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Centro storico di Cosenza: i crolli, i vincoli paesaggistici e la relazione al Mibact

Nuova udienza del processo a carico di tre persone indagate per alcuni lavori nella parte antica della città. «Un’area con situazioni di degrado»

Pubblicato il: 07/04/2021 – 14:57
di Fabio Benincasa
Centro storico di Cosenza: i crolli, i vincoli paesaggistici e la relazione al Mibact

COSENZA Opere edili realizzate in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, ampliamenti effettuati senza le necessarie autorizzazioni ed ancora mancate comunicazioni alla Soprintendenza archeologica, paesaggistica e delle belle arti in merito al rinvenimento di alcuni reperti storici di valore. Sono queste le accuse mosse, a vario titolo, nei confronti di tre persone indagate dalla Procura della Repubblica di Cosenza in merito ad alcuni interventi eseguiti nel centro storico cittadino. Nell’agosto del 2017 è stata notificata la notizia di reato a Francesco Converso, direttore dei lavori, accusato di aver contributo alla realizzazione di opere edili senza ricevere necessarie autorizzazioni in aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Nei confronti dello stesso indagato pende anche l’accusa di abuso d’ufficio perché – in qualità di responsabile del settore infrastrutture e mobilità del Comune di Cosenza – «avrebbe autorizzato i lavori» senza ricevere l’ok della Soprintendenza. Nel procedimento sono coinvolti anche Mario Arturo Bartucci, responsabile Unico del procedimento, «per aver contribuito alla realizzazione dei lavori e per il successivo ampliamento senza le previste autorizzazioni» e Pasquale Cundari, titolare della ditta esecutrice dei lavori, accusato di aver «diretto i lavori» oggetto di indagine e «per inosservanza dei provvedimenti amministrativi per aver omesso di comunicare alla Soprintendenza il rinvenimento di un muro di epoca romana ed un capitello con resti di colonna di origine medievale».

L’avvio «unilaterale dei lavori»

Il procedimento entra nel vivo per stabilire se esistano o meno responsabilità da addebitare agli indagati: l’udienza che si terrà domani sarà dedicata all’ascolto delle dichiarazioni dei testimoni della difesa. Nel corso dell’intricata esecuzione dei lavori, si sono susseguiti pareri, note e comunicazioni a singhiozzo tra la Soprintendenza e la ditta incaricata dell’intervento. La Soprintendenza di Cosenza con una missiva, prendendo atto di alcuni documenti trasmessi dall’amministrazione bruzia, aveva disposto attività volte alla «tutela del muro di epoca romana e del capitello rinvenuti nel corso dei lavori edili e accertati in un sopralluogo effettuato insieme al personale del Nucleo Tpc dei Carabinieri di Cosenza». Tuttavia, la stessa Soprintendenza richiederà più volte ed esplicitamente all’impresa di comunicare «ogni circostanza volta a modificare i presupposti congetturali o di fatto sui quali la medesima autorizzazione si fonda», invocando un tavolo tecnico da istituire insieme al Comune e alla Protezione Civile per stabilire tempi e modi per effettuare le demolizioni di urgenza. Il Comune, a parere della Soprintendenza, avrebbe «avviato unilateralmente i lavori, portando avanti anche le attività di sgombero delle macerie e demolizione dei ruderi sebbene fossero soggetti ad autorizzazione paesaggistica», ricadendo all’interno di un perimetro tutelato.

La dura relazione inviata al Mibact

In una missiva dell’11 aprile 2017, la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone comunica al Mibact quanto accaduto, descrivendo – con dovizia di particolari – la situazione in cui versa il centro storico di Cosenza. «Un’area urbana che presenta caseggiati con situazioni di degrado», come confermato dal «grave stato di decadimento per l’assenza di attività manutentoria degli immobili, dovuta al loro abbandono totale o parziale». Secondo la Soprintendenza, il Comune «non riesce a far fronte alla tante emergenze presenti nei diversi quartieri e finisce per intervenire solo a disastri avvenuti, come accaduto in occasione dei crolli di via Bombini e via Gaeta». I continui crolli sono causa della «lenta, progressiva e inesorabile trasformazione storico-paesaggistica di ambiti caratteristici di diversi quartieri del centro storico», ai malumori e alle proteste dei residenti si legano anche gli effetti delle demolizioni che «generano vuoti privi di senso storico rispetto all’antica maglia urbana». Una relazione durissima, a cui nel corso degli ultimi anni sono seguiti appelli rimasti inascoltati, richieste di fondi per interventi immediati e risolutivi e l’invito del sindaco Occhiuto ai privati e proprietari degli immobili ad intervenire per rimettere in sesto gli edifici pericolanti. Poco o nulla però è stato fatto.

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