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la sentenza

“Libro Nero”, pronunciate in abbreviato 6 condanne e due assoluzioni

Condannato a 16 anni Antonino Caridi. Tra gli imputati anche politici reggini per i loro presunti rapporti con le cosche del “mandamento Centro”

Pubblicato il: 26/03/2021 – 13:45
“Libro Nero”, pronunciate in abbreviato 6 condanne e due assoluzioni

REGGIO CALABRIA Pronunciato nell’aula bunker di Reggio Calabria il dispositivo della sentenza del rito abbreviato nel processo scaturito dall’indagine “Libro Nero”, avviata dalla Dda di Reggio Calabria nel 2016. Il gip aveva convalidato le richieste della procura giungendosi, lo scorso agosto 2019, all’esecuzione di 17 misure cautelari.
Tra gli imputati ci sono nomi noti della politica reggina, su tutti l’ex consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Nicolò rinviato a giudizio dal gup per le ipotesi di reato di corruzione elettorale ma non per il presunto reato di associazione mafiosa legata ai rapporti con alcune delle cosche al centro dell’indagine, su tutte il clan “Libri” del quartiere Cannavò.
Sono in tutto cinque le condanne e due le assoluzioni pronunciate questo 26 marzo dal gup Vincenzo Quaranta. Per i reati a loro ascritti, vengono condannati il boss Antonino Caridi (16 anni), Gianpaolo Sorica (18 anni), per i quali i pm Stefano Musolino e Walter Ignazitto avevano chiesto 20 anni. Tra gli altri ci sono Giuseppe Libri, figlio del defunto boss Mico Libri (12 anni), Giuseppe Serranò (10 anni e 8 mesi), Giuseppe La Porta (10 anni e 8 mesi) e Antonio Zindato (14 anni). Gli stessi risultano destinatari della misura di sicurezza della libertà vigilata e vengono interdetti in forma perpetua dai pubblici uffici. Assolti, come chiesto dall’accusa già in sede di requisitoria, “perché il fatto non sussiste”, gli imputati Antonio Presto e Pasquale Repaci. Proprio questi ultimi erano accusati di essersi interessati alla raccolta dei voti in favore di Nicolò in occasione delle regionali del 2014. Il gup ha inoltre condannato gli imputati al risarcimento danni nei confronti delle parti civili costituite: la Città Metropolitana, rappresentata in giudizio dall’avvocato Enzo Privitera; Ance e Fai rappresentate dall’avvocato Gianluca Ferrarelli (che nel medesimo procedimento è anche difensore di Antonio Presto). (f.d.)

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