CATANZARO «Entro fine aprile l’Italia dovrà illustrare all’Europa i progetti su cui investire i 200 miliardi del Recovery Plan e dal premier Draghi, il cui prestigio internazionale è fuori discussione, ci si aspetta (il Sud in particolare) che attivi progettualità finalizzate a rendere coeso il Paese eliminando il differenziale di sviluppo Nord-Sud, come fece il cancelliere Helmut Khol nell’89 riunificando la Germania». Aggiunge il consigliere regionale Francesco Pitaro: «L’emergenza sanitaria è una preoccupazione enorme, ma in Calabria non può trasformarsi in un alibi per evitare di occuparsi di un argomento cruciale per il futuro. E purtroppo sul Recovery Plan la Regione continua a non toccare palla. O forse lo fa all’insaputa del Consiglio e dei soggetti dello sviluppo, come se il dossier fosse una pratica amministrativa da trattare con il copia-incolla o con le furbizie di sempre». Ad avviso di Pitaro: «In questo scenario di disattenzione, la seduta del Consiglio regionale sul fondo europeo, più volte richiesta dall’opposizione, è quanto mai urgente e dovrà apprendere i risultati della concertazione fra le Regioni e il gruppo di lavoro istituito dal Governo». Sottolinea il consigliere regionale: «È essenziale che l’Aula, dopo un’informativa del Presidente della Regione, assuma una posizione per chiedere a Bruxelles – che non può più occuparsi solo della vigilanza sui conti pubblici – e al Governo che le risorse del Recovery siano utilizzate non per far tornare la Calabria alla condizione pre-Covid, ma per ribaltare lo status quo e azzerare l’intollerabile divario di cittadinanza col resto del Paese. Come sollecita l’economista Vittorio Daniele bisogna capire se gli interventi previsti nella prima bozza predisposta dal Governo Conte (Alta velocità ferroviaria, Zone economiche speciali e portualità) sono ancora presenti nella nuova versione. Così come c’è da puntualizzare, visto che le ingenti somme messe a disposizione dall’Europa mirano a recuperare il ritardo di sviluppo di questa parte dell’Italia, che al Mezzogiorno vada il 40 per cento delle risorse».
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