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L’ESPOSTO

Discarica di Melicuccà, l’esposto di Enti e associazioni: «Possibile disastro ambientale»

Presentata in procura la denuncia volta a bloccare il progetto della Regione che rischia di «compromettere le falde acquifere alla base dell’impianto»

Pubblicato il: 07/04/2021 – 13:39
Discarica di Melicuccà, l’esposto di Enti e associazioni: «Possibile disastro ambientale»

PALMI Continua la decennale battaglia intorno alla discarica di Melicuccà. Nei giorni scorsi, il sindaco di Palmi, Giuseppe Ranuccio, aveva preannunciato un esposto alle autorità competenti (individuate nel Ministero dell’ambiente e nelle locali procure) per bloccare il progetto della Regione finalizzato alla riattivazione dell’impianto sito nella località “La Zingara”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso erano state le dichiarazioni dell’attuale assessore regionale all’ambiente, Sergio De Caprio, per cui presto (intorno a maggio 2021) si sarebbe proceduto all’attivazione dell’impianto così «ignorando – diceva il sindaco – gli studi (ancora in corso d’opera) che evidenziano un rischio di contaminazione delle sorgenti che sono fonte di approvvigionamento idrico per diverse città della zona». Ma il problema e i possibili danni indotti al territorio dall’impianto, complici anche le negligenze dell’Ente regionale, potrebbero essere ben più estesi.
Nella mattinata di questo 7 aprile un esposto alla procura della Repubblica di Palmi è stato depositato. I firmatari sono alcuni consiglieri regionali di opposizione, consiglieri metropolitani, comunali di Palmi, Bagnara e Seminara oltre ad associazioni come Libera e Legambiente, che si schierano in prima linea nei confronti della Regione chiedendo l’accertamento di eventuali responsabilità relative a diverse fattispecie di reati ambientali, “disastro ambientale” e “omessa bonifica” su tutte, oltre che di «tutti quei reati che saranno ritenuti sussistenti».

Dal sequestro della discarica all’«illegittima» ripresa dei lavori

Le parti ricorrenti ricostruiscono le vicissitudini dell’impianto del Comune di Melicuccà (in contrada “La Zingara”) chiuso nel 2003 «perché non rispondeva ai requisiti di legge». Nel 2009 il sito viene messo a disposizione della Regione che avvia il progetto e i lavori per una nuova discarica. Già in quel frangente, con un esposto del 28 ottobre 2011, Legambiente aveva denunciato una serie di irregolarità nell’iter di autorizzazione della nuova discarica.
Alla base dell’impianto passa una falda acquifera del torrente Arena (affluente del Vina), circostanza che avrebbe potuto provocare l’inquinamento dell’intero bacino acquifero di Gioia Tauro.
Dall’esposto dell’associazione si era giunti al sequestro probatorio dell’impianto nel 2013. Il successivo 25 maggio del 2014 il gip di Catanzaro aveva invece disposto il sequestro preventivo del sito «sulla base delle criticità evidenziate» in una relazione tecnica secondo cui, alla base del progetto erano state fatte «errate valutazioni idrogeologiche».
Sebbene la Regione avesse provato a chiedere il dissequestro dell’impianto già a maggio 2016 – vedendoselo negato – lo stesso arriverà con provvedimento del 28 marzo 2019, quando il gip di Catanzaro si vede costretto ad archiviare il procedimento per intervenuta prescrizione dei capi d’imputazione relativamente ai quali si era proceduto al sequestro.
Tuttavia, sebbene l’impianto fosse stato dissequestrato, la Regione non era stata esentata dal sanare i vizi di legittimità che avevano dato impulso all’iter giudiziario, oltre che da una serie di pendenze tra cui la bonifica del sito della vecchia discarica.
La risposta della Regione, presunta negligente rispetto alle pendenze richieste, è stata quella di attivare un procedimento in deroga al “Testo Unico sull’Ambiente” quindi, come si legge nell’esposto, «a fine 2020 i lavori di realizzazione della discarica sono ripresi e sono tuttora in corso con prospettiva di conclusione entro il mese di maggio del corrente anno».

L’esposto: il “disastro ambientale” e l’”omessa bonifica”

Secondo i ricorrenti sono diverse le motivazioni per giungere a un nuovo blocco delle procedure volte alla riattivazione della discarica. Su tutte il rischio – provato attraverso una serie di consulenze tecniche allegate a corredo dell’atto presentato alla procura – che possano realizzarsi alcune delle fattispecie di reati ambientali previste nel codice penale dallo scorso 2015. Tra queste il disastro ambientale (articolo 452-bis) e l’omessa bonifica (articolo 452-terdeceies).
«È documentato – scrivono – il continuo spargimento di percolato della vecchia discarica nell’ambiente circostante» a dimostrazione del mancato intervento di bonifica del sito spettante alla Regione.
In una relazione dello scorso novembre, inoltre, il geologo Aurelio Costa aveva rilanciato la problematica che già lo scorso 2003 aveva portato al blocco dei lavori. «La discarica – si legge nella relazione – si trova all’interno del bacino di alimentazione della sorgente Vina (che da quasi un secolo fornisce acqua potabile a circa 20mila persone tra Palmi, Seminara e Melicuccà – oltre a contribuire a dare acqua alla città di Bagnara)», da ritenersi “zona protetta” in base alla normativa del 2006. Di converso, esisterebbe «il fondato rischio che le acque della sorgente, nonché quelle della imponente falda confinata (…), possano essere irrimediabilmente compromesse dalla presenza della discarica e che in tale verosimile evento anche una bonifica dell’intera sede si rivelerebbe tecnicamente impossibile».  
Nel “Piano di caratterizzazione ambientale” del 2015 redatto dal geologo Pizzonia per conto della Regione, non erano stati presi «in esame i rischi cui è sottoposta la sorgente Vina» salvo poi dichiarare, lo stesso Pizzonia, in una relazione del 2018, «non accettabile il rischio per la risorsa idrica».
La Regione, inoltre, non avrebbe provveduto, come la legge richiede, a definire l’area di salvaguardia della sorgente ritenuta “zona protetta” dichiarando anzi in più occasioni – ad esempio attraverso la responsabile del “Dipartimento Ambiente e Territorio-Settore rifiuti” – che «i rischi di contaminazione della falda, come conseguenza della realizzazione della discarica possono essere contenuti, ma non eliminati». (f.d.)

I firmatari del ricorso

Marcello Anastasi, consigliere regionale
Michele Conia, consigliere Città Metropolitana
I consiglieri comunali della città di Palmi: Domenica Maria Di Certo, Umberto Donato, Giuseppe Ippolito Armino, Carmelo Melara, Silvana Misale, Antonino Randazzo e Francesco Trentinella
I consiglieri comunali della città di Bagnara: Santa Parrello, Adone Pistolesi e Daniela Salerno
I consiglieri comunali della città di Seminara: Antonio Bonamico, Santo Gioffré e Giovanni Piccolo
Nicoletta Palladino per presidente Legambiente Calabria Anna Parretta (delega allegata), anche come presidente Circolo Legambiente Reggio Calabria, 
Teresa Famà per referente Libera Calabria Ennio Stamile (delega allegata), anche come referente Libera presidio di Palmi
Maria Carmela Gioffrè, referente Libera presidio di Bagnara 
Stefania Marino, presidente ProSalus di Palmi 
Marco Giuseppe Misale, coordinatore Circolo Armino di Palmi 
Pasqualino Triulcio, presidente Alba Ceramida di Bagnara 
Pasquale Condello per presidente Agape Sant’Eufemia d’Aspromonte Iolanda Luppino
Carlo Toscano per presidente Nella Mia Città Bagnara Roberta Macrì
Giovanni Piccolo per presidente Progetto Futuro di Seminara Domenico Scordo

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