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Appalti e assunzioni, così il sistema Tripodi-Piromalli ha messo le mani sull’Asp di Reggio – I NOMI

Gli affidamenti diretti a Locri, Gioia Tauro, Polistena e Melito. Le cosche “federate” nelle aziende del gruppo e i legami con i Mancuso

Pubblicato il: 23/03/2021 – 9:28
Appalti e assunzioni, così il sistema Tripodi-Piromalli ha messo le mani sull’Asp di Reggio – I NOMI

REGGIO CALABRIA L’operazione “Chirone”, portata a termine questa mattina dai carabinieri del Ros a Reggio Calabria, Catanzaro e Bologna (QUI LA NOTIZIA), oltre all’esecuzione dello ordinanze di custodia cautelare e di documentare gli assetti organizzativi della cosca Piromalli, ramo della famiglia mafiosa facente capo al boss Giuseppe, ha consentito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari nei confronti di alcune società per un ammontare complessivo pari a circa 8 milioni di euro.

Le posizioni di rilievo

Secondo gli investigatori, in quel contesto avevano assunto una posizione di particolare rilievo due medici che nel tempo hanno ricoperto incarichi nelle Aziende sanitarie del reggino e di Tropea. Si tratta de fratelli Giuseppantonio e Francesco Michele Tripodi, entrambi deceduti nel 2018. Nell’inchiesta è coinvolto pure il figlio di uno dei due, Fabiano Tripodi, anche lui medico, risultato figura di riferimento di vari assetti societari operanti nel settore sanitario e in particolare nella Minerva Srl, MCT Distribution&Service srl e Lewis Medical srl. Forti delle posizioni ricoperte nel tempo nel comparto sanitario regionale e avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dall’appartenenza alla cosca Piromalli, secondo gli investigatori, gli indagati hanno compromesso il sistema gestionale dei distretti sanitari dell’Asp di Reggio Calabria, acquisendo in tale ambito una posizione dominante. Dall’inchiesta, infatti, è emerso come siano state alterate le procedure di nomina del direttore del Distretto Tirrenico dell’Asp reggina, Salvatore Barillaro (finito agli arresti domiciliari) e come, per mezzo di alcune società, sia stata monopolizzata la filiera economica della distribuzione dei prodotti medicali a strutture pubbliche ospedaliere. In particolare, la nomina di Barillaro sarebbe stata frutto di una precisa volontà dei Tripodi, cosa che avrebbe permesso loro di controllare quel distretto sanitario sia per le forniture di dispositivi medici che per influenzare il trasferimento del personale.

«I Tripodi centrali nella famiglia Piromalli»

La figura di questi medici era già emersa in altre indagini sulla cosca Piromalli. Nell’informativa dell’inchiesta “Provvidenza”, redatta dal Ros nell’ottobre 2016, infatti, i carabinieri allora avevano sottolineato il «ruolo assolutamente significativo, in seno alla cosca Piromalli, rivestito dalla famiglia Tripodi, con particolare riferimento a Giuseppantonio Tripodi, inteso “Antonio”, Francesco Michele Tripodi, inteso “Franco” (all’epoca entrambi in vita, ndr), e il figlio Girolamo Giuseppe Fabiano».
Della famiglia Tripodi avevano parlato diversi collaboratori di giustizia. Già nel 2013, il pentito Antonio Russo aveva detto ai pm che «Antonio Tripodi rappresenta Pino Piromalli in tutto e per tutto».
Tre anni più tardi, nel 2016, lo stesso collaboratore si era soffermato sulle figure del boss inteso “Facciazza” e di suo figlio Antonio, principale imputato del processo “Provvidenza” nella cui indagine il Ros aveva denunciato i medici Tripodi. Riferendosi ai Piromalli, il pentito Russo ha spiegato che quando i due capicosca erano detenuti «la rappresentanza e la bocca per cui parlavano loro era quella del dottore Antonio Tripodi». Il fratello di quest’ultimo, Francesco Michele Tripodi, era sposato con la figlia del boss Mommo Piromalli. Il pentito Arcangelo Furfaro, nel verbale del 2015, aveva affermato: «Questi sono Piromalli». E ancora: «Tutto un programma… se all’ospedale comandavano loro… all’ospedale di Gioia… allora ormai all’ospedale c’è poco… ma quando c’era la chirurgia, c’era tutto erano loro quelli che facevano i primari e i contro primari, il primario che deve venire… il primario che non deve entrare… Però sono a tutti gli effetti con i Piromalli, questo senza ombra di dubbio”. Nel 2015, invece, il pentito Marcello Fondacaro ha parlato ai magistrati di Fabiano Tripodi che dopo qualche sequestro subito da suo padre, in quanto genero di Mommo Piromalli, è diventato «l’amministratore di tutto». «Si muove facilmente con l’Asl. – è scritto nel verbale di Fondacaro agli atti del processo Provvidenza – Può muoversi perché non ha pregiudizi giuridici… nel senso che non è indagato, non è pregiudicato e Fabiano Tripodi fa investimenti un po’ con tutti gli imprenditori gioiesi nelle ristrutturazioni immobiliari, immobili acquista vende».

Il sistema Tripodi-Piromalli

Infatti, attraverso l’azienda “MCT”, riconducibile al sodalizio, e alla Lewis Medica, che faceva da “schermo”, essendo aggiudicatrice di appalti di fornitura presso l’Asp di Reggio Calabria, la cosca riusciva ad ottenere gli ordinativi per la fornitura dei materiali medicali nei presìdi dell’Asp di Reggio Calabria, in particolare negli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e presso l’Azienda ospedaliera del capoluogo. I proventi di queste forniture venivano ripartiti, tra la MCT di Gioia Tauro e la Lewis Medica di Lamezia Terme nella misura del 50% (il tutto per eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniali, ragione per la quale sono oggetto di sequestro preventivo). Le aziende riuscivano ad accaparrarsi le forniture di prodotti medicali negli ospedali e poliambulatori reggini, sia ricorrendo a procedure di affidamento diretto, sia attraverso un collaudato sistema di corruttela del personale medico e paramedico, deputato ad eseguire la richiesta di approvvigionamento; venivano, infatti, registrati diversi episodi di corruzione, che riguardavano oltre a regalie di diverso genere, l’elargizione di contributi legati a percentuali su commesse garantite alle ditte, che variavano dal 2,5 al 5% a seconda del prodotto e dell’ordine effettuato. Inoltre è stato documentato come l’organizzazione godeva di una via preferenziale per le liquidazioni dei mandati di pagamento in favore del laboratorio clinico Minerva srl, di Gioia Tauro, convenzionato con il Sistema sanitario nazionale e direttamente riconducibile ai Tripodi. L’indagine avrebbe permesso di dimostrare come i soci della MCT, erano pienamente consapevoli di quali fossero i contatti “mafiosi” a cui potevano rivolgersi al fine di ottenere le aggiudicazioni delle forniture, dimostrando così la loro piena intraneità ai sodalizi criminali della piana di Gioia Tauro, tanto che alcuni dei soci occulti, erano in grado di interloquire con esponenti di vertice delle altre cosche.

I rapporti tra Piromalli e Molè

L’inchiesta offre uno spaccato puntuale anche sugli attuali rapporti esistenti tra mafiosi appartenenti a diverse articolazioni di ‘ndrangheta del “mandamento Tirrenico”; infatti sotto il profilo associativo sono emerse sinergie criminali e imprenditoriali nel settore sanitario con la cosca Molè i cui esponenti figuravano, unitamente a quelli dei Piromalli, nell’assetto societario della MCT Distribution & Service srl.; inoltre sempre nella stessa ottica è emerso come il rappresentante della Lewis Medica, Arcieri Giancarlo, fosse in rapporti con la cosca “Pesce” di Rosarno, come documentato dalle intercettazioni registrate. L’indagine, ancora, ha permesso di confermare la necessità del reciproco riconoscimento tra cosche, infatti è stato documentato come i soci della MCT, per “lavorare” all’interno del nosocomio di Polistena, hanno dovuto necessariamente “interloquire” con esponenti mafiosi locali. 

Le visite di Tripodi alla cosca Mancuso

I Tripodi, inoltre, costituivano i principali interlocutori della cosca Piromalli nei rapporti con il sodalizio dei Mancuso, operante nella Provincia di Vibo Valentia. Al riguardo è stato registrato come Giuseppantonio Tripodi più volte si è recato presso l’abitazione di  Domenico Mancuso, inteso “Mico Ninja”, nonché luogo di abituale dimora di suo fratello Antonio Mancuso. I Tripodi, inoltre, per il principio della solidarietà mafiosa, avrebbero provveduto al sostentamento delle famiglie degli appartenenti alla cosca; infatti si occupavano della cura del nucleo familiare del defunto Rocco Albanese, classe 63, inteso “Purvireddra” deceduto il 14 marzo 2005 a seguito di agguato mafioso, quest’ultimo già autista e uomo di fiducia di Giuseppe Piromalli, classe 21, inteso “Don Peppino”. 

I nomi

Questi i nomi delle persone per le quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere.
Fabiano Tripodi;
Franco Madaffari;
Mario Vincenzo Riefolo;
Antonino Madaffari;
Martino Taverna;
Antonino Cernuto.

Per i seguenti indagati, invece, è stata disposta la misura degli arresti domiciliari:
Pasquale Mamone;
Giancarlo Arcieri;
Federico Riefolo;
Antonino Coco;
Domenico Salvatore Forte;
Salvatore Barillaro:
Giuseppe Fiumanò.

L’obbligo di dimora nel Comune di residenza è stato disposto per Giuseppe Cernuto. Il gip deciderà all’esito degli interrogatori sulle misure richieste dal pm nei confronti di Francesca Grazia Laface, Giuseppe Antonio Romeo e Santo Cuzzocrea.

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