LUZZI L’ennesimo sfogo, l’ultimo racconto in ordine di tempo raccolto dalla nostra redazione. Protagonisti della triste vicenda, un ragazzo di Rose – in provincia di Cosenza – risultato positivo al Covid e sua sorella. E’ proprio Angelica Intrieri a riportare con dovizia di particolari l’assurda odissea vissuta nell’ultima settimana. «Sono originaria di Luzzi mentre mio fratello abita a Rose, lui purtroppo è risultato positivo al Covid-19 lo scorso 24 marzo. Contattato telefonicamente, il medico curante prescrive una terapia cortisonica, dopo giorni, i sintomi dolorosi e la febbre non accennavano a diminuire ed a quel punto il medico (il 29 marzo) tramite mail decide di contattare l’Asp di Cosenza per richiedere una visita domiciliare; nel frattempo, sia io che il dottore, tentiamo per sette ore di raggiungere telefonicamente gli uffici dell’Azienda sanitaria provinciale, senza ricevere alcuna risposta». «Decido di recarmi nella sede del centro operativo territoriale (C.O.T.) di Serra Spiga – aggiunge – ma al mio arrivo tutto mi sarei aspettata, tranne che trovare un dottore pronto ad “accogliermi” con la mascherina non indossata nella maniera corretta ed “impegnato” con il suo smartphone, come se fosse disinteressato». Dopo una serie di controlli sulla posta elettronica personale, il dottore rintraccia la mail precedentemente inviata dal medico di base del giovane affetto da Covid e “spedisce” Angelica a Montalto, dove però il responsabile degli uffici di zona «dice che il distretto competente per le visite domiciliari è Rende». Insomma, Angelica diventa spettatrice non pagante del più classico dei rimpalli di responsabilità. «Decido di non farmi prendere in giro – continua – contatto i carabinieri ed in attesa del loro arrivo si avvicina una dottoressa che ascolta la mia storia e preso atto dei sintomi di mio fratello, prescrive una nuova terapia antibiotica». Rincuorata dalle parole del medico di Montalto, Angelica decide di richiamare il 112 bloccando l’intervento dei militari. A distanza di poche ore, la donna riuscirà ad ottenere la visita domiciliare effettuata dai sanitari in servizio nel presidio montaltese. La fine di una lunga disavventura però lascia l’amaro in bocca ad Angelica: «Perché un cittadino spesso è costretto a rivolgersi alle autorità competenti per vedere riconosciuto un diritto sancito dalla nostra Costituzione?».
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