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lotta alla ‘ndrangheta

C’è un nuovo pentito a Reggio. È il genero del boss Barreca

Francesco Labate arrestato dalla Dda nell’inchiesta Metameria. Era «l’ambasciatore» del capo. Lo accompagnò ai summit con le altre cosche

Pubblicato il: 30/03/2021 – 15:32
C’è un nuovo pentito a Reggio. È il genero del boss Barreca

REGGIO CALABRIA Un altro arrestato per mafia ha deciso di collaborare con la giustizia a Reggio Calabria. Si tratta di Francesco Labate, 40 anni detto “Checco”, coinvolto nelle settimane scorse nell’operazione “Metameria”. Labate è stato già interrogato più volte dal sostituto procuratore della Dda Walter Ignazitto. Stamattina il pm Stefano Musolino ha depositato alcuni suoi verbali al Tribunale del Riesame dove si è discussa la posizione del principale indagato, il boss Filippo Barreca suocero di Labate che ne ha sposato la figlia. Il neo pentito ha, in sostanza, ammesso di far parte della cosca Barreca e le contestazioni formulate dalla Direzione distrettuale antimafia secondo cui Francesco Labate è stato partecipe dell’organizzazione mafiosa.
Per i pm, infatti, il collaboratore di giustizia era «l’ambasciatore» del boss sul territorio deputato «alla gestione della raccolta estorsiva» e avrebbe commesso «danneggiamenti e intimidazioni nei confronti degli imprenditori e dei commercianti che non ottemperavano alle richieste della cosca».
Un ruolo che “Checco” Labate avrebbe condiviso con il fratello Antonino. Entrambi coinvolti nell’inchiesta, per i magistrati, erano «asserviti quotidianamente al volere di Filippo Barreca», ergastolano al quale, dopo tanti anni di carcere, era stato concesso per motivi di salute il beneficio degli arresti domiciliari.
Con l’operazione “Metameria” è emerso l’impegno del boss nel riorganizzare le file della propria cosca, rivendicando il territorio di sua competenza attraverso attività estorsive, il ricorso alla violenza e le indicazioni criminali fornite ai suoi sodali. Anche nel momento in cui Barreca si recava in ospedale per le cure, approfittava di quei momenti per organizzare degli incontri con i vertici delle altre famiglie mafiose e interloquire sulle dinamiche criminali che lo hanno visto protagonista.

«Ambasciatore e accompagnatore» ai “summit” con le altre cosche

Dall’indagine “Metameria” era emerso un altro aspetto che potrebbe ritrovarsi nelle dichiarazioni rese (o future) ai magistrati da “Checco” Labate. Il neocollaboratore di giustizia era infatti fido «accompagnatore» del boss di Pellaro e, insieme al fratello Antonino, avrebbe partecipato a diversi “summit” con alcuni tra i boss più influenti della città. Incontri che le intercettazioni e gli appostamenti delle forze che hanno collaborato alle indagini hanno permesso di ricostruire almeno in parte, rimanendo dei punti oscuri per via delle “premure” adoperate dai presunti affiliati proprio per evitare sguardi indiscreti. Labate potrebbe quindi fare luce su queste zone d’ombra così da permettere agli inquirenti di ricostruire le trame di potere che intercorrono tra le “famiglie” di ‘ndrangheta di Reggio città. Certa, ad esempio, è la presenza sua e del fratello all’incontro avvenuto lo scorso 10 marzo 2018 tra il boss Barreca e Totò Libri, ritenuto l’attuale reggente della ‘ndrina di Cannavò.
Libri, in quella circostanza, si era accompagnato a tale “Tonino”, che gli inquirenti non sono riusciti ad identificare. Oggetto del summit erano le mire espansive di Barreca sul quartiere di Croce Valanidi e chiedeva a Libri di intermediare con la cosca locale.
Proprio in quella circostanza, Antonio Libri «parlando a nome della sua ‘ndrina», si metteva a disposizione di Barreca, che ricambiava la disponibilità nei confronti di «compare ‘Ntoni». Circostanze che hanno portato il procuratore capo Giovanni Bombardieri a descrivere l’incontro come «un manuale delle estorsioni di ‘ndrangheta» dove non solo si discuteva delle reciproche ambizioni delle cosche sulle attività commerciali, ma anche sugli appalti e sul mercato della droga.
Inoltre, la presenza almeno di Antonino Labate (e non anche del fratello Francesco) è accertata nell’incontro intrattenuto sempre da Barreca in una «stanza riservata» dell’ospedale di Reggio Calabria con Carmine De Stefano. I contenuti di quel “summit” sono rimasti oscuri alla procura e l’odierno pentito, con le sue dichiarazioni, potrebbe fornire la chiave per scardinare quei segreti.

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