REGGIO CALABRIA «Nella tendopoli di San Ferdinando, l’emergenza sanitaria è un’emergenza nell’emergenza, una vergogna umanitaria rispetto alla quale non possiamo chiudere gli occhi». A dirlo è Luigi de Magistris, candidato alla presidenza della Regione Calabria. La constatazione deriva dell’ennesima fotografia sullo stato di un luogo “dimenticato” dove si sta lentamente regredendo al tempo della baraccopoli demolita due anni or sono. «Dopo lo sgombero deciso dal Ministero degli Interni guidato da Matteo Salvini, oltre 700 persone vivono in condizioni inumane, tra una situazione igienico-sanitaria che può esplodere da un momento all’altro, diritti negati, mancanza delle condizioni minime per una vita dignitosa».
«Il tutto – prosegue – a vantaggio delle cosche che, in una situazione di assoluta assenza dello Stato, trovano terreno fertile per imporsi attraverso lo sfruttamento e il caporalato. Davanti ai nostri occhi, nella tendopoli di Rosarno, tra baracche e rifiuti, gli effetti delle politiche salviniane che fanno finta di rimuovere i problemi con la ruspa e invece esasperano le emergenze sociali fino a farle esplodere. La tendopoli di Rosarno emblema di politiche securitarie, di centrodestra e centrosinistra, pronte a mostrare il pugno duro dello Stato quando c’è da sgomberare ma poi incapaci di creare percorsi di ricostruzione sociale e civile«.
«Oggi a Rosarno l’unico argine alla penetrazione della criminalità organizzata sono le organizzazioni sindacali, la Caritas, le diverse associazioni di volontariato e organizzazioni che si battono per la tutela dei diritti umani: grazie a tanti operatori che notte e giorno lavorano in quel campo, gli invisibili diventano visibili, trovano voce le loro richieste di dignità, diritti e lavoro legale. Inaccettabile uno Stato immobile rispetto a quanto accade alla tendopoli di Rosarno! Impagabile il lavoro del volontariato e delle organizzazioni, ma uno Stato è disumano se non interviene rispetto a situazioni al limite dei diritti umani. Chiediamo al ministro Lamorgese che quell’area sia immediatamente messa in sicurezza sul piano sanitario e che, coinvolgendo le organizzazioni che fino ad oggi hanno svolto un lavoro straordinario in quel luogo, si avvii un percorso per garantire dignità, tutele, diritti e legalità alle donne e agli uomini che vivono a San Ferdinando», conclude.
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