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La riflessione

«AstraZeneca tra pareri discordanti e timori diffusi»

Sarà per i casi di trombosi accaduti dopo le vaccinazioni. Sarà perché il vaccino anti Covid 19 ha subito varie “destinazioni”, prima “consigliato” per i giovani, dopo per una fascia di età più ma…

Pubblicato il: 12/04/2021 – 10:23
di Franco Scrima*
«AstraZeneca tra pareri discordanti e timori diffusi»

Sarà per i casi di trombosi accaduti dopo le vaccinazioni. Sarà perché il vaccino anti Covid 19 ha subito varie “destinazioni”, prima “consigliato” per i giovani, dopo per una fascia di età più matura. Sarà stato per i decessi che gli sono stati attribuiti. Sarà per qualche altro motivo, certo è che tra la popolazione da vaccinare è serpeggiato il desiderio, oltre alla speranza, che le venisse somministrato un vaccino diverso.
Insomma, a far sperare in un diverso prodotto immunizzante sono gli effetti lasciati  ad alcuni dopo che avevano ricevuto una dose di vaccino AstraZeneca; tanto che le cronache raccontano di persone che hanno persino sfidato l’infezione pur di evitare la dose.  

È anche possibile che intorno ad esso si sia creato un clima di preoccupazione eccessiva, se non di panico, e che a poco siano servite le raccomandazioni di quanti si sforzano di ripetere che il prodotto è pressoché innocuo. Nella geografia anti virus rimangono purtroppo fotografati i casi di decessi a seguito di vaccinazioni con AstraZeneca; un fenomeno non solo italiano, considerato che anche in altri paesi europei sono stati segnalati casi di aggravamento, tanto da consigliare la sospensione della somministrazione. Lo hanno fatto la Spagna, la Germania e la Francia nonostante l’esiguo numero dii casi rispetto alle vaccinazioni eseguite: su venti milioni di persone vaccinate, si contano in totale 15 casi di trombosi e 22 di embolia polmonare, tanto che l’Azienda produttrice ritiene «il numero degli eventi più basso di quanto si potesse prevedere».

In Italia, come nel resto d’Europa, la preoccupazione si è diffusa dopo le segnalazioni di coaguli del sangue in soggetti vaccinati. A seguito di ciò l’Ema (Agenzia del farmaco) ha avviato un’indagine dalla quale è emerso che fino al 10 marzo scorso erano stati accertati 30 casi di trombosi in Europa.

Anche a voler dare per certo che i problemi di AstraZeneca siano frutto di fantasia, è impossibile non pensare che tra le popolazioni fosse inevitabile quel timore che induce a sostituire il farmaco con altri prodotti. Soprattutto è impensabile che le persone in età compresa tra i 60 e gli 80 anni, cioè la fascia di popolazione oggi destinata ad essere vaccinata con AstraZeneca, accondiscenda a farsi inoculare il vaccino senza timore. Ma sono le vicende strettamente connesse a quel prodotto a non fare stare tranquilli la gente che non dimentica che mentre all’inizio si era detto che il vaccino andava bene per i giovani, dopo il primo decesso e le reazioni negative, si è stabilìto che andava somministrato alle persone nella fascia di età compresa tra i sessanta e i settanta anni, considerate immuni. Per poi cambiare ancora e andare oltre quell’età.

Intanto la professoressa Antonella Viola del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, affermava che «AstraZeneca è un vaccino meno efficace rispetto ad altri e che riesce a proteggere solo sei persone su dieci». E le altre quattro? Sembra essere difronte ad un crescendo Mozartiano. È intervenuta anche l’Aifa (l’Agenzia Internazionale del Farmaco) per sconsigliare AstraZeneca anche per gli over 55, sul presupposto, questa volta, che non ci sarebbero stati dati solidi nell’efficacia del vaccino per quella fascia di età.
È stato, dunque, questo un susseguirsi di pareri che ha contribuito ad annebbiare le idee e alimentare la volontà e il desiderio di essere vaccinati con altri prodotti. Una realtà che riguarda, quale più quale meno, tutte le regioni italiane.  
Le persone che rifiutano questo vaccino sono tante, anche quelle che non hanno patologie importanti. Pertanto se il rischio, come si diceva, è assai modesto la domanda che ricorre di frequente è: «perché le persone tra i 70 e gli 80 anni debbono accettare un prodotto che avrebbe una minima percentuale di rischio, quando ci sono altri vaccini da poter fare?».
Purtroppo ciò fa in modo che tanti cittadini non si rechino nelle strutture per essere immunizzati, speranzosi che i vaccini siano messi in vendita nelle farmacie per scegliere quello considerato più sicuro. Un atteggiamento comprensibile anche se, per dirla in politichese, ricorda ciò che accade nelle piazze quando Salvini chiede a viva voce la riapertura delle attività commerciali. Come se il Governo ne avesse decretato la chiusura per fare un dispetto agli italiani!
*giornalista

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