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‘Ndrangheta, le mani dei clan sull’Asp di Reggio: 14 arresti

Eseguita un’ordinanza di misure cautelari emessa dal Tribunale di Reggio, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia

Pubblicato il: 23/03/2021 – 7:49
‘Ndrangheta, le mani dei clan sull’Asp di Reggio: 14 arresti

REGGIO CALABRIA I carabinieri del ROS, in collaborazione con i Comandi provinciali di Reggio Calabria, Catanzaro e Bologna, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, guidata da Giovanni Bombardieri. Sono 14 le persone coinvolte e considerate, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione, trasferimento fraudolento di valori, traffico di influenze illecite in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso. I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso della conferenza stampa che si terrà in mattinata, alla quale parteciperà il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, il Procuratore aggiunto Gaetano Paci, il comandante del Ros gen. Pasquale Angelosanto, il comandante provinciale carabinieri di Reggio Calabria col. Marco Guerrini e il comandante del I Reparto investigativo del Ros col. Fabi.

L’attività investigativa

Le indagini, concluse nel 2018, in epoca antecedente alla pandemia, si sono concentrate sull’Asp di Reggio Calabria la cui competenza si estende sull’intera provincia amministrativa suddivisa nei distretti sanitari di Reggio Calabria, Tirrenico e Ionico ed il cui funzionamento è stato alterato dai condizionamenti mafiosi. I condizionamenti mafiosi hanno alterato il funzionamento della Azienda sanitaria di Reggio Calabria, la cui competenza si estende sull’intera provincia amministrativa suddivisa nei distretti sanitari di Reggio Calabria, tirrenico e ionico: è l’accusa che ha portato all’emissione di 14 misure cautelari nell’ambito dell’operazione “Chirone“. Le indagini – concluse nel 2018, in epoca antecedente alla pandemia – si sono concentrate sull’Asp e hanno consentito di documentare gli assetti organizzativi della cosca Piromalli (il ramo facente capo a Giuseppe Piromalli, 75 anni) nel cui contesto – secondo gli investigatori – hanno assunto posizione di particolare rilievo i medici Giuseppantonio e Francesco Michele Tripodi, fratelli recentemente deceduti (nel 2018) e il figlio di quest’ultimo, Fabiano, anche lui medico. I primi due, nel tempo, hanno ricoperto vari incarichi nelle Aziende sanitarie di Reggio Calabria, Gioia Tauro, Palmi (Reggio Calabria) e Tropea (Vibo Valentia), mentre Fabiano Tripodi è risultato figura di riferimento di vari assetti societari operanti nel settore sanitario.

I Piromalli

Gli interessati, forti delle posizioni ricoperte nel tempo nel comparto sanitario regionale e avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dall’appartenenza alla cosca “Piromalli“, hanno compromesso il sistema gestionale dei Distretti sanitari dell’Asp di Reggio Calabria, acquisendo in tale ambito una posizione dominante. Al riguardo, è emerso come, tra le altre, siano state alterate le procedure di nomina del Direttore del Distretto Tirrenico dell’Asp di Reggio Calabria e come, per mezzo di alcune società, sia stata monopolizzata la filiera economica della distribuzione dei prodotti medicali a strutture pubbliche ospedaliere dell’Asp di Reggio Calabria.
In alcuni casi, al fine di agevolare le società riferibili ai “Piromalli“, è stato riscontrato il ricorso a procedure di affidamento diretto delle commesse – in particolare per i presidi ospedalieri di Locri, Gioia Tauro, Polistena e Melito Porto Salvo – favorito dalla mediazione di personale medico ricompensato con utilità varie e indebite provvigioni (variabili tra il 2,5 e il 5 % del valore nominale delle commesse). Sotto il profilo associativo sono emerse sinergie criminali e imprenditoriali nel settore sanitario con la cosca ”Molè” i cui esponenti figuravano, unitamente a quelli dei “Piromalli“, nei medesimi assetti societari.

I sequestri

Nella contestualità dell’operazione è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di alcune società per un ammontare complessivo del sequestro pari a circa 8 milioni di euro.

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