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20.20 | Covid, ritardi ed emergenza sanitaria, Larussa: «L’onda va preceduta non cavalcata»

Il segretario regionale di Anaao Assomed: «Per gli altri ci vuole uno tsunami a noi basta un venticello un po’ più forte»

Pubblicato il: 01/04/2021 – 11:08
20.20 | Covid, ritardi ed emergenza sanitaria, Larussa: «L’onda va preceduta non cavalcata»

LAMEZIA TERME «Di visite e scampagnate in Calabria da parte di ministri e rappresentanti di governo ne abbiamo viste tante. Io da calabrese e da italiano mi sono spesso sentito umiliato, anche per il lasso di tempo impiegato per trovare il candidato ritenuto idoneo a gestire la nostra sanità». L’emergenza sanità legata alla pandemia da Covid-19, in Calabria, ha acuito quella che, di fatto, era già una situazione emergenziale. E lo ha sottolineato anche Filippo Larussa, segretario regionale e componente della Direzione nazionale di Anaao Assomed, sindacato dei medici dipendenti, ospite dell’ultima puntata di “20.20”, talk condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro, in onda su L’altro Corriere Tv. 

La campagna vaccinale

Ampio spazio, e non potrebbe essere altrimenti, all’andamento della campagna vaccinale nella nostra regione, ancora in alto mare. «Con tutte le limitazioni che derivano da un sistema sanitario atavicamente sotto stress, cosa ci aspettavamo? Noi i nonnini li mandiamo da Cosenza a Scicli, a Cremona hanno invece chiesto scusa». Le cronicità della sanità calabrese, però, non possono giustificare quanto sta avvenendo in queste settimane. «Come sta avvenendo in altre regioni, ma qui in maniera più spiccata, la gestione dei processi dei vaccini con la logica del “freddo” di distribuzione, implica delle capacità organizzative sulla quali la Regione Calabria si sta infrangendo anche perché c’è un deserto a livello delle strutture di comando. La solitudine del commissario Longo è proverbiale». Proprio ieri, intanto, sono stati nominati i due nuovi subcommissari, dopo ben tre mesi. (QUI LA NOTIZIA)

Gli hub

In queste ore l’Unità di crisi ha individuato i nuovi hub vaccinali. Ma una delle idee, finora neanche presa in considerazione, potrebbe essere quella di assegnare le dosi di vaccino necessari ad ogni Comune, a seconda del numero di abitanti. «È anche questa la nostra posizione come sigla sindacale – spiega Larussa – e tutto potrebbe essere più semplice con l’arrivo del vaccino Johnson&Johnson. Si potrebbero individuare, ad esempio, quei punti di raccolta già utilizzati dalla Protezione civile, dai campetti da calcio alle piccole palestre comunali». 

Vaccini in giacenza 

Un altro dei problemi calabresi è la difficoltà atavica di comprendere quanti vaccini ci siano in giacenza e di quali marchi. «È un problema – spiega a “20.20” Larussa – di trasparenza amministrativa che in termini dei vaccini dovrebbe essere invece garantita». E poi c’è il governo nazionale che continua a chiedere sacrifici enormi alle imprese e alle attività commerciali, mettendo a rischio anche il futuro di un’intera generazione. Eppure nei weekend i numeri crollano. «Questa è l’essenza del nostro sindacato, ma serve fare chiarezza. Fare il medico è una missione, certo, ma quando io ho sottolineato oltre un anno fa che non potevamo tirare avanti con quattro microbiologie sguarnite, mi hanno deriso. Ci sono tanti medici con molti problemi e che ancora non riescono ad avere un giorno di ferie». 

Gli “Altri” nel report vaccinale

La lunga emergenza pandemica ha dunque messo a nudo tutte le criticità sistemiche della nostra regione, dalla sanità all’economia, ma anche le note positive a partire dal terzo settore e il volontariato. Eppure, nell’elenco delle vaccinazioni che conta tutte le figure diversificate c’è “Altri” che ha superato le 60mila, raggiungendo quasi gli “over 80”, categoria considerata prioritaria. Dunque chi sono gli “Altri”?. «È una domanda – spiega Larussa – che andrebbe rivolta agli organi dello Stato e anche a chi deve fare delle indagini per valutare eventuali ipotesi di reato. Noi non copriamo i furbetti, vogliamo anzi che siano puniti. Ma c’è anche un enorme confusione nella comunicazione istituzionale». 

I medici no-vax

«Dubito che si possa definire “inidoneo” l’operatore no-vax e trasferirlo ad altra mansione che sarebbe estremamente aleatorio». «Certo che la sospensione dello stipendio – precisa ancora Larussa – e il licenziamento ci sembrano comunque misure estreme che ci auguriamo non vengano adottate. Intanto cercherei di capire se si tratti di un no-vax assoluto o relativo». 

La distribuzione dei vaccini

La Calabria è sotto i due milioni di abitanti con poco più di 400 Comuni, molti sotto i 5mila abitanti, segno che la vaccinazione poteva forse essere organizzata meglio. Un sistema che non ha retto neanche nella gestione dei casi positivi. «Non è colpa del destino – ha detto Larussa – noi avevamo detto già a giugno che bisognava implementare i centri di diagnostica molecolare, soprattutto nella provincia di Cosenza dove era folle non prevedere Corigliano Rossano a supporto dell’Annunziata così come Rende, Cariati-Trebisacce e Paola-Cetraro. Per fare Corigliano Rossano c’hanno messo un anno. I sequenziatori delle varianti sono stati ordinati solo a fine febbraio». «In questa pandemia l’onda va preceduta non cavalcata – spiega ancora Filippo Larussa – ma se fai l’ordinativo quando sei già oltre l’emergenza, è ovvio che verrai scavalcato da chi lo ha fatto prima di te. L’abbiamo sottolineato più volte eppure c’hanno accolto con un sorrisino e sa perché? Perché il nostro arrivo non è stato preceduto dalla telefonata di qualche politico. Abbiamo trovato sempre un muro di gomma». 

Calabria “zona rossa”

Secondo Larussa la Calabria dovrebbe muoversi «con passo molto più spedito. Ci sono voluti quattro mesi prima di consentire ai laboratori privati di fare i tamponi molecolari» mentre per quanto riguarda i parametri per la definizione di “zona rossa” non ha dubbi: «È chiaro che se valutiamo i 250 casi ogni 100mila abitanti noi siamo abbondantemente sotto. Entriamo in zona rossa perché ci sono altri numerosissimi parametri dove noi siamo insufficienti. Se abbiamo 700 posti letto anziché 1000, è ovvio che il tasso di occupazione schizza verso l’altro rispetto ad altre regioni. Il sistema calabrese va in sofferenza con 44 ricoverati in Terapia intensiva che è esattamente di poco inferiore a quello dell’unità del solo “Gemelli” di Roma (69)». «Di cosa parliamo? Un ritardo atavico il nostro e mentre per gli altri ci vuole uno tsunami, a noi basta un venticello un po’ più forte». 

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