CATANZARO I sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, hanno proclamato lo stato di agitazione su tutte le sedi regionali della Abramo Customner Care annunciando l’intenzione, non appena la situazione pandemica del covid lo renderà possibile, di organizzare una manifestazione di protesta davanti alla sede aziendale della holding a Caraffa di Catanzaro. I problemi della Abramo CC, che in Calabria occupa oltre 3.000 persone, si stanno accumulando e l’azienda sta continuando a perdere commesse importanti che potrebbero avere ricadute anche sul piano concordatario presentato al Tribunale di Roma (dove l’azienda ha sede legale) i cui termini di presentazione sono stati prorogati al primo maggio. Il ritiro dell’offerta di affitto da parte del fondo irlandese Heritage ventures che si è detto disponibile solo a partecipare ad una eventuale asta e la concomitante dichiarazione del direttore generale della Abramo CC, Giovanni Orestano, che sosteneva la preferenza dell’azienda per la vendita all’asta, hanno complicato la situazione di incertezza che regna tra i lavoratori. Attualmente resta in corsa solo l’offerta di affitto dell’intero perimetro aziendale presentata dalla System House che, probabilmente, non era stata gradita.
«Già da subito – affermano in una nota congiunta Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – avevamo denunciato che la Abramo aveva ostacolato la due diligence completa a tutte le aziende che avevano interesse a fare un’offerta tra cui la System House che si è vista costretta poi a presentare direttamente l’offerta al tribunale». I sindacati lamentano «l’atteggiamento irresponsabile di questo imprenditore che, pur di perseguire i suoi scopi, non ha nessuna esitazione ad attuare strategie legali spregiudicate, rendendo sempre più incerta la soluzione della vertenza, gettando nello sconforto e nella disperazione migliaia di lavoratori e le loro famiglie, che vedono sempre più probabile la prospettiva del fallimento della società. Davanti al precipitare degli eventi interesseremo le Prefetture calabresi, la Regione Calabria e, tramite le segreterie nazionali, chiederemo con forza l’apertura di un tavolo di crisi presso il Ministero dello Sviluppo Economico».
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