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dramma sanitario

Soverato, la denuncia del sindaco: «Paziente Covid grave rispedito a casa per mancanza di posti letto»

«Vergogna», scrive Alecci raccontando l’episodio. «Il signore non poteva nemmeno mangiare e né l’assistenza domiciliare né l’Usca dicevano di essere tenute ad intervenire»

Pubblicato il: 11/04/2021 – 9:09
Soverato, la denuncia del sindaco: «Paziente Covid grave rispedito a casa per mancanza di posti letto»

CATANZARO «Una storia di ordinaria follia» sanitaria è quella che denuncia sui propri canali social Ernesto Alecci, sindaco di Soverato. «Alle 12 stamani – scrive – mi chiama il Maresciallo dei Carabinieri e mi avvisa di aver ricevuto una chiamata da un signore solo in casa senza nulla da mangiare positivo al Covid, il nome stranamente non mi dice nulla e mi prendo il numero per chiamarlo».
Qui l’agghiacciante scoperta: «Lo chiamo, mi dice che ieri pomeriggio aveva chiamato il 118 perché stava male, paralizzato a letto dal dolore alle articolazioni, l’ambulanza lo preleva e lo porta a Lamezia dove prima del ricovero gli fanno un tampone, purtroppo risulta positivo al Covid e quindi dopo diverse ore in cerca, senza successo, di un posto letto, alle 4 del mattino lo riportano a casa e lo rimettono a letto con un catetere, solo e senza assistenza. Mi dice che non mangia da 2 giorni e che si sente male».
Alecci prova allora ad andare più a fondo nella faccenda: «Chiamo i medici dell’Usca in servizio a Soverato e gli do appuntamento davanti casa del signore dopo 15 minuti per avere prima il tempo di andare al supermercato a fargli un po’ di spesa. Arriviamo li dopo che un familiare ci porta la copia delle chiavi di casa (è allettato e non poteva alzarsi ad aprire) ed i sanitari entrano. Lo trovano alle 12:45 con il catetere pieno di urina e sangue. Il letto zuppo d’acqua perché cercando di bere gli era caduta l’acqua addosso. Con grande fatica lo cambiano, sostituiscono le lenzuola e sostituiscono il catetere. Non sono però attrezzati alle cure domiciliari, i sanitari dell’Usca possono intervenire solo sui positivi al Covid ma non per altre patologie. Allora chiamo il sevizio per l’assistenza domiciliare sanitaria che presta soccorso a chi ha bisogno di cure ma mi dicono che per i casi positivi al Covid non possono intervenire».
In sintesi, l’assistenza domiciliare non interviene per i positivi al Covid e l’Usca interviene per i positivi al Covid ma solo per i sintomi del virus e non per altre patologie.
Qui inizia una sorta di Odissea telefonica: «Proviamo a far mangiare il signore ma non ci riesce. Non può deglutire ed ha dolori troppo forti. Ci dice di aver avuto una emorragia digestiva dovuta all’abuso di antidolorifici presi nei giorni precedenti. Chiamo il 118 per un ricovero ma mi dicono che siccome la saturazione è buona non possono intervenire perché i posti letto sono pochi ed occupati. I sanitari dell’Usca (molto scrupolosi ed attenti) provano a fare il possibile ma la situazione non migliora. Richiamo il 118 e chiedo di fare il possibile perché la situazione non è sostenibile. Arriva l’ambulanza, medico ed infermieri molto bravi e scrupolosi, iniziano le cure del caso nel tentativo di poter mettere il paziente in grado di seguire la terapia in casa. Dopo mezz’ora anche loro si accorgono che la situazione è più complicata del previsto ed alle 16:20 finalmente viene portato in ambulanza. Salgono e partono via…rimango a guardare l’ambulanza andare via dopo quasi 4 ore e mezza di stress, ansia e nervosismo».
Il sindaco dice di essersi ritrovato con in mano le chiavi di casa dell’uomo, misto tra sdegno, amarezza e rabbia. «I sanitari dell’Usca salutandomi mi dicono che quelle che hanno usato sono le ultime mascherine e gli dico che in settimana proverò a procurarne per donargliele. Mi rendo conto di come è ridotta la nostra Calabria e la sanità. Sento ancora parlare di nomine, commissari, grandi scienziati e supereroi. Intanto la gente muore e i posti letto mancano ancora dopo un anno. Vergogna».

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