LAMEZIA TERME «Il porto dopo la fase legata al cambio del terminalista è ripartito molto bene realizzando lo scorso anno numeri importanti. Ed al momento funziona a pieno regime con funzione di transhipment». Così l’ammiraglio Andrea Agostinelli, commissario dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, ospite di 20.20 – la trasmissione in onda su L’altro Corriere tv – ha iniziato la dettagliata disamina sullo stato di salute di uno degli scali più importanti del Mediterraneo.
Un percorso di crescita avviato per tappe e portato avanti con determinazione da chi guida l’Autorità portuale da oltre 5 anni. «Il nostro obiettivo – spiega – era quello di trasportare una quota dei container che giungono a Gioia facendoli ripartire con altri mezzi. In una logica di intermodalità». Per fare questo rivendica come propria attività Agostinelli «abbiamo realizzato negli ultimi 5 anni un terminal ferroviario all’interno del porto». «Lo abbiamo terminato – sottolinea – collaudato e posto in esercizio. Ora il terminal ferroviario è funzionante ed una quota parte dei contenitori è destinata a ripartire via ferro».
Il prossimo target fissato dall’ammiraglio assieme al Commissario alla Zes di Gioia, Rosanna Nisticò sarà quello di rivitalizzare l’area retroportuale e creare un cuore pulsante economico in zona. «Il nostro sogno così come quello della professoressa Nisticò – afferma a questo proposito Agostinelli – è quello di poter aprire i container qui a Gioia per farli lavorare in zona. Costituire cioè un polo della logistica nelle aree retroportuali e quindi far decollare attività manifatturiere che daranno nuovi posti di lavoro usando quelle infrastrutture abbandonate semi-abbandonate o quelle che noi come autorità portuale stiamo costruendo».
E a proposito degli investimenti realizzati o in itinere sull’infrastruttura, Agostinelli traccia un bilancio. «Gli investimenti portuali sono al top – afferma -. In questo momento il nuovo soggetto concessionario che aveva un Piano Triennale di investimento di 130 milioni di euro ne ha realizzato 110 in due anni. Quindi siamo perfettamente in linea con le previsioni».
Poi c’è il supporto pubblico: «L’Autorità portuale sta accompagnando quegli investimenti con un impegno di 28 milioni di euro per realizzare solo il nuovo terminal che serve ai privati».
Invece sulla governance della struttura portuale l’ammiraglio fa presente che «rispetto agli altri lavoriamo con armi un po’ spuntate data l’assenza di alcuni ruoli chiave all’interno dell’Autorità portuale».
Punzecchiato sul punto se aspira – dopo la robusta esperienza alla guida di Gioia come commissario – al ruolo di presidente, Agostinelli chiosa: «Prima ci avevo pensato, ora non più». Anche se la mancanza di un presidente vero alla guida dell’Autorità portuale la considera elemento di «preoccupazione». «Giocare ad armi dispari rispetto alle altre Autorità – motiva l’ammiraglio – in un luogo dove non c’è una consapevolezza regionale di avere uno dei più importanti porti del mondo rappresenta una penalità di non poco conto».
Da qui una sorta di appello «all’intellighenzia regionale» di avere consapevolezza di possedere un volano straordinario di sviluppo e spingere «affinché questa struttura sia quantomeno parificata alle altre. Per me questo rappresenta un obiettivo primario, costi quel che costi».
A questo proposito Agostinelli ci tiene a precisare che il porto di Gioia «ha già toccato i margini più alti di sviluppo». E cita un esempio concreto: «Quella nave che si è incagliata nel Canale di Suez è una ultra large container. Navi lunghe 400 metri e larghe 61,5 che – fa presente – attraccano regolarmente al porto di Gioia Tauro. Unico porto italiano dove queste navi possono ormeggiare». «Gioia – per questo afferma Agostinelli – resta il porto più performante del Mediterraneo assieme allo scalo di Barcellona e di Valencia. Un porto nuovo perché costruito 25 anni fa ma che è già piccolo rispetto al fenomeno del gigantismo navale».
Un fenomeno rispetto al quale gli altri scali del Paese non possono competere: «I porti storici italiani queste navi le devono guardare da lontano o addirittura devono farsi finanziare per implementarli». E su questo aspetto cita due esempi: «un miliardo di euro per fare la diga del porto di Genova, cioè significa spostare a mare lo scalo della città visto che ha un porto decisamente ingolfato e congestionato». «Oppure al porto di Livorno – prosegue – vi è la necessità di realizzare la darsena “Europa” da 750 milioni di euro solo per permettere di far attraccare navi di una categoria vicina alle nostre perché noi continueremo ad essere ancora leader nella ricezione di questi natanti».
Ed i numeri del 2020 confermano queste “doti” dello scalo gioiese. «Siamo leader nel Paese nel traffico dei container e ne movimentiamo così tanti che siamo terzi nel 2020 in Italia per volumi di merci». Per questo esiste una sorta di «preoccupazione» tra gli altri porti competitor di Gioia che genera rivalità. «Se ci abbiamo impiegato 25 anni per mettere in esercizio la ferrovia all’interno del porto di Gioia una ragione ci deve pur essere».
Anche sul fronte della sicurezza l’ammiraglio rivendica primati. «Ogni anno spendiamo tantissimi soldi per la security». Ed i risultati si vedono: «Se si intercetta tanta droga e si scoprono carichi importanti di cocaina è dovuto alla presenza di strutture d’avanguardia e all’ottimo lavoro della Guardia di finanza e dell’Agenzia della dogana qui a Gioia». Ma non ci sta alla definizione del porto della Piana come “scalo della coca”. «Se avessi la possibilità di verificare con attenzione scoprirei certamente che nel porto di Livorno – che è la mia città di nascita – o a Rotterdam arriva molta più cocaina che a Gioia». Per questo ci terrebbe che lo scalo fosse identificato piuttosto come «porto delle meraviglie».
Sugli altri due scali su cui l’Autorità di Gioia ha competenza – Crotone e Corigliano – Agostinelli traccia l’identikit e la strategia di rilancio. «Non faccio fatica a dire che in questi anni Gioia Tauro ha assorbito il massimo dell’impegno possibile – sostiene – e ciò ci ha portato a trascurare queste due infrastrutture, ora ci stiamo concentrando sul loro rilancio, partendo da un presupposto: Crotone registra un traffico annuo di 172 navi, Corigliano Rossano fa circa 80». Ma le prospettive non mancano: «Noi siamo impegnati a cambiare i piani regolatori». Un lavoro che l’ammiraglio definisce «straordinario». Ma che non ha raccolto la «piena collaborazione delle istituzioni locali», sottolinea con amarezza.
«Per Crotone – afferma – abbiamo tracciato insieme all’amministrazione comunale un futuro meno commerciale e più turistico, ma salvaguardando anche l’attività dei pescatori». Mentre a Corigliano Rossano, Agostinelli ricorda che oltre all’attenzione riservata alla marineria locale con le flotte pescherecce «abbiamo speso 11 milioni di euro per dotare questo porto di una banchina nuova di zecca da destinare alla crocieristica». Proprio in prospettiva turistica il commissario dell’Autorità portuale di Gioia intravede il percorso di sviluppo futuro dei due scali. E non solo. Sulla crescita della portualità lungo tutte le coste calabresi, Agostinelli sarebbe pronto a scommettere per il rilancio dell’intera regione. (rds)
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