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Dalla truffa sull’Iva agli “storni”. I tour di De Lorenzo da Vibo a Lamezia per consegnare i soldi ai clienti

Dalle carte dell’inchiesta i dettagli sull’organizzazione del gruppo. L’auto imbottita di soldi e l’itinerario per la consegna dei contanti

Pubblicato il: 13/04/2021 – 7:07
di Giorgio Curcio
Dalla truffa sull’Iva agli “storni”. I tour di De Lorenzo da Vibo a Lamezia per consegnare i soldi ai clienti

REGGIO CALABRIA Per la Procura di Reggio Calabria è la figura centrale «nel sistema illecito gestito dall’organizzazione e inserito stabilmente nelle dinamiche operative per ripulire la commercializzazione». Per gli inquirenti Giuseppe De Lorenzo, finito in carcere nel blitz “Petrolmafie Spa” è considerato legato alla famiglia di ‘ndrangheta dei Labate che «ha interessi nel settore della distribuzione di prodotti petroliferi».

Il gruppo e il ruolo di De Lorenzo

Da quanto è emerso dal troncone reggino dell’inchiesta della Dda “Petrolmafie Srl”, De Lorenzo, seguendo la strategia del gruppo criminale, «faceva arrivare ai distributori su strada il prodotto, facendo risultare, in stretto coordinamento con Camastra, Casile e Sabatino (anche loro arrestati nel blitz) una serie di di passaggi commerciali cartolari» riuscendo così a sottrarsi al pagamento delle imposte fiscali dovute. Secondo gli inquirenti, Giuseppe De Lorenzo era destinatario «di una parte dei proventi illeciti dell’organizzazione criminale, derivanti dalla frode dell’Iva e attraverso il sistema delle “false dichiarazioni di intento” rilasciate dalle società cartiere.

Gli “storni”

Un sistema tanto elaborato quanto semplice nel meccanismo e nella concezione: i contanti – così ricostruito dagli inquirenti – venivano consegnati a De Lorenzo da Giovanni Camastra, Antonio Casile e Cosimo Bonafortuna per conto di Salvatore Sabatino. Era lui infatti a disporre della “cassa” dell’associazione gestita insieme a a Mattia Anastasio, Raffaele Cepollaro noto come “il contatore” e Salvatore Amoroso noto come “zio Salvatore”, altri elementi fondamentali del gruppo criminale e tutti e tre arrestati nel blitz. Le somme, poi, attraverso una serie di passaggi tra conti correnti, persone fisiche e giuridiche, entravano fisicamente in possesso degli appartenenti al gruppo e poi trasferiti proprio attraverso lo “storno” che interessava, a cascata, tutti i promotori dell’organizzazione, i broker locali e, infine, anche gli impianti di distribuzione del carburante.

La Fiat Idea “modificata”

Tra il 20 e il 21 maggio 2019, gli inquirenti riescono a registrare una serie di avvenimenti di particolare importanza investigativa, nei quali gli appartenenti al gruppo criminale parlavano più o meno velatamente di movimentare grosse quantità di contante. In una conversazione del 20 maggio, ad esempio, gli inquirenti hanno documentato la “preparazione” di una macchina. Si trattava in particolare di una Fiat Idea che Giovanni Camastra avrebbe dovuto consegnare ai sodali napoletani. Si trattava, però, di un mezzo modificato a dovere per trasportare valuta. È Sabatino, in una telefonata captata dagli inquirenti, a spiegarlo a Cosimo Bonafortuna. Intanto De Lorenzo telefona Sabatino per effettuare un riepilogo dei conteggi: «Io c’ho il conteggio mio, per questo ti chiamavo (…) allora Sal, giusto per farti un riepilogo della situazione, un conteggio al 18 maggio (…) di totale avere quattro e undici (411 mila euro)». «Eh.. ti mando tutto il saldo, mi rifaccio i conteggi con i miei in ufficio», replica Sabatino. Più tardi, quella stessa giornata, Sabatino dirà a Camillo Anastasio di aver consegnato a Camastra l’auto modificata alla quale spiega, «aveva fatto fare il lavaggio» e l’aveva trovata «pure con il pieno», riferendosi secondo gli inquirenti al fatto che l’auto fosse stata riempita di contanti.

soldi auto GdF
I soldi sequestrati dalla GdF di Gioia Tauro

Il sequestro della Guardia di Finanza

La polizia giudiziaria ha così avvisato il Gruppo della Guardia di Finanza di Gioia Tauro che, dopo aver predisposto i controlli su strada, ha permesso di individuare, fermare e controllare sia la Porsche guidata da Giovanni Camastra, sia la Fiat Idea guidata da Cosimo Bonafortuna. Ed è proprio all’interno della Fiat che gli uomini della GdF, sul sedile posteriore, trovano un borsone contenente 91 mazzette di contanti per un valore totale di oltre 1 milione di euro, così come avevamo scritto il 24 maggio 2019.

Il file Excel sul computer di De Lorenzo

I “clienti” di De Lorenzo

Gli investigatori, inoltre, sono riusciti a ricostruire l’attività di De Lorenzo e, in particolare, l’elenco delle numerose società “cartiere” o comunque asservite all’organizzazione. Così come documentato, dunque, lo stesso De Lorenzo ogni 15 giorni circa si recava personalmente dai cessionari complici dell’accordo, consegnando le somme di denaro spettanti, pari ad una percentuale variabile dallo 0,20% allo 0,50% su ogni litro di carburante ceduto. Dal pc, inoltre, gli inquirente hanno recuperato anche il file Excel, sul quale De Lorenzo aveva registrato accuratamente il nome dei clienti, il quantitativo in litri e il periodo di tempo in cui viene fornito, oltre all’importo che avrebbe consegnato ai clienti. Dalle indagini era emerso, infatti, che il 7 marzo e l’8 aprile 2019 Di Lorenzo – si legge – «si era recato presso gran parte dei suoi clienti, al fine di consegnare quanto a questi spettante a titolo di restituzione».

Il tour per consegnare i soldi

Il “modus operandi” di De Lorenzo per consegnare i soldi al clienti, tutti indagati nell’inchiesta “Petrolmafie Spa”, era sempre lo stesso: una telefonata che preannunciava il suo arrivo, poi la visita in sede e infine la consegna dei soldi, per poi ripartire. Lo documentano gli inquirenti che, sull’auto di De Lorenzo, avevano piazzato un localizzatore Gps. Ma i suoi spostamenti sono stati registrati anche dalle celle telefoniche e i ponti ai quali la sua utenze puntualmente si agganciava. Tra i clienti raggiunti, come in uno schema prestabilito, c’è Luciano Piccione, rappresentante legale della “Viboil Srl”, raggiunto telefonicamente il 7 marzo 2019 e al quale De Lorenzo preannuncia la sua visita, come avverrà poi quella mattina a Sant’Onofrio. De Lorenzo contatta poi Luca Zaffina (non indagato), dipendente della AGM Trasporti ecologia srl, con sede a Gizzeria, in provincia di Catanzaro, e collaboratore della F.M.A. Logistica e trasporti srl, con sede a Lamezia, amministrate rispettivamente da Alfredo e Giuseppe Argento, aziende che lo stesso De Lorenzo raggiungerà in mattinata. Tra le “tappe” c’è anche un’altra società di Lamezia, la “A&G” di Aldo Grutteria snc legata al distributore di carburante “Ener go” nei pressi del Comune di Lamezia Terme. «Vabbè io vi ho saldato , vi ho chiuso tutto, fino a giorno 7 fino ad oggi, tutto quello che c’era ve l’ho chiuso tutto» dirà De Lorenzo allo stesso Grutteria, dopo avergli consegnato in contanti 6.570 euro. Un vero tour quello di De Lorenzo che, poco prima di mezzogiorno, entra in contatto con Cesare Nicola Limardo, titolare della LCN Petroli di Filandari; un’ora dopo l’incontro con Domenico Mazzitelli titolare della D.I. La Piana Carburanti di San Calogero.

Un tour simile si ripete – così come ricostruito dagli inquirenti – l’8 aprile 2019. De Lorenzo contatta telefonicamente Pietro Andricciola, non indagato nell’inchiesta, il quale in più di una conversazione «si presentava come amico di Luca Zaffina e in diverse occasioni aveva fatto gli ordini di carburante per conto della AGM Trasporti e la F.M.A. Logistica e trasporti». Nel corso della telefonata, De Lorenzo chiede ad Andricciola di «aprirgli il cancello», con il Gps sulla sua auto che lo localizza proprio nella sede dell’area industriale di Lamezia. Anche in questo caso, poco più di mezzora dopo, De Lorenzo si reca al distributore “Ener Go” di Lamezia dove resterà per una decina di minuti. Poi di nuovo da Picicone, Mazzitelli, così come avverrà nuovamente il 3 maggio 2019, seguendo lo stesso itinerario, documentato dagli inquirenti. Lo stesso che, di fatto, era già stato effettuato anche nei mesi precedenti. (redazione@corrierecal.it)

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