REGGIO CALABRIA Superare il gap infrastrutturale della viabilità calabrese facendo compiere un salto in avanti nella tecnologia della smart mobility. A partire dell’ “Autostrada del Mediterraneo”. Non una semplice predisposizione di cavi di connessione internet e collegamenti con videocamere lungo le dorsali viarie, ma la trasformazione almeno della principale arteria stradale in una strada intelligente. Capace cioè di interagire attivamente con i veicoli e con gli utenti garantendo altissimi standard di sicurezza di guida, servizi appositi e trasmissione di una miriade di informazioni ai gestori della rete stradale: dal livello di densità del traffico alla qualità del manto stradale ed infrastrutturale fino alla concentrazione di inquinanti o situazioni di pericolo legati, ad esempio, allo scoppio di incendi. Senza trascurare condizioni meteo e servizi ad alto contenuto tecnologico come la prenotazione di una ricarica della propria vettura elettrica nelle apposite aree attrezzate. Tutto rigorosamente in real time.
Con l’obiettivo di rendere possibile fin da subito il transito dei mezzi del futuro, quelli cioè a guida totalmente automatica. Un traguardo tra l’altro in linea con le direttive europee in materia di New general safety regulation, che dal prossimo anno renderà obbligatorio nella costruzione dei veicoli l’adozione di sistemi avanzati di assistenza alla guida (Adas). E del decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 18 aprile del 2018 che stabilisce una vera e propria tempistica per la messa in cantiere delle strade del futuro e che riguardano sia le tratte autostradali e stradali di nuova realizzazione sia anche quello soggetta ad opere di manutenzione straordinaria.
Un caso in cui ricade appunto la Salerno-Reggio, ad esempio, che è in via di completamento da decenni. Secondo quel decreto, entro il 2025 il Governo aveva espresso l’intenzione di intervenire sulle infrastrutture italiane appartenenti alla rete Ten-T (Trans european network-Trasport) e sulle tratte autostradali come previsto anche dal documento “Connettere l’Italia” allegato del Def 2017. E poi, seguendo quel decreto, è stato stabilito il 2030 la deadline per attivare ulteriori servizi in direzione appunto della completa trasformazione delle tratte stradali in vere e proprie smart road: «deviazione dei flussi, intervento sulle velocità medie per evitare congestioni, suggerimento di traiettorie, gestione dinamica degli accessi, dei parcheggi e del rifornimento, anche elettrico». E l’A2 era inserita proprio tra quelle opere da realizzare in questa direzione fin da subito. Come era in predicato dallo stesso management dell’Anas che già in quel periodo – correva l’anno 2017 – annunciava in pompa magna «La Mediterranea sarà la prima autostrada smart road d’Italia».
Da qui l’idea di rilanciare con forza quel progetto di trasformare l’A2 – e anche le due autostrade siciliane – in un’arteria capace di rilanciare l’economia dei territorio facendo leva appunto sull’alto contenuto tecnologico. Una strategia – già contenuta nel documento “I tre interventi che non possono mancare nel sistema dei trasporti di Sicilia e Calabria” elaborato da otto docenti di Trasporti e costruzioni di strade, ferrovie ed aeroporti di sei Atenei calabresi e siciliani – per il quale è stato redatto un apposito dossier sottoposto a tutti i parlamentari delle due regioni per divenire materiale utile a riscrivere il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in esame da parte del Governo Draghi. Questo con l’obiettivo di rendere lo Smart Road uno degli assi portanti – assieme all’alta velocità e al sistema portuale del Mezzogiorno – degli interventi infrastrutturali utili a rilanciare – e non solo rendere resiliente – l’economia della Calabria e della Sicilia.
Secondo il dossier predisposto da un team di docenti degli atenei calabresi e siciliani (Università di Messina, Università di Catania, Università della Calabria, Università di Palermo, Università Mediterranea di Reggio Calabria e Università “Kore” di Enna), i vantaggi della trasformazione delle autostrade in smart road nelle aree in ritardo di sviluppo – come quelle delle due regioni – sarebbero elevatissimi. Mettendo in moto ricadute socio-economiche per i territori attraversati da queste innovative infrastrutture che diventerebbero attrattivi di investimenti e di crescita della mobilità sostenibile.
Si parte dall’analisi del contenimento dei costi grazie alle tecnologie introdotte dalla guida automatica, infatti ci sarebbe una sensibile riduzione dei consumi. Valutando le perfomance del truck platooning, cioè la possibilità di far viaggiare camion in colonna sfruttando la guida intelligente, si è calcolato un abbattimento dei costi energetici e delle emissioni di Co2 nell’atmosfera, pari rispettivamente al 10% e al 16%. Un aspetto che già di per se renderebbe particolarmente vantaggioso far circolare merci lungo le dorsali dotate delle tecnologie digitali. Un modello che si è rivelato importante nella strategia di rilancio delle portualità, ma anche nell’insediamento di siti produttivi nei territori in cui sono presenti le strade intelligenti. Grazie alla tecnologia di guida supportata infatti, c’è la possibilità di incrementare la capacità dell’infrastruttura per il minore distanziamento tra veicoli e nel contempo aumentare la sicurezza grazie alla presenza dei sistemi di assistenza alla guida. Una metodologia di trasporto che è già realtà, ad esempio nel porto di Rotterdam che prevede l’impiego di 100 platooning al giorno. Potenzialità enormi dispiegabili solo attraverso la realizzazione di infrastrutture digitalmente evolute.
Così come grazie alle nuove tecnologie applicate ad autostrade come l’A2, sarebbe possibile una migliore gestione del traffico in particolari situazioni, quali potrebbero essere quelle legate ai collegamenti nei periodi di maggiore densità di circolazione. Migliorando i servizi legati al turismo. A parità di infrastrutture esistenti, infatti, la tecnologia della smart road consentirebbe di utilizzare ad esempio la corsia d’emergenza in modalità dinamica. Trasformando di fatto interi tratti in strade a tre corsie a costo zero. La capacità di analizzare il traffico in tempo reale, valutando la situazione al momento, permetterebbe di comunicare ai conducenti la possibilità di utilizzare la corsia d’emergenza come una nuova linea di percorrenza. Abbattendo così eventuali fenomeni di coda nei periodi di maggiore traffico.
E poi c’è lo scatto in avanti nella fruizione delle strade intelligenti da parte delle vetture elettriche. La rivoluzione innescata dagli ingenti investimenti delle principali aziende automobilistiche del Pianeta spinge sull’acceleratore anche la necessità di creare le condizioni per far circolare sulle grandi arterie del Paese i nuovi veicoli. Riuscire a dotare l’A2 di molteplici aree di sosta con colonnine per la ricarica rapida dei mezzi elettrici significa, in questo senso, esercitare una capacità attrattiva notevole per questi territori, con ricadute innegabili sul turismo.
L’idea veicolata dal team di docenti – coordinati da Gaetano Bosurgi (Università di Messina), Salvatore Damiano Cafiso (Università di Catania), Massimo Di Gangi (Università di Messina), Demetrio C. Festa (Università della Calabria), Anna Granà (Università di Palermo), Matteo Ignaccolo (Università di Catania), Marco Migliore (Università di Palermo), Francesco Russo (Università Mediterranea di Reggio Calabria) e Giovanni Tesoriere (Università “Kore” di Enna)-, inoltre è quella di rendere queste aree di parcheggio vere e proprie green island in grado cioè di sfruttare le fonti rinnovabili (pannelli fotovoltaici, pale eoliche) per rendere autonomo il fabbisogno energetico non solo per la ricarica dei veicoli ma per la funzionalità dell’intera rete autostradale digitalmente evoluta. Lo sviluppo di App da scaricare anche sugli smartphone consentirebbe poi di geolocalizzare le aree, prenotare in tempo reale e comprendere i tempi di attesa delle singole ricariche dei veicoli.
Attraverso la lettura del dossier redatto dai docenti universitari, emergono inoltre i vantaggi che sarebbero fruibili anche dai mezzi circolanti non tecnologicamente aggiornati facendo leva sulla fortissima diffusione degli smartphone tra gli automobilisti. Grazie alla rete autostradale intelligente così le informazioni giungerebbero ai fruitori attraverso i propri telefonini: dal traffico, agli allert meteo, alle condizioni di sicurezza della strada che stanno percorrendo. Comunicando sempre in real time eventuali comportamenti da adottare.
Ma l’orizzonte che si amplierebbe grazie alla transazione tecnologica della rete stradale non si arresterebbe qui. In materia di sicurezza stradale e di prevenzione di eventuali incidenti come anche di controllo praticamente costante della qualità delle infrastrutture presenti sulle tratte si compierebbero una serie di passi in avanti da gigante. I mezzi in circolazione attraverso una miriade di sensori collegati in wi-fi sarebbero in grado di interagire con la strada trasferendo informazioni sulle condizioni meteorologiche, sulla qualità del manto stradale, di ponti e gallerie e livelli di illuminazione e visibilità. Una massa enorme di informazioni che consentirebbero al gestore di valutare le decisioni da adottare per le singole situazioni e al contempo di trasmettere agli utenti comportamenti adeguati conseguenti.
La maggiore automazione dei veicoli con il trasferimento di dati consentiti dalle strade intelligenti imprimerebbe una svolta anche nelle politiche di transizione ecologica del nostro territorio. Tutte voci, dunque che interpretano al meglio quella strategia veicolata dalla Next generation Eu che l’Europa ha rilanciato con la massa enorme di risorse previste per il nostro Paese. E di cui il Sud e la Calabria potrebbero approfittare, segnalano i docenti, puntando proprio ad investimenti nelle smart road.
Attualmente l’Anas, azienda che gestisce “l’autostrada del Mediterraneo”, dopo l’annuncio della trasformazione dell’A2 come prima «autostrada smart road d’Italia», ha messo in cantiere solo due progetti per un investimento complessivo di circa 25 milioni di euro. Si tratta, in particolare, della realizzazione del tratto compreso tra Morano e Lamezia Terme e di un intervento previsto a Villa San Giovanni.
Il primo progetto prevede la posa di infrastrutture tecnologiche nei tratti compresi tra il km 180+000 (Svincolo di Morano Calabro) ed il km 320+000 (Svincolo di Lamezia Terme) per la connettività di utenti ed operatori Anas al fine di fruire dei sistemi di info-navigazione (Intelligence trasport sistem, Its). «Il progetto – evidenziano dall’Anas – si propone infatti l’obiettivo di realizzare un sistema che sia in grado di fornire agli utenti informazioni a valore aggiunto per aumentare la sicurezza stradale ed il comfort di guida a seconda delle diverse condizioni della viabilità».
Un progetto che nella scheda di presentazione prevede un investimento di 21 milioni di euro finanziato dal Programma operativo nazionale Infrastrutture e reti (Pon-Ir) 2014-20. Definito dal management dell’Azienda come «primo step» di un più vasto programma di Smart Road italiano che contempla un miliardo di investimenti in questa direzione di cui «circa 250 milioni in corso». Ma questo progetto i cui lavori dovevano terminare a fine anno, in realtà ha subito rallentamenti. Tanto che la conclusione è già slittata, secondo quanto riferito dal management dell’Anas, già di un anno.
L’altro intervento, i cui lavori sono stati affidati alla ditta nei giorni scorsi, riguarda il tratto compreso tra lo svincolo autostradale di Villa San Giovanni e gli imbarchi per la Sicilia. Un progetto da 2,5 milioni di euro cofinanziati – per 2 milioni di euro dei fondi Pac 2014-20 e 500mila euro con risorse del Cef (Connecting europe facility) – grazie ad un accordo sottoscritto dalla precedente amministrazione regionale con Anas, poi perfezionato lo scorso anno dal nuovo esecutivo.
In questo caso si tratta, come recita la scheda tecnica dell’Anas, «dell’istallazione in itinere delle postazioni polifunzionali e delle tecnologie di connettività, di sorveglianza e controllo lungo le rampe di accesso verso l’area imbarchi di Villa San Giovanni, attrezzate con Access point per sistema Wi-fi in motion in tecnologia Dscr, telecamere con funzionalità smart, in grado di svolgere attività di videosorveglianza “intelligente”, rilevazione di eventi pericolosi, situazioni critiche su strada e dati di traffico, telecamere di lettura targhe per l’identificazione dei veicoli allo scopo del calcolo dei tempi di attesa e riconoscimento di veicoli trasportanti merci pericolose, sistema di segnalazione acustica e luminosa per informare gli utenti dell’accesso contromano». Lavori che, da quanto riferito dal management Anas, «sono in fase di avvio di sperimentazione».
Dunque anche qui si sconta un ritardo che dimostra come sia lento e tortuoso il processo per vedere trasformato in realtà quel progetto A2 come prima autostrada smart road d’Italia.
Un progetto che proprio grazie ad un utilizzo mirato delle risorse del Recovery potrebbe viceversa imprimere un’accelerazione nella direzione giusta di ammodernare la principale arteria stradale calabrese e conseguentemente aumentare, appunto, l’attrattività dei territori. (r.desanto@corrierecal.it)
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