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la testimonianza

Rinascita, slitta l’esame di Mantella: ha il Covid

Il boss pentito è stato contagiato ed è in isolamento. Rinviata l’escussione di uno dei testimoni chiave del maxi processo

Pubblicato il: 24/03/2021 – 13:08
di Alessia Truzzolillo
Rinascita, slitta l’esame di Mantella: ha il Covid

CATANZARO Slitterà ulteriormente l’esame del collaboratore di giustizia Andrea Mantella nel processo “Rinascita-Scott”. L’ex boss del gruppo vibonese, si è appreso oggi in aula di Corte d’Assise a Catanzaro, dove si discuterà sugli omicidi contemplati nel processo Rinascita, ha il Covid ed è in isolamento. La notizia era stata paventata già lo scorso lunedì in aula bunker a Lamezia, quando è stato differito l’esame di Mantella da giorno 25 a giorno 29 marzo perché in attesa dell’esito del secondo tampone. Dovrà essere rinviata, dunque, l’escussione di uno dei teste chiave del processo al quale la Procura di Catanzaro ha dedicato ben 12 udienze, senza contare le deposizioni necessarie per il troncone degli omicidi.

In Corte d’Assise

Tra i vari capi d’imputazione dell’inchiesta della Dda di Catanzaro vi sono anche 7 episodi, tra omicidi e tentati omicidi, consumati nel periodo tra il 1996 ed il 2017. Degli omicidi di Antonio Lo Giudice e di Roberto Soriano, uccisi a Filandari (VV) il 6 agosto 1996, sono accusati Saverio Razionale e Giuseppe Antonio Accorinti, in concorso con altre persone non identificate. Il duplice omicidio sarebbe stato deciso da Razionale in risposta a un tentativo di omicidio subito ad opera di Soriano, derivante da dissidi insorti tra il presunto mandante e Giuseppe Mancuso, detto “Mbrogghia”. Dell’omicidio di Nicola Lo Bianco, ucciso a Vibo Valentia il 3 maggio 1997, è accusato Gianfranco Ferrante, in concorso con altre persone. Il movente sarebbe da ricondurre a dissidi in ordine al narcotraffico. L’omicidio di Alfredo Cracolici , indicato come esponente apicale dell’omonima ‘ndrina, detto “Lele Palermo”, avvenuto a Vallelunga (VV) l’8 febbraio 2002, sarebbe invece opera di Antonio Ierulo e Domenico Bonavota, nell’ambito di una strategia espansionistica della cosca Bonavota. I tentati omicidi di Antonio Franzè e Carmelo Pugliese, avvenuti a Vibo Valentia, rispettivamente il 27 ed il 28 settembre 2017, sarebbero opera di Domenico Macrì, detto “Mommo”. Entrambi gli episodi sono stati ricondotti ad uno scontro interno alla “locale” di Vibo Valentia città tra esponenti delle ‘ndrine dei Ranisi e dei Cassarola, alimentato dal tentativo di Macrì (appartenente ai Ranisi), di assurgere ad un ruolo verticistico. Il tentato omicidio di Alessandro Sicari, avvenuto a Vibo Valentia il 21 gennaio 2018, è infine attribuito a Domenico Macrì e Marco Ferraro che volevano punire la vittima, legata allo stesso contesto criminale, per il furto di una pistola.

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