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l’indagine

La denuncia e le minacce del dj, così ha avuto inizio il “Big Bang”

Una tanica di benzina e la seguente denuncia sono state la miccia per svelare la tirannia delle cosche cutresi su Sellia Marina

Pubblicato il: 30/03/2021 – 7:15
di Alessia Truzzolillo
La denuncia e le minacce del dj, così ha avuto inizio il “Big Bang”

CATANZARO Il 13 novembre 2018 il titolare di un bar tabacchi di Sellia Marina si reca senza esitare dai carabinieri della Compagnia della città sulla costa ionica Catanzarese. L’uomo denuncia il ritrovamento davanti alla saracinesca del bar di un tanica con benzina con tanto di stoppino di stoffa. Non solo. L’imprenditore racconta ai militari che il giorno prima aveva ricevuto la visita di tale “Tonino” che gli aveva proposto di rifornirsi dalla ditta di caffè Pellini riferibile a Dante Mannolo di Botricello, nonché di aver ricevuto la visita dello stesso Mannolo, che gli aveva fatto identica proposta. Le pressioni erano proseguite con la telefonata di un altro soggetto che suggeriva la barista di cambiare fornitore di caffè. L’indagine “Big Bang” parte da qui, da questa denuncia che ha portato, dopo due anni di investigazioni a disvelare una rete di estorsioni, usura e minacce, messa in piedi sulla costa ionica catanzarese dalla consorteria Scerbo-Mannolo-Trapasso-Zoffreo di San Leonardo di Cutro.
Dopo la denuncia le immagini delle telecamere hanno aggiunto particolari importanti alle indagini – coordinate dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro dedicato alla provincia di Catanzaro, Veronica Calcagno, e dai sostituti della Dda dedicati alla provincia di Crotone, Domenico Guarascio e Paolo Sirleo – : gli investigatori riconoscono “Tonino” che identificano in Antonio Taverna dipendente della ditta di Pietruccia Scerbo. Alla ditta, scoprono le indagini tecniche, è legato anche l’esecutore materiale dell’atto intimidatorio. Si tratta, secondo l’accusa, di Nemesh Volodymir, di nazionalità ucraina, un dipendente della ditta di Pietruccia Scerbo. Il quadro indiziario si rafforza con le dichiarazioni di Dante Mannolo, divenuto collaboratore di giustizia dopo l’arresto nel corso dell’operazione Malapianta, il 29 maggio 2019. Mannolo ha raccontato di avere tentato di imporre al bar la fornitura di caffè Pellini, ma senza risultato. Il collaboratore, nel corso di un recente interrogatorio, il 4 febbraio 2021, ha riferito di aver dato mandato ad un ragazzo ucraino di posizionare una tanica di benzina innanzi la saracinesca del bar, a scopo intimidatorio.

Dopo la denuncia… la violenza privata

Dalla denuncia del titolare del bar passano due mesi. Poi Dante Mannolo si ripresenta in compagnia di un omone alto e grosso. Si chiama Martino Andrea Sirelli e fa il dj con lo pseudonimo di “Big Martino”. «Le immagini ritraggono il Sirelli in atteggiamento senza dubbio minaccioso, per come si evince dal modo di porsi di quest’ultimo, di per sé di corporatura ed altezza imponente, che durante il colloquio pone più volte le proprie mani sulle spalle di Amelio, fissandolo negli occhi», scrive il gip che poi destinerà Sirelli al carcere. I due non sono andati per imporre il caffè Pellini questa volta. Sono andati per chiedere informazioni sulla denuncia che il titolare del bar aveva sporto dopo avere rinvenuto la tanica di benzina. A questo punto, però, le indagini erano già partite e la “visita” dei due al bar è la riprova della tentata estorsione, alla quale si aggiunge anche la violenza privata.
«Sirelli – racconta il barista agli inquirenti – mi diceva che aveva saputo da qualche amico che io avevo fatto il suo nome. in merito alla vicenda della tanica di benzina… Il Mannolo chiedeva chiarimenti sul suo coinvolgimento nella vicenda della tanica di benzina, specificando che non era suo costume fare queste cose, che non si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere e che sebbene lui provenga da un paese rinomato per malavita e abbia un cognome “conosciuto”,… sono stato abbastanza turbato, mi ha fatto riflettere molto anche perché difronte a certe cose non si sa mai che cosa ci può essere dietro. Effettivamente posso affermare di aver perso la serenità che avevo precedentemente a tutta la vicenda». E se Mannolo ha turbato il commerciante, Sirelli, con le sue domande insistenti lo ha infastidito. «Sebbene in paese non si parli bene del Sirelli, durante gli incontri avuti con lui al bar, non mi sono sentito minacciato dallo stesso bensì infastidito per il fatto di dover soddisfare la sua ripetuta richiesta di informazioni». Secondo il gip – che vergato l’ordinanza di custodia cautelare per 13 persone nell’ambito dell’inchiesta denominata “Big Bang” – quella di Mannolo e Sirelli è «una vera e propria intimidazione» per indurre la vittima a «non dare alcuna informazione agli inquirenti circa un eventuale coinvolgimento del gruppo criminale in questione nell’episodio estorsivo». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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