In cuor mio immaginavo si trattasse di un refuso, di una svista. Magari un errore di battitura, “peccati” di segreteria. Da qui, ma solo da qui, le ragioni della mia attesa prima di intervenire. Però rettifiche nella nota del presidente dell’Aiop Enzo Paolini, fin qui, non ne sono arrivate ragion per cui il nome che si legge tra quelli responsabili (secondo lui) del disastro sanità e dell’emigrazione sanitaria del calabresi è proprio il mio. Sì, incredibilmente il mio. Non vi sono più dubbi. L’avvocato Paolini cita me tra i responsabili ben sapendo che sono l’unico ex presidente di Regione che non ha mai toccato palla in materia di sanità. Mai, perché guarda caso il 1° gennaio 2015, contestualmente al mio insediamento a presidente della Regione è entrata in vigore la legge che ha sancito l’incompatibilità tra le funzioni di presidente con quelle di Commissario alla Sanità. Avrei voluto farlo, eccome se avrei voluto farlo, i calabresi che a valanga mi hanno votato questo mi hanno sempre chiesto. Ma una congiura politica e lobbistica me lo ha impedito. Qualcuno che mi vuole bene, e che sa come sono fatto, oggi mi dice che forse, a ben vedere, debbo essere indirettamente grato a chi ha deciso che il presidente di Regione Oliverio fosse completamente estraneo al pianeta sanità in Calabria. E tirarmi in ballo in qualità di responsabile, tra gli altri, del disastro, ha dell’incredibile. Davvero dell’incredibile. Non fosse drammaticamente seria la faccenda verrebbe solo da sorridere…
L’avvocato Enzo Paolini sa molto bene e probabilmente meglio di tutti che il sottoscritto è stato totalmente esautorato dalla materia sanità. Unico presidente d’Italia fatto fuori per i cinque anni del suo mandato. Chi non ricorda i conflitti istituzionali con il Governo e gli scontri con l’ufficio del commissario per la riapertura di alcuni ospedali in precedenza chiusi, per l’attivazione della cardiochirurgia a Reggio Calabria, per l’istituzione di nuove Pet a partire da Cosenza e Reggio, etc. Siamo in epoca in cui mi si nascondevano le carte e i provvedimenti pur di farmi fuori. Chi mi ha preceduto al governo della Regione ha esercitato pienamente il potere assegnato dalla Costituzione alle Regioni in materia di Sanità ed ha potuto incidere e determinare il percorso. A me al contrario è stato precluso e per legge e tutto questo, l’avvocato Enzo Paolini, lo sa molto bene dal momento che “impera” al vertice dell’ospedalità privata da almeno 25 anni in una doppia e fortunatissima veste. Ne è presidente e legittimamente siede al tavolo di chi comanda, tratta in materia di prestazioni e convenzioni. È inoltre l’avvocato di parte delle cliniche private, quello super bravo e super “fortunato” chiamato a sbrogliare contenziosi, lodi e transazioni che inevitabilmente, se non strutturalmente, lievitano ogni giorno e fioriscono nei “campi” delle ragionerie Asp che è una bellezza. E non è certamente qui il caso di ricordare proprio all’avvocato Enzo Paolini il peso dei lodi e dei contenziosi nelle drammatiche poste di bilancio della spesa pubblica regionale, lodi e contenziosi che lo vedono assoluto e “meritevole” protagonista in qualità di presidente Aiop prima, e avvocato delle cliniche dopo, o durante, o magari prima ancora. Un sistema che funziona (per lui) a meraviglia e con buona pace dei conti in rosso della Regione. Un sistema miliardario in lire, perché va avanti dagli anni Novanta. E un sistema milionario ora in euro. Proprio come Paolini nei confronti del sottoscritto e degli altri che denuncia non abbiamo motivi per ritenere che via sia una progettualità, una serialità, un fine a scopo di lucro dietro questa sua fortunatissima doppia veste di presidente Aiop e avvocato delle cliniche. Ragion per cui è da ritenersi solo molto ma molto bravo Paolini, oltreché fortunato se per lui le cose in questi 25 anni sono andate assai bene e in versione inversamente proporzionale invece al disastro e ai conti in rosso della sanità calabrese. Ma tirare in ballo il sottoscritto come responsabile del disavanzo e dell’emigrazione sanitaria rischia di essere davvero troppo. Come diceva Thomas Mann “La tolleranza diventa crimine quando la si applica male”, ecco perché mi vedo costretto a tollerare meno e a replicare ad Enzo Paolini. È così infondato ed insensato coinvolgermi che una domanda sorge più o meno spontanea. Perché lo fa? Perché Paolini chiama in causa me, fa il mio nome ben sapendo, come nessun’altro, che il potere lobbistico nazionale e locale mi ha tenuto scientificamente fuori dalla materia sanità? Ha dovuto “accontentare” qualcuno?Certo è che sentirsi chiamati in causa dall’avvocato Enzo Paolini a proposito del disastro e del disavanzo sanitario calabrese è il più grossolano dei paradossi. È come se “Nerone” si mettesse a gridare «al fuoco» senza chiamare i pompieri però. Hai visto mai. Meglio non spegnerle le fiamme…
*già governatore della Regione Calabria
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