CATANZARO Lo “sprofondo rosso” dell’Asp di Reggio Calabria. Infiltrazioni della ‘ndrangheta, il totale caos gestionale e amministrativo, i conti fuori e senza controllo, i bilanci orali e forse neppure quelli. Anche la Corte dei Conti mette il carico da mille sul “buco nero” dell’azienda sanitaria provinciale reggina. Per l’ennesima volta: stavolta è una delibera dello scorso 10 marzo della sezione regionale di controllo della magistratura contabile, che all’esito di una lunga istruttoria per acquisirei dati necessari all’esame dei bilanci dal 2013 al 2019, invita l’Asp a fornire chiarimenti su una infinita serie di “zone d’ombra” e di mancanze gravi, e in alcuni casi gravissime. Il tenore della delibera della Corte dei Conti, del resto, lo rende plasticamente. «Il caso della Asp di Reggio Calabria – si legge nel provvedimento dei giudici del controllo contabile – costituisce probabilmente un unicum a livello nazionale, dal momento che fin dal 2013 la Asp non approva i bilanci e, conseguentemente, il Collegio sindacale non trasmette le relazioni. La mancata trasmissione di “questionari” e di segnalazioni/relazioni da parte del collegio sindacale dell’Asp, oltre alla difficoltà di reperire dati contabili attendibili, si è di fatto tradotta nella impossibilità di procedere al controllo di legalità finanziaria da parte della Sezione. Questa anomalia non può però dare vita ad una “isola di impunità”, sottraendo ai controlli della magistratura contabile una situazione finanziaria di grave patologia». La delibera quindi spiega che la sezione di controllo della Corte dei Conti «non è riuscita ad ottenere informazioni complete ed attendibili sulla Asp né in seguito alle richieste né attraverso il collegio sindacale, che ha più volte denunciato la assenza di dati contabili e dell’apparato di strumenti da cui trarre informazioni (libro mastro, inventario, ecc)» .
La prima pesante censura della Corte dei Conti. «Come emerge dai verbali delle riunioni del Tavolo tecnico e del Comitato per la verifica dei Lea, l’Asp di Reggio Calabria presenta da anni una situazione debitoria di difficile ricostruzione. Si tratta del principale “problema contabile” della Azienda, perché preclusivo alla corretta redazione dei bilanci. Inoltre – si legge nella delibera della magistratura contabile – questo problema si riflette sul contenzioso: infatti, l’impossibilità dell’Asp di ricostruire la propria massa debitoria rende difficile la gestione del contenzioso in essere – per il quale neppure è certa la identità di ciascun presunto creditore della azienda – e aumenta il concreto rischio di pendenze potenziali. Chiaramente questa situazione gravemente patologica incide sull’intero perimetro sanitario regionale, posto che le risultanze del bilancio consolidato sono inattendibili. La sussistenza di una enorme mole di debiti non quantificata rende certo che la Asp abbia maturato un “disavanzo occulto”, seppur non determinato nel quantum; ciò a sua volta altera i dati relativi al disavanzo sanitario regionale (la cui stima risente dei valori inattendibili della azienda) e il ritmo del piano di rientro».
Ovviamente, il cahier de doleance è solo all’inizio. Secondo la Corte dei Conti l’Asp di Reggio Calabria «non solo non riesce a ricostruire lo stato delle proprie passività pregresse, ma non è in grado di definire il perimetro del proprio contenzioso… Secondo la Commissione Straordinaria, il contenzioso al 31.12.2018 è così raffigurabile: cause civili e commerciali = euro 928.286.104,5; cause di lavoro = euro 23.028.393,69; contenzioso pendente “possibile o remoto”, con stima di soccombenza molto bassa (inferiore al 10%) = euro 34.520.242,65. La Commissione evidenzia che gli accantonamenti a fondo contenzioso non risultano congrui. A giudizio del commissario ad acta per il piano di rientro sanitario – attraverso cui la Sezione ha acquisito le informazioni… le ricostruzioni effettuate dalla Asp sono insufficienti. Infatti: 1) non sono state fornite informazioni sui criteri utilizzati per valutare il rischio e la congruità degli accantonamenti, né è stato indicato il dettaglio e la tipologia del contenzioso; 2) non è stata indicata la sorte capitale del contenzioso, né quanta parte dei valori indicati è già inclusa nello stato patrimoniale quale partita debitoria; 3) non è chiaro quanta parte del contenzioso sia inclusa nelle assegnazioni giudiziarie già pagate o in pignoramenti non regolarizzati in anni pregressi».
La Corte dei Conti tira le prime somme e annota: «Nel quadro di assoluta confusione contabile-amministrativa che connota l’Asp di Reggio Calabria, emergono alcuni punti fermi. In primo luogo, l’azienda non è mai stata in grado di ricostruire la propria massa passiva, che sembra comunque non inferiore a 500 milioni di euro di debiti potenziali. Questa massa debitoria non può essere saldata a causa della impossibilità di individuare correttamente i creditori: infatti, i pagamenti della Asp – che pure ha ottenuto fondi Fas – paiono fermi a circa 35 milioni di euro. Per quanto attiene al contenzioso – scrive la sezione di controllo della magistratura contabile – non risulta chiaro con quali criteri è stata effettuata la “mappatura” dello stesso né in quale misura siano stati fatti pagamenti ovvero accantonamenti a fondo rischi».
Nella delibera inoltre la Corte dei conti sostiene che «i dati Siope, nel caso dell’Asp di Reggio Calabria, non risultano attendibili. Dubbi, a riguardo, emergono analizzando lo stato dei pignoramenti e del fondo cassa nonché da quanto riferito dal collegio sindacale della Asp. Il presidente del collegio, infatti, sottolinea ad esempio come risulti anomalo il costante ricorso da parte della Azienda a forme di liquidità aggiuntiva, quali le anticipazioni di cassa, pur in presenza di un fondo cassa consistente (nel periodo 2013-2020 mediamente superiore a 100 milioni). Ciò posto, i dati Siope segnalano comunque la situazione anomala data dal fatto che l’Asp è in perenne anticipazione di cassa; inoltre, nel periodo 2013-2020 sono state restituite al Tesoriere somme maggiori di quelle introitate. Ciò significa che l’Asp ha debiti pregressi verso il Tesoriere, seppur, in base agli elementi a disposizione di questa Sezione, allo stato non quantificabili».
Infine – rimarca la Corte dei Conti – l’Asp di Reggio Calabria «per lungo tempo non ha aderito alla piattaforma dei crediti commerciali (Pcc). Dai verbali del Tavolo tecnico e del Comitato risulta che i primi dati immessi sono relativi ai crediti maturati dall’1 gennaio 2017. Quindi, la piattaforma dei debiti commerciali parrebbe comprendere i soli debiti di recente formazione, non essendo incluse le obbligazioni più vetuste delle quali non è chiaro il perimetro complessivo». Prendendo a riferimento i verbali del Tavolo Adduce, per la magistratura contabile ecco la situazione che emerge «nel periodo 2018-2020: 1) i tempi medi di pagamento della Asp sono evidentemente lunghi e superiori a quelli di legge: non è chiaro come ciò si concilii con la presenza di un fondo cassa capiente, che dovrebbe consentire pagamenti tempestivi; 2) per l’esercizio 2018, i verbali consultati evidenziano come vi sia una discrasia fra lo stock del debito comunicato dall’ente (circa 146 milioni di euro) e quello rilevato dalla Pcc (oltre 1,1 miliardo di euro)». La conclusione? La Corte dei Conti chiede alla commissione straordinaria dell’Asp di Reggio (oggi, in realtà, al neo commissario Gianluigi Scaffidi) di «fornire entro 45 giorni dalla ricezione della presente deliberazione, i chiarimenti e i dati richiesti nel corpo della presente deliberazione, avendo cura di rispondere in modo esaustivo a ciascun punto indicato nella stessa».
x
x