«Una lettera surreale quella che il commissario calabrese della Lega, Giacomo Francesco Saccomanno, ha inviato nei giorni scorsi ai referenti provinciali del partito ai quali è stato vietato di parlare con la stampa. La lettera è una sorta di vademecum in cui Saccomanno spiega quali siano i comportamenti che, suo avviso, deve tenere il perfetto leghista nella nostra regione. A partire dalle “condotte assolutamente vietate”, come quella di “comunicare ai giornali e ad i media eventuali insofferenze o altre notizie che possano nuocere al partito”. L’attacco alla stampa, inoltre, fa il paio con altre direttive dal sapore autoritario. Come il divieto di “commentare negativamente – si legge nella lettera del commissario – azioni o provvedimenti assunti dagli organi del partito o da rappresentanti dello stesso nelle istituzioni”. Quelle scritte da Saccomanno «sono parole che mettono in discussione il ruolo dei giornalisti in una regione in cui è sempre più difficile raccontare i fatti e informare in maniera corretta i lettori. Sembra di essere tornati ai tempi della propaganda di regime. Premesso che gli iscritti alla Lega sono liberi di farsi imbavagliare dal proprio commissario regionale e, addirittura, di delegare a quest’ultimo il loro diritto di espressione e di parola, i giornalisti questo non lo consentiranno per il rispetto che si deve al nostro lavoro e ai nostri lettori. Se la Lega ha dimenticato il contenuto dell’articolo 21 della Costituzione, noi lo abbiamo impresso nella nostra mente. Perciò invitiamo il commissario Saccomanno a dare una spiegazione della sua sortita e a ritirare quella parte della lettera che ha inviato nei giorni scorsi ai referenti provinciali del partito nella quale, al punto 3, viene negato agli iscritti o ai dirigenti della Lega di dialogare con i giornalisti. Se poi intende perseguire su questa linea, Saccomanno è libero di farlo, così come di valutare il senso della sua presenza nell’albo dei giornalisti della Calabria».
x
x