CATANZARO La notizia era nell’aria da diverso tempo e aveva suscitato più di un malumore: il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha scelto di fare domanda per sostituire Francesco Greco alla guida della Procura di Milano, la sede più contesa in Italia. Altra domanda la farà per il posto di capo della Procura nazionale Antimafia. Lo aveva anticipato ieri il quotidiano La Stampa, lo conferma questa mattina il diretto interessato rispondendo al Corriere della Sera. La sua intenzione, spiega, non è quella di lasciare Catanzaro ma di candidarsi ad altro incarico in vista della scadenza dei due mandati previsti nel capoluogo.
Vuole lasciare Catanzaro? Chiede il Corriere. “No, ma qualunque incarico direttivo dura 8 anni. Io qui ne ho trascorsi quasi 5 – ha spiegato Nicola Gratteri – e quindi devo cominciare a presentare domanda altrove. Presenterò domanda come procuratore di Milano quando sarà bandito il posto, credo a luglio. E poi quello di capo della Procura nazionale antimafia. Naturalmente, deciderà il Csm di assegnarlo a chi ne ha più titolo”.
Come rimarca La Stampa “mai nella storia la procura di Milano è finita nella mani di un magistrato che arriva dall’esterno” e in questo caso il competitor esterno più temibile è proprio Nicola Gratteri, 62 anni, notoriamente slegato da logiche correntizie, con ruoli direttivi già esercitati. Un uomo che spariglia le carte rispetto alla “soluzione interna” che è sempre stata trovata. In attesa di nuovi candidati si cercano papabili in grado di competere con i titoli del procuratore di Catanzaro.
Da quando circola la voce della candidatura di Gratteri a Milano, il procuratore è stato, per le più disparate ragioni, bersagliato da attacchi provenienti da più fronti: dall’Unione camere penali ad altre correnti della magistratura. L’ultimo attacco – questa volta portato avanti da quotidiani come Il Foglio, il Dubbio, il Riformista – riguarda la prefazione fatta da Gratteri al libro “Strage di Stato” scritto dal medico Pasquale Bacco e dal giudice nella Corte d’Appello di Messina, Angelo Giorgianni, noti per le loro posizioni negazioniste. Si è subito gridato all’avallo di Gratteri delle tesi negazioniste. Il procuratore ribadisce al Corriere: “Se io considerassi in questo modo i vaccini, non mi sarei mai vaccinato come invece ho già fatto. Dico di più: non mi sarei messo al telefono con il medico dell’Asp di Catanzaro per farmi spiegare i possibili effetti collaterali per un archivista del mio ufficio che aveva timore di farlo. Non avrei convinto a vaccinarsi gli impiegati che tengono ogni giorno rapporti con il pubblico. La mia prefazione? Si tratta di due paginette in cui parlo solo di come le mafie possono approfittare della pandemia…”. (ale. tru.)
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