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operazione lavo e cucio

Novi Ligure, riciclaggio di denaro. «Non basta essere calabresi per essere malavitosi»

Una attività al centro dell’inchiesta sarebbe stata avviata da un affiliato alla ‘ndrangheta. Un indagato si difende: «Sono un lavoratore onesto»

Pubblicato il: 06/04/2021 – 15:38
di Fabio Benincasa
Novi Ligure, riciclaggio di denaro. «Non basta essere calabresi per essere malavitosi»

NOVI LIGURE “Lavo e cucio” è il nome scelto dagli inquirenti per battezzare l’operazione condotta dai Carabinieri a Novi Ligure e partita dalla provincia di Cosenza. Nel mirino degli investigatori sono finiti M. B., 41 anni, di origine calabrese e alcuni membri della sua famiglia: il fratello, 36 anni, la madre, 65, la moglie, 36, e la suocera di 56. Insieme, secondo l’accusa, gestivano le lavanderie nei centri commerciali Panorama di Alessandria, Iper di Serravalle Scrivia e Bennet di Novi. Le indagini, partite nel 2019, hanno permesso ai carabinieri di ricostruire il flusso di denaro per individuarne provenienza e destinazione. Le denunce sono scattate, a vario titolo, per i reati di trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e autoriciclaggio. Su richiesta del procuratore aggiunto Tiziano Masini, titolare delle indagini, il gip Paolo Bargero ha disposto la confisca di una Porsche Cayenne e una Bmw con targa tedesca e conti correnti bancari. L’attenzione di chi indaga è rivolta anche all’analisi di assegni circolari e bonifici, riconducibili alle lavanderie – secondo l’accusa – tutte nella disponibilità di M. B. ma intestate ai suoi congiunti. Un sistema – secondo la Procura – utilizzato per sottrarsi alle imposte sul reddito e che di fatto avrebbero permesso di generare profitti (ancora non quantificati).

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Da quanto emerso dalle indagini, la lavanderia di Serravalle sarebbe stata avviata nel 2012 da una persona già nota alle forze dell’ordine e legata alla ‘ndrangheta: un presunto affiliato alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, accusato di aver commesso vari omicidi. Un anno dopo l’inaugurazione, il titolare dell’impresa avrebbe ceduto la lavanderia alla moglie di M. B. Circostanza che lo stesso indagato, difeso dall’avvocato Giuseppe Cormaio, ha negato come riporta il quotidiano La Stampa: «Non basta essere calabresi per essere malavitosi. Mi sono trasferito a Serravalle da molti anni esclusivamente per poter lavorare onestamente e crescere i miei figli. Sono del tutto estraneo alla criminalità organizzata – ha aggiunto – e l’autorità giudiziaria lo sa perfettamente. Chi mi conosce sa anche della mia perfetta onestà e certamente riuscirò a dimostrarlo in Tribunale non appena sarà possibile».

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