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Contestazioni elettorali, «a decidere saranno i giudici ordinari»

L’avvocato Oreste Morcavallo commenta la storica sentenza della Corte Costituzionale

Pubblicato il: 06/04/2021 – 15:38
Contestazioni elettorali, «a decidere saranno i giudici ordinari»

Una sentenza storica della Corte Costituzionale riporta alle competenze del giudice ordinario le questioni dei ricorsi elettorali in tema di eleggibilità e di incompatibilità dei candidati politici. Ad occuparsi degli aspetti relativi alle operazioni elettorali prima della sentenza n. 48/2021 erano le Camere stesse, attraverso un organo consultivo interno che, di volta in volta, valutava le eventuali irregolarità contestate. Un sistema decisionale che poteva fare a meno della giurisdizione dei tribunali e che esaminava e giudicava in maniera autonoma qualsiasi tipo di anomalia inerente alle elezioni, e talvolta anche alle traversie che hanno coinvolto direttamente gli esponenti di maggioranza.
«Una sentenza che arriva dopo tanti anni di tentativi da parte degli avvocati e dei giudici dei tribunali amministrativi e ordinari di cambiare questo tipo di sistema rimettendo la questione nelle mani delle Nazioni Unite e della Corte Costituzionale», dichiara l’avvocato Oreste Morcavallo (delegato regionale e componente della Segreteria nazionale della Società italiana avvocati amministrativisti), che aggiunge: «Oggi viene ribaltato quel principio dell’autodichia delle camere che finora era stato confermato».
Salta dunque il potere di determinare le proprie questioni interne, in materia di norme elettorali, da parte di organi istituzionali come Camera e Senato. «Ora, con questa sentenza, c’è un nuovo sistema di tutela processuale – continua Morcavallo – per chi si reputa leso nelle competizioni elettorali. E oltre a ciò anche tutte le tutte le fasi procedurali delle elezioni, come la creazione delle liste, l’ammissione o l’esclusione dei candidati e le questioni di incandidabilità ricadranno sotto la giurisdizione dei tribunali».
Spiega la portata del cambiamento di questa recente sentenza l’avvocato Morcavallo e sottolinea anche le falle del vecchio sistema, che in sostanza rimandava alla politica stessa le decisioni sui suoi stessi esponenti. «La Giunta in materia di elezioni agisce sulla base di evidenze documentali, ma trattandosi anche di un organo politico non si può escludere che un suo giudizio possa essere influenzato dalla maggioranza politica del momento, ad esempio – afferma Morcavallo». Ci sono anche altre possibili e assurde situazioni, che oltretutto si sono verificate spesso, causate dalla “autodichia” delle Camere. «Il vecchio sistema – spiega Morcavallo – poteva provocare situazioni paradossali in cui la Giunta riusciva a rendere effettiva una decisione – su una incandidabilità ad esempio – solo ad elezioni già avvenute, creando una serie di problemi come l’assegnazione dei seggi, o ancora peggio si arrivava a un verdetto a fine legislatura, creando disagi ancora più evidenti».
Il quadro descritto è quello di una riappropriazione da parte degli organi giudiziari di quelle decisioni fondamentali che garantiscono la trasparenza delle elezioni e dunque tutelano la democrazia e la legittimità dei governi in carica. Riguardo ai metodi di controllo delle norme elettorali che si sono utilizzati finora «la Giunta si limitava – spiega Marcavallo – a una verifica “a campione”, scegliendo solo un numero limitato di schede elettorali contestate e facendo proseguire l’operazione solo nel caso di individuazione di qualche irregolarità». Revisioni veloci e incentrate su piccoli campioni di voti che rischiavano di essere approssimative, «accertamenti di Giunte basate su dati esigui e non sufficienti ce ne sono state tante, potrei annoverare davvero molti casi» dichiara Morcavallo, cercando di definire ancora meglio il contesto in cui un organo politico operava occupandosi di temi e questioni altrettanto politici. Problemi che non destano più la stessa preoccupazione di prima di fronte alla sentenza della Corte Costituzionale.

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