REGGIO CALABRIA È Pasquale De Maio, detto “u rapinu”, il boss arrestato stamattina nell’ambito dell’inchiesta “Joy’s Seaside”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip nei confronti degli esponenti della cosca De Maio-Brandimarte di Gioia Tauro, protagonista qualche anno fa di una faida che ha insanguinato la cittadina calabrese.
Il procuratore Giovanni Bombardieri, l’aggiunto Gaetano Paci e il sostituto procuratore della Dda Giulia Pantano hanno contestato i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale, concorso in detenzione, vendita e cessione a terzi di sostanze stupefacenti, anche in ingente quantitativo, del tipo cocaina, hashish e cannabis sativa, concorso in detenzione di armi e munizioni, danneggiamento ed estorsione.
Elemento di spicco dell’omonima cosca, De Maio, soggetto ritenuto di estrema pericolosità e gravato di numerosi precedenti, è il personaggio-chiave e punto di partenza delle indagini, condotte dalla squadra mobile e dal commissariato di Gioia Tauro. Con lui sono stati arrestati altri personaggi legati alla cosca come Gaetano De Maio, Vincenzo De Maio e Antonio Brandimarte. Due indagati sono, invece, irreperibili. L’attività investigativa ha dimostrato l’esistenza di un’associazione per delinquere di tipo mafioso, le cui condotte tipiche sono state contestate ai vertici del sodalizio criminale. Grazie all’inchiesta il “Rione Marina” ed il “Lungomare” di Gioia Tauro sono stati monitorati, per oltre un biennio, permettendo di ricostruire l’organigramma della ‘ndrina De Maio-Brandimarte. Stando le due zone cittadine erano di fatto diventate il “quartier generale” e l’ “enclave” della cosca. Era lì che gli uomini del clan, approfittando della tacita connivenza di alcuni abitanti, incontravano boss, gregari e personaggi di rilievo di altre cosche come gli Alvaro di Sinopoli, i Pesce, i Cacciola e i Bellocco di Rosarno. (ANSA).
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