Ora tocca al Governo trovare la soluzione per integrare le due aziende ospedaliere di Catanzaro e realizzare il più grande polo sanitario della Calabria in tempo di Covid. L’impegno solenne è stato preso ufficialmente dal Governo Conte II nella scorsa primavera, quando l’Esecutivo decise di impugnare alla Consulta anche la “manutenzione normativa” che il Consiglio Regionale aveva approvato su mia proposta. In quell’occasione, il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi recitava testualmente che l’integrazione tra le due Aziende del Capoluogo «costituisce uno degli obiettivi principali della riqualificazione della offerta del servizio sanitario, non solo nella città di Catanzaro, ma nell’intero territorio regionale». Sempre nel comunicato ufficiale, c’era «l’impegno dell’attivazione di un tavolo di confronto presso il Ministero dell’università e della ricerca, con la partecipazione della Regione Calabria e di tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti, per la definizione del protocollo d’intesa finalizzato a disciplinare l’integrazione tra l’Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Mater Domini». Che fine ha fatto quell’impegno? Perché in tutti questi mesi non se n’è fatto nulla?
E’ presto spiegato. Sono troppi e troppo potenti i nemici più o meno occulti dell’integrazione tra le due aziende. Ci sono troppi e non sempre nobili interessi. La bocciatura della precedente legge da parte della Consulta non mi stupisce. C’è una lotta di potere che vede in prima fila l’Università che non vuole rinunciare ai suoi privilegi con un Rettore che con la sua azione deleteria sta indebolendo ogni giorno di più la Facoltà di Medicina, nei fatti svenduta all’Università di Cosenza. Ci sono i debiti incalcolabili dell’Azienda Mater Domini, ci sono i fantasmi della “macchina mangiasoldi” che era la Fondazione Campanella. Ci sono le resistenze ottuse anche di alcuni medici del “Pugliese”.
Ma c’è anche l’incapacità, o forse la calcolata incapacità, del precedente commissario Cotticelli che aveva scritto di suo pugno la “manutenzione normativa” della legge di integrazione, salvo poi giocare sui tavoli romani per la sua bocciatura. Ecco, questa è la Calabria, l’unica regione del Meridione che non ha una grande azienda ospedaliera universitaria che potrebbe essere fondamentale nella lotta al Covid e a tutte le altre gravi patologie, che potrebbe dare lavoro a migliaia di addetti, che potrebbe sfornare i migliori medici. Tutto a zero per le gelosie, i giochi di potere, gli egoismi. Ci pensi ora il Governo Draghi. Ci pensino i parlamentari della Calabria. Ci pensino il ministro della salute Speranza, che è lo stesso del Conte II, ci pensi il nuovo Ministro dell’Università, Maria Cristina Messa. La Regione, il Comune di Catanzaro, tutti gli Enti Locali si mobilitino.
*consigliere regionale Forza Italia
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