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l’inchiesta

Villa Sant’Anna, chiesti 4 rinvii a giudizio per la presunta truffa

Nel mirino il mancato funzionamento del reparto Utic. Profitti illeciti per 10 milioni. Imputati manager Asp e membri del cda

Pubblicato il: 12/04/2021 – 18:23
di Alessia Truzzolillo
Villa Sant’Anna, chiesti 4 rinvii a giudizio per la presunta truffa

CATANZARO I sostituti procuratori di Catanzaro Vito Valerio e Chiara Bonfadini – con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e la direzione del procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri – hanno chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Domenico De Fazio, 65 anni, catanzarese, nella qualità di presidente della commissione aziendale per l’accreditamento sanitario dell’Asp di Catanzaro; Rosanna Frontera di 56 anni, di Catanzaro, legale rappresentante della casa di cura “Villa s. Anna spa”; Giuseppe Failla, 65 anni, di Catanzaro, direttore generale della clinica; Gaetano Muleo, 75 anni, di Catanzaro ma residente in Perugia, direttore sanitario della casa di cura dal 2010 e fino ad agosto 2019. Stessa richiesta anche per la Spa “Villa Sant’Anna”.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, truffa aggravata e continuata ai danni del servizio sanitario, frode nelle pubbliche forniture, rifiuto di atti d’ufficio.

Le minacce

I responsabili della struttura risultano indagati anche per il reato di “violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato” in quanto, una volta appreso dell’esistenza dell’indagine in corso da parte della guardia di finanza, avrebbero minacciato alcuni medici in servizio presso la casa di cura di andare incontro a conseguenze sul piano lavorativo e personale, nel caso in cui non avessero ritrattato o quantomeno rimodulato le dichiarazioni rilasciate alla polizia giudiziaria circa il mancato funzionamento del reparto Utic.

Illecito profitto da 10 milioni di euro

All’interno della struttura il reparto di “Unità terapia intensiva coronarica” (Utic) non è mai entrato in funzione, risultando – dalle indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza – privo di attrezzature e di personale medico. Eppure la clinica, fin dal 2013, risulta accreditata al servizio sanitario regionale alla gestione di posti-letto Utic, tanto da avere ottenuto tra il 2013 e il 2019 dal servizio sanitario regionale un illecito profitto di oltre 10 milioni di euro. Stando alle accuse questo avveniva anche grazie al comportamento omissivo di De Fazio il quale avrebbe “magheggiato” sui controlli evitando «di effettuare alcun sopralluogo presso la struttura e tralasciando ogni aspetto inerente il mantenimento dei requisiti tecnologici e strutturali». I pazienti cardiologici venivano assistiti e trattati non presso l’inesistente Utic, come normalmente sarebbe dovuto accadere, ma nei reparti di “Cardiologia” o di “Unità terapia intensiva post-operatoria” (Utipo), mentre i posti letto ufficialmente destinati al reparto Utic ospitavano ricoveri ordinari. Un modus operandi che andava avanti dal 2013.
L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 9 giugno. Nel collegio difensivo gli avvocati Nicola Cantafora, Massimo Scuteri, Francesco Gambardella, Domenico Viscomi e Roberto Zanotti.

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