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«La compostezza istituzionale»

Ne parlai ancora di recente, ricordando la figura di Antonio Catricalà, ma, costretto dagli eventi, oggi devo ritornare sull’argomento avendo dovuto assistere, mio malgrado, ad uno scomposto batti…

Pubblicato il: 25/03/2021 – 10:15
di Nunzio Raimondi*
«La compostezza istituzionale»

Ne parlai ancora di recente, ricordando la figura di Antonio Catricalà, ma, costretto dagli eventi, oggi devo ritornare sull’argomento avendo dovuto assistere, mio malgrado, ad uno scomposto battibeccare fra avvocati, sulle ragioni di un ricorso al Tar Calabria e sul suo esito. Dirò quel che penso, come mi costumo di fare, senza infingimenti e con spirito costruttivo, desiderando, da avvocato non più giovane, di non urtare la sensibilità di nessuno e dare qualche consiglio ad una comunità di professionisti che, da tali eventi, mi appare piuttosto disorientata. Premetto che le ragioni di chi si schiera per l’apertura o la chiusura delle scuole in questo terribile momento di pandemia, sono tutte rispettabili ed interpellano valori ed interessi egualmente protetti dalla legge.
Ma ciò che sorprende è una certa tendenza, forse insorta a causa di un umanamente -comprensibile – coinvolgimento dei sentimenti nella vicenda, a superare i limiti della compostezza istituzionale. Naturalmente non è in gioco il diritto di ciascuno, a prescindere dall’essere genitore od avvocato, di manifestare il proprio pensiero; è evidente che la questione in tal modo è malposta. Qui è questione di probità nello svolgimento di una professione di servizio che, se da un lato, compiendosi nella società, esige che interpreti un ruolo avanzato, d’altro lato dovrebbe parlare attraverso i propri organi istituzionali, se davvero decidesse d’incidere, con tutto il proprio prestigio sociale, al livello più alto delle determinazioni politiche e tecniche su temi così sensibili.
E qui viene il punto forse più spinoso della questione. Uno dei “contendenti” in questa particolare vicenda riveste la qualità di Presidente dell’Ordine Distrettuale degli Avvocati di Catanzaro. In questa sua qualità Egli sa che i mezzi di comunicazione sociale ne riportano spesso e volentieri le dichiarazioni.
Per quanto Egli cerchi di tener distinte le dichiarazioni da privato cittadino o da Avvocato rispetto a quelle da Presidente dell’Ordine,una sorta di “immedesimazione organica”, semplicisticamente fatta propria dai media, spesso induce ad equivoci.
Peraltro, non è l’unico caso nel panorama del capoluogo: ad esempio, leggo spesso interventi di natura politica provenienti dal Presidente dell’Ordine degli Architetti.
Inevitabile, anche in quel caso, che la funzione ordinistica svolta finisca per confondersi (dai media) con espressioni della libertà di manifestazione del pensiero (in quel caso di natura politica) del dichiarante. Ora, non potendo impartire lezioni a nessuno (ed anzi desiderando sempre il contraddittorio purché sia rispettoso nei contenuti e nella forma),in relazione al caso vorrei mettere a disposizione la mia esperienza personale.
Alcuni anni fa il Ministro pro tempore dell’Università e della Ricerca scientifica del Governo D’Alema, mi nominò Rappresentante del Governo nell’Ateneo di Catanzaro e componente del Cda della stessa Università. Erano gli anni della costruzione del Campus Universitario di Germaneto nei quali lo Stato (molto di meno gli Enti territoriali) svolse un ruolo primario. In questa mia funzione istituzionale mi trovai alcune volte in disaccordo con il Magnifico Rettore dell’epoca (lo ricorderanno Aldo Costa e Wanda Ferro, miei preziosi compagni di viaggio) su varie importanti questioni (che qui non mette conto di rievocare), ma m’imposi di non esprimere mai pubblicamente le mie perplessità (ovviamente, dove fu necessario lo feci nelle sedi proprie) circa fatti che, direttamente od indirettamente, lambivano la mia funzione istituzionale.
Mi preoccupava che la stessa fosse intesa in senso sbagliato, ossia in chiave di “visibilità politica”, atteso che l’incarico ricoperto, di grande prestigio,lo consentiva.
Ecco,ho fatto richiamo a questa mia esperienza personale,per evidenziare che le cariche istituzionali impongono le forme,il linguaggio,il contegno,la sobrietà propri delle Istituzioni, ossia una spiccata moderazione negli interventi pubblici specialmente quando questi impegnano Istituzioni Giudiziarie con le quali occorre sempre mantenere rapporti di leale collaborazione.
Non ci giro attorno: a mio avviso il Presidente degli Avvocati non avrebbe dovuto esternare un giudizio personale di “superficialità” del lavoro dei giudici amministrativi (questo è parso…), né avrebbe dovuto commentare aspramente (sopratutto con la replica) l’operato di un Collega iscritto al proprio stesso Foro. Se avesse voluto segnalare l’importanza del tema, la sua funzione, a mio avviso, gli avrebbe permesso di farlo attraverso un colloquio privato col Collega e con il Presidente del Tar con il quale ultimo -immagino – vi sia consuetudine,così come avviene fra Istituzioni che operano nello stesso settore. Vedete, non è una questione di stile, è molto di più: è un modo di vivere il proprio ruolo conformemente alle aspettative delle più diverse sensibilità, quella che in gergo si definisce appunto compostezza istituzionale,di cui Antonio Catricalà, anch’Egli Avvocato, – come scrissi – fu un fulgido modello. Immagino che Antonello Talerico, che è stato mio praticante (seppure non ama ricordarlo…), potrebbe non gradire questo mio pubblico commento, ma, poiché ho sempre ritenuto che l’esempio vale ben più di un rimprovero,ho voluto serbar memoria di ciò che è accaduto a me per essere d’aiuto agli altri. Un atto d’amore da vecchi… avrebbe detto Aznavour.
*Avvocato

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