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«Vedi che io ti picchio». I contatti di D’Amico con il boss Anello, i Piscopisani e gli “attriti”con Prestanicola

I 700 euro da portare a Rocco Anello in carcere e il “favore” non ricambiato, E poi il legame con Battaglia e le minacce all’imprenditore

Pubblicato il: 11/04/2021 – 8:11
di Giorgio Curcio
«Vedi che io ti picchio». I contatti di D’Amico con il boss Anello, i Piscopisani e gli “attriti”con Prestanicola

VIBO VALENTIA Le indagini della Dda di Catanzaro, confluite nel troncone rinominato “Rinascita 2” dell’inchiesta “Petrolmafie spa” e che ha visto l’impegno anche delle Dda di Roma, Napoli e Reggio Calabria, hanno permesso di accertare come uno degli arrestati, Giuseppe D’Amico, imprenditore ed elemento di riferimento della criminalità legata al clan Mancuso, (ne abbiamo scritto qui), avesse frequenti rapporti con Salvatore Giuseppe Galati, noto come “Pino il ragioniere”, considerato dagli inquirenti «elemento di primissimo piano della cosca dei Piscopisani». 

Gli incontri con il “pasticcere”

Per lo più sms nei quali – utilizzando un linguaggio criptico – facevano riferimento ad un non meglio identificato “pasticcere”. Come quelli captati dagli inquirenti il 22 settembre 2018: una serie di squilli fra le due utenze telefoniche e poi l’accordo per incontrarsi presso il bar pasticceria “Cicciò” «per sorbire un caffè “con il pasticcere”». Stesso sms inviato ancora a Giuseppe D’Amico anche il 10 dicembre 2018, con il quale chiedeva «quando sarebbe venuto “il pasticcere”», senza ottenere anche un questo alcuna risposta. 

rimpiazzo
Operazione “Rimpiazzo”

L’operazione “Rimpiazzo” 

Di grande rilievo investigativo per la Dda di Catanzaro sono poi i commenti captati in seguito all’operazione anti ‘ndrangheta “Rimpiazzo”, eseguita dalla squadra mobile di Vibo Valentia il 9 aprile 2019, con l’arresto di 31 persone ritenute affiliate o riconducibili alla cosca dei Piscopisani. I commenti captati dagli inquirenti riguardano Giuseppe D’Amico e il nipote Michele, classe ’94, figlio del fratello di Giuseppe, Antonio D’Amico. Zio e nipote, intercettati poco dopo le 11 del mattino mentre erano in auto lungo le vie di Vibo Valentia, – è scritto nelle carte della Dda – oltre a dimostrare di essere interessati ad alcuni dettagli relativi all’esecuzione dell’operazione di polizia, davano anche prova di essere a conoscenza di alcune dinamiche riguardanti la consorteria operante nella frazione di Piscopio, formulando ipotesi sui soggetti che potessero verosimilmente aver acquisito un qualche ruolo di rilievo nei ranghi della cosca. «Il capo chi è rimasto a Piscopio … Nazzareno il capo … Ntoni tri..Pino … non c’è altro … assai» dice Giuseppe D’Amico con il nipote che risponde: «Salvatore.. baffetto» e mostra allo zio il video delle intercettazioni in carcere che subito riconosce i protagonisti: «Saro … Saro … Nazzareno … Massimo può essere … Massimo Ripepi … Saro … Nazzareno e Massimo… Nazzareno “u tartaru”, Saro ” u cane” e Massimo Ripepi».  

Rocco Anello Imponimento
Il boss Rocco Anello

I rapporti con Rocco Anello 

Il 13 aprile 2019 Giuseppe Barbieri – tra gli indagati dell’inchiesta – si reca presso la DR Service per incontrare Giuseppe D’Amico. La conversazione intercettata durante l’incontro, per gli inquirenti assume interesse investigativo nella misura in cui aveva ad oggetto, in due momenti salienti, i rapporti tra lo stesso D’Amico e Rocco Anello, boss di Filadelfia e già coinvolto nell’operazione “Imponimento” e la cosca dei Piscopisani. D’Amico racconta, in particolare, che in un’occasione aveva consegnato a Francescantonio Anello, figlio di Rocco e fermato nel blitz della Dda di Catanzaro, sei o settecento euro, affinché al prossimo colloquio in carcere la consegnasse al padre detenuto. «Siccome suo papà in questo momento è privo della libertà, io ho sentito il dovere (…) gli ho detto: “Sai che fai? Dato che vai a colloquio … questi qua glieli porti a papà … per questa volta, è la prima volta …” gli ho detto “… glieli porti a papà”». La prova per gli inquirenti di come l’indagato piscopisano aderisse intimamente «al noto obbligo di solidarietà nei confronti dei sodali detenuti e delle loro famiglie, vigente all’interno delle associazioni mafiose». 

Gli incontri alla DR Service

Il favore non ricambiato 

Nel corso della conversazione, inoltre, Giuseppe D’Amico spiega a Barbieri di essersi trovato lui ad aver bisogno di un aiuto da parte di Francescantonio Anello, ma di non aver avuto il supporto auspicato, e di aver pertanto rimproverato aspramente. «Forse non hai capito … sei tu che hai bisogno di me … e io quando ho avuto bisogno, da voi, sono venuto e non vi siete fatti vedere (…) che poi quando esce tuo padre parliamo con tuo padre di questo fatto” e non ho capito..». 

I rapporti con Sarino Battaglia e gli attriti con Prestanicola

Dopo aver parlato di Francescantonio Anello e del padre Rocco, Giuseppe D’Amico passa a Daniele Prestanicola, imprenditore per il quale Dda di Catanzaro ha chiesto il processo nell’ambito dell’inchiesta “Imponimento”. Nella conversazione captata dagli inquirenti si carpivano i riferimenti ai rapporti dello stesso D’Amico con Rosario Battaglia noto come “Sarino”, altro elemento di primissimo livello della cosca dei Piscopisani e arrestato nel corso del blitz “Rimpiazzo”. D’Amico quindi parla di un aspro confronto avuto proprio con Prestanicola, in cui lo aveva messo in guardia perché “colpevole” tra l’altro, di farsi vanto dei propri rapporti con Rosario Battaglia, tali che non avrebbe avuto neanche bisogno di parlare con lui per prendere iniziative violente nei confronti dello stesso Prestanicola. «Una volta mi sono innervosito e gliel’ho detto deciso a Daniele: “Non ti andare annacando che ti siedi con Sarino… che ti siedi con quello… che io ti prendo a calci nel culo».  E ancora: «Una sera davanti la Chiesa era seduto…”Forse non hai capito… io ti prendo a calci nel culo… e non è che devo dire a Sarino “Vedi che lo prendo a calci nel culo” …che io ti picchio!”…[…]…Io ti picchio forse non hai capito … che io e lui siamo una cosa, tu e lui siete un’altra totale». Poi è ancora D’Amico a raccontare a Barbieri quando Rosario Battaglia gli aveva chiesto di “lasciar avvicinare” Prestanicola, dandogli però una risposta negativa. «Poi infatti un giorno … Sarino mi ha detto “Daniele” ha detto “vorrebbe avvicinarsi a te”… “Non è pronto ad avvicinarsi a me che non è buono”». (redazione@corrierecal.it)

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