere voti per la Lega. E come tradizione vuole, veniva accolto dai calabresi a braccia aperte, secondo il senso dell’ospitalità innato nei meridionali. Si spiega così come la Lega sia riuscita a far eleggere un gruppo di consiglieri regionali e di entrare dalla porta principale nel governo della Calabria.
C’è stato un periodo in cui anche il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo era rimasto ammaliato dal “capitano”. Ma il suo partito lo avrebbe messo con le spalle al muro e gli avrebbe fatto terra bruciata se si fosse lasciato fagocitare da Salvini e lui, che opportunista non è, ha preferito il certo per l’incerto scegliendo Forza Italia.
Per Abramo sono stati giorni difficili, momenti di tensione. In ballo c’era un posto di prestigio nella Giunta regionale. Di quell’episodio non se ne è parlato subito; gli echi si sono avuti mesi dopo e solo in determinati ambienti. Si racconta che Abramo sia stato sul punto di abboccare all’amo del Carroccio, poi gli sono comparsi i dubbi ed ha chiesto garanzie. Sedere alla destra dell’allora presidente Jole Santelli, nel posto che poi è stato di Nino Spirlì, lo invogliava positivamente. Ma chi era allora la Lega e quale sarebbe stata la sua base politica in Calabria?
Si racconta anche che Abramo non si sia fidato completamente di Salvini, ma che abbia nutrito perplessità. Sarebbero emerse così le grandi manovre tra i due, caratterialmente forse anche simili. In quel tempo si stava lavorando per sparigliare le carte di una ricandidatura di Mario Oliverio alla presidenza della Regione. C’era di mezzo la sistemazione di altri concorrenti al soglio, ma Abramo sarebbe riuscito più di altri a penetrare nella logica del segretario leghista. Era riuscito a primeggiare anche su quanti avevano bussato prima di lui alla porta della Lega per ottenere un posto dentro Palazzo Campanella. Figli, nipoti, amici, amici degli amici, tutti hanno tentato di strappare una promessa a Salvini per varcare la soglia di Palazzo Campanella; molti allettati dalla complessità dei “ritorni” che la politica notoriamente riserva. Un fenomeno che ha coinvolto una pletora di soggetti politicamente di seconda e di terza fila che si sarebbero accontentati anche di uno sgabello, purché riscaldato dal sole e arricchito dal relativo appannaggio.
Anche quello fa parte del nuovo modo di intendere oggi la politica! Lo sviluppo, la crescita sociale, il territorio, il benessere, la società sono argomenti che occupano posti di piccionaia; che si coniugano con i verbi difettivi. Utili solo in campagna elettorale. Prima di ogni cosa prevale il desiderio di un servizio politico retribuito e l’appellativo di “onorevole” (peraltro abusivo!) che dà sempre tono e prestigio anche se per il tramite di uno tra gli acerrimi denigratori del Sud. Questa sembra essere l’evoluzione della specie, ma per fortuna non è sempre così. Esistono le eccezioni! Sono casi isolati di persone che sanno ancora cos’è l’emotività, la sensibilità, l’onestà intellettuale e la cultura. La maggior parte della società capisce, valuta e si comporta di conseguenza.
*giornalista
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