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LA PROPOSTA

L’emendamento da 25 milioni e il progetto (ignorato) per il nuovo aeroporto dello Stretto

Il gruppo di Pino Falduto propose la costruzione di un nuovo scalo «per superare le carenze di cui il progetto Sacal non sta tenendo conto»

Pubblicato il: 22/03/2021 – 6:30
L’emendamento da 25 milioni e il progetto (ignorato) per il nuovo aeroporto dello Stretto

REGGIO CALABRIA Il “Tito Minniti” di Reggio Calabria è il primo storico scalo aeroportuale della regione. Un’opera importante anche per via della sua posizione alla punta della penisola ed a cavallo tra due regioni, ma che porta con sé una serie di ataviche criticità strutturali. In una recente relazione, l’Enac le aveva individuate soprattutto nella «carenza di collegamenti intermodali con altri sistemi di trasporto». Motivi che erano costati l’esclusione della struttura dall’elenco delle opere di carattere “strategico”.
Anche per ovviare a questo aspetto, lo scorso dicembre 2018, il deputato forzista Francesco Cannizzaro aveva presentato un emendamento alla legge finanziaria in seguito approvato dalla Commissione bilancio alla Camera. Uno stanziamento «per lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza dello scalo» complessivo di 27,5 milioni di euro (di cui 15 milioni nel 2019 e altri 10 nel 2020 più 2,5 di cofinanziati da Sacal) e destinato, appunto, all’adeguamento dell’Aeroporto di Reggio Calabria agli standard europei.
La struttura nel tempo pare aver perso il suo appeal. Di fatto, ad oggi, sono solo tre le compagnie aeree che volano nello scalo, riducendo di molto offerta e prospettive. Un trend che lo accomuna in parte al Sant’Anna di Crotone.
La “Sociata Aeroportuale Calabrese” (Sacal Spa), compagnia che gestisce gli scali calabresi, ha fin da subito messo in campo un progetto per l’investimento dei fondi rivolto essenzialmente all’ammodernamento dell’opera già in essere. Ma non tutti sono concordi nell’affermare che i lavori prospettati dalla società risolveranno le problematiche del “Tito Minniti” favorendo la crescita dell’infrastruttura.
Tra questi c’è Pino Falduto, imprenditore reggino, proprietario e ideatore del “Porto Bolaro Shopping Center”. Il suo gruppo imprenditoriale, poco dopo l’approvazione dell’“Emendamento Cannizzaro” sull’aeroporto, aveva presentato un progetto per la costruzione di un nuovo scalo, ritenendo «la cifra in via di stanziamento sprecata solo per quel tipo di lavori. Con 27,5 milioni si può costruire un aeroporto totalmente nuovo, cosa che gioverebbe alla città».
Così era stato previsto nel progetto protocollato e presentato oltre che a Sacal Spa, anche all’ex prefetto di Reggio Calabria, all’Arcivescovo, al deputato Cannizzaro e al sindaco Falcomatà nella sua doppia funzione di primo cittadino del Comune e presidente della Città Metropolitana. «Ma nessuno ci ha mai dato udienza».
Il progetto per la costruzione del nuovo aeroporto dello Stretto era stato pensato «affinché la città potesse munirsi di un’infrastruttura nuovamente strategica, capace di produrre utili e indotto, ma soprattutto accessibile attraverso gli altri collegamenti, come la strada ferrata o il pontile, che pur erano stati costruiti, ma oggi rimangono inutilizzabili».

Sacal e gli “interventi per la sicurezza del volo e il controllo del traffico aereo”

L‘ultimo capitolo risale allo scorso 11 marzo, quando è stato annunciato l’affidamento da parte di Sacal, nella sua qualità di soggetto attuatore, di un progetto di fattibilità tecnico-economica a “One Works” (società leader nella pianificazione delle infrastrutture aeroportuali) relativo a una parte dei lavori previsti in funzione dell’utilizzo dei fondi dell’“Emendamento Cannizzaro”. Gli interventi specificamente menzionati sono in tutto tre: riqualifica impianti e finiture aerostazione; ampliamento sala imbarchi; adeguamento antisismico aerostazione passeggeri e ristrutturazione impianto antincendio.
Il progetto era stato presentato in maniera più articolata già ad agosto 2019 nel corso di una conferenza stampa dove oltre allo stesso deputato Cannizzaro e ai vertici Sacal, erano presenti anche l’allora viceministro dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli e il presidente Enac, Nicola Zaccheo. Nelle schede di intervento veniva ipotizzata una spesa di 3 milioni e mezzo per l’adeguamento antisismico e altrettanti fondi per la ristrutturazione delle aree pubbliche e l’adeguamento energetico e condizionamento della struttura. E così via erano riportati: il sistema Gbas (1,5 milioni); riqualifica della pavimentazione e aiuti visivi luminosi (5,5 milioni); demolizione dei ruderi e manufatti pericolosi e riqualifica delle aree di pertinenza (3 milioni) e una serie di altri interventi per complessivi 9 milioni. Nel luglio 2020 è stata stipulata una convenzione tra Mit, Enac e Sacal, attraverso la quale si è perfezionato l’iter burocratico di regolamentazione del finanziamento. A dicembre erano quindi stati pubblicati due avvisi. Il primo avente ad oggetto “Adeguamento degli aiuti visivi e luminosi delle piste” e il secondo volto all’individuazione di una Società che potesse supportare il Rup (responsabile unico del procedimento) nella validazione dei progetti e nella gestione delle procedure di gara degli interventi previsti nella convenzione. L’avvio dei lavori era dunque stato fissato per il secondo trimestre del 2021 con il plauso da parte del presidente De Metrio che definiva «un ottimo punto di partenza» lo scopo di «lavorare sull’infrastruttura per migliorarne l’accessibilità».

Il progetto dell’Aeroporto del Mediterraneo

«Al di là dei singoli interventi, il rischio è quello di non superare le carenze di cui Sacal non ha in parte tenuto conto e che comunque continuerebbero ad affliggere l’attuale struttura», dice Pino Falduto. Lui è architetto, ed ha ideato e costruito di suo pugno il proprio centro commerciale. Proprio sulla base di quel progetto e delle carenze dell’attuale infrastruttura, aveva previsto un aeroporto «totalmente nuovo e modellato sullo scalo di Olbia». Una proposta rimasta inevasa, ma che vale la pena riprendere anche per tracciare prospettive e criticità di quella che potrebbe diventare una risorsa per la crescita trasversale della città.
L’area di riferimento è adiacente all’attuale aeroporto «quindi realizzare questo progetto non richiederebbe nemmeno la chiusura della sua operatività. In due anni si potrebbe realizzare una nuova aerostazione collegata al pontile e risolvere i problemi segnalati anche dall’Enac». Il progetto era stato presentato all’indomani dell’approvazione dell’emendamento e puntava essenzialmente a migliore i collegamenti con lo scalo «così da permettere il decongestionamento di alcune aree della città». Tra le varie, è previsto un piano seminterrato con parcheggio da 4mila posti auto al coperto e una galleria per l’imbarco e lo sbarco «che diventerebbe una galleria commerciale».
Un piano ambizioso ma che «potrebbe diventare sostenibile proprio grazie all’indotto che gli ruoterebbe intorno ed alle attività che si svolgerebbero all’interno», oltre alla percentuale di autonomia energetica data dai pannelli montati all’estremità di questa nuova struttura. L’opera, dalle stime fatte, verrebbe a costare intorno ai 32 milioni di euro con costi di manutenzione e gestione intorno al milione e 200mila euro e ricavi stimati in poco meno di 2 milioni di euro annui.

L’area Zes e l’incubatore per startup

Tra le particolarità ce n’è una su cui vale la pena riflettere e che riguarda l’individuazione delle aree “Zes”. «Quando la Regione, nel 2018, frazionò l’area inserendo anche i porti e gli aeroporti, aveva individuato come Zes lo spazio tra le due piste e la parte residuale dove allo stato l’unica attività possibile – dice scherzando – è quella del pascolo». Motivo questo che fa pensare ad una previsione priva di sostanza che potrebbe essere «aggirata» con questo nuovo progetto che insisterebbe proprio sulla porzione d’area ricompresa nella Zes.

E nel progetto viene previsto anche un incubatore di startup sulle nuove tecnologie. «Costruendo nell’area adiacente a quella dell’attuale aeroporto, queste startup beneficerebbero degli incentivi e le agevolazioni fiscali previsti per le “Zone Economiche Speciali”. Sarebbe un guadagno per il territorio e un incentivo all’investimento». (f.d.)

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