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«La coltivazione del fagiolo poverello bianco per lo sviluppo sostenibile»

Se è vero che in Calabria, le peculiarità naturalistiche, culturali, archeologiche e architettoniche, insieme ai prodotti tipici, rappresentano la base dello sviluppo sostenibile, il Fagiolo pover…

Pubblicato il: 13/04/2021 – 10:42
di Luigi Gallo
«La coltivazione del fagiolo poverello bianco per lo sviluppo sostenibile»

Se è vero che in Calabria, le peculiarità naturalistiche, culturali, archeologiche e architettoniche, insieme ai prodotti tipici, rappresentano la base dello sviluppo sostenibile, il Fagiolo poverello bianco è uno dei tanti prodotti agricoli tipici, strettamente associato a queste peculiarità.
Infatti, tra il grande numero di specie ed ecotipi locali di legumi Calabresi – recuperati e rilanciati dall’ARSAC – spicca proprio il Fagiolo poverello bianco, un ecotipo della specie Phaseolus vulgaris L., che si coltiva nel territorio del Parco Nazionale del Pollino, nelle aree irrigue dei comuni di Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo in provincia di Cosenza.
Le aree interessate alla coltivazione del Fagiolo poverello bianco, oltre ad essere vocate all’orticoltura tipica, sono di per sé ricche di specificità naturalistiche, architettoniche, paesaggistiche e archeologiche (il Fiume Lao famoso per il rafting, la Grotta del Romito dell’Era del Paleolitico, l’antica Città Greca di Laos distrutta da un forte terremoto nel II secolo A.C., di recente scoperta nel comune di Laino Borgo, ecc.).
L’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC), in collaborazione con prestigiose istituzioni di ricerca (l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Bari, il CREA-Centro Ricerca per l’Orticoltura di Pontecagnano (SA), l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, l’ENEA, ecc.), dall’inizio degli anni 90 del secolo scorso, ha realizzato diverse iniziative finalizzate al rilancio del Fagiolo Poverello bianco. In tutti questi anni, oltre che assistere singolarmente i produttori, l’ARSAC, insieme ai ricercatori dei suddetti Enti, ha realizzato indagini riguardanti la tecnica agronomica, la difesa dai parassiti e la qualità della granella, pubblicandone i risultati su prestigiose riviste. Tra le caratteristiche peculiari osservate emerge che su questo ecotipo di fagiolo non sono stati riscontrati gli attacchi parassitari che, negli stessi ambienti, si verificano su altri tipi di fagioli. La coltivazione di questo fagiolo, come tutte le leguminose, ha anche un ulteriore grande valore ambientale in quanto le radici, come abbiamo spesso riferito, sviluppano dei tubercoli come conseguenza del rapporto di simbiosi con i batteri del genere Rhizobium, che sono in grado di fissare l’azoto gassoso atmosferico trasformandolo in forme nitriche e ammoniacali facilmente assimilabili dalle piante e forniscono una discreta dotazione di azoto nel terreno a disposizione delle colture che seguono nella rotazione. In altre parole, la coltura del fagiolo poverello bianco fornisce una concimazione azotata naturale, gratuita, a impatto ambientale nullo ed alternativa alla concimazione azotata minerale fatta con prodotti chimici di sintesi, la cui produzione, trasporto e distribuzione si tradurrebbe in emissione di anidride carbonica nell’ambiente. Il tipo di radice a fittone ha un effetto conservativo dei suoli agricoli in quanto, penetrando in profondità, mantiene una buona struttura del terreno preservandolo anche dall’erosione e da altri fenomeni di degrado in generale. La coltura di questo ecotipo avviene in condizioni di una “ecologia integrale” in quanto, a fine ciclo lascia le condizioni pedologiche e ambientali migliori di come le ha trovate

Tecnica colturale. La semina del fagiolo Poverello bianco si effettua entro la prima metà del mese di giugno. La raccolta dei baccelli secchi avviene manualmente nel mese di ottobre o all’inizio di novembre dipendendo la maturazione dall’andamento climatico oltre che dall’epoca di semina e dall’altitudine dei campi. Alla realizzazione della resa in granella contribuiscono la fertilità del terreno, l’epoca di semina e l’andamento climatico. Si registrano abitualmente rese in granella secca che vanno da un minimo di 10 ad un massimo 15 q/ha. La tecnica di coltivazione tradizionale prevede la preparazione del terreno mediante aratura con bivomere e successiva frangizollatura o fresatura per la preparazione del letto di semina che tradizionalmente avveniva in postarelle (fossarelle) di forma quadrata con lato di circa 30-40 cm, deponendo in ognuna da 5 – 6 a 10 – 12 semi a seconda della dimensione e della distanza tra esse. Le postarelle venivano disposte in file distanziate 60 – 80 cm una dall’altra e lungo la fila quasi contigue. Trattandosi di piante rampicanti, dopo la semina, o comunque, entro la prima settimana dall’emergenza delle piantine, si mettono i paletti, generalmente di castagno ricavati dai sottoprodotti del taglio del bosco ceduo. Negli ultimi anni, in alternativa alla tecnica tradizionale della postarella, anche su suggerimento dell’ARSAC, si è diffusa la semina continua lungo file distanziate di circa 100-150 cm. Ciò facilita, in sostituzione dei paletti, l’adozione della rete di plastica sostenuta da pali più robusti. In questo caso per la semina si può utilizzare una comune seminatrice pneumatica di precisione utilizzata generalmente per la semina del mais e di altri tipi di fagioli. Con questo metodo si risparmia manodopera e si agevolano le altre operazioni colturali alcune delle quali possono essere eseguite meccanicamente con mezzi di ridotte dimensioni come i comuni motocoltivatori. Il sistema irriguo più usato è quello a microportata di erogazione con manichette onde evitare la bagnatura della chioma. L’eliminazione delle erbe infestanti avviene manualmente se si adotta il sistema tradizionale di semina a fossarelle ma, può essere meccanizzata nel sistema di semina a file con rete verticale. Per quanto riguarda l’apporto nutrizionale, la tecnica attualmente in uso è prevalentemente quella tradizionale che non prevede concimazioni chimiche ma solo letamazioni con circa 200 q/ha di letame maturo distribuito in due tempi prima dell’aratura e al momento della preparazione del terreno per la semina.

La qualità. Campioni di fagiolo Poverello bianco proveniente dal territorio di produzione sono stati analizzati presso i laboratori dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Bari per la determinazione della frazione proteica e il profilo elettroforetico per determinare l’omogeneità delle produzioni (Lioi et al., 2003). La frazione proteica dei semi di fagiolo è in larga parte costituita da due gruppi di proteine: la faseolina e la fitoemoagglutinina. Entrambe presentano una certa variabilità e vengono usate come marcatori biochimici. In particolare, attraverso i pattern di faseolina è possibile risalire all’origine andina o mesoamericana del fagiolo che sono i due centri di domesticazione della specie (Lioi et al., 2003). Il profilo di tipo C della faseolina indica una origine andina del Fagiolo poverello bianco. Il profilo elettroforetico di estratti proteici da semi singoli è utilizzato per determinare l’omogeneità delle partite. Il fagiolo Poverello bianco si caratterizza per il seme grosso (peso dei 100 semi > 40 g), di forma ovale con tegumento bianco privo di screziature. I campioni analizzati hanno mostrato un contenuto in umidità più alto rispetto ai valori consueti che di solito oscillano tra il 9 e l’11%; un elevato contenuto proteico che risulta mediamente del 26 % e alti valori di proteine solforate di cui le leguminose sono notoriamente carenti. Molto alto è anche il contenuto in inibitori della tripsina. Va tuttavia ricordato che questa classe di inibitori si riduce notevolmente durante la cottura per cui non costituisce un problema per l’alimentazione umana. D’altro canto, alcuni studi hanno suggerito anche un ruolo attivo degli antitripsinici nei meccanismi di resistenza della granella ai parassiti di magazzino. Una ulteriore caratteristica di pregio del Poverello bianco è la bassa percentuale di tegumento, un parametro interessante perché legato sia al tempo di cottura che alla gradevolezza del prodotto cotto. Interessanti sono anche la rapidità e l’uniformità di imbibizione dei semi come attestato da valori dell’indice di idratazione pari o superiore al 50% dopo appena 3 ore. Infatti, il peso dei semi risulta quasi raddoppiato dopo 24 ore di imbibizione. Interessante è anche il ridotto tempo di cottura come pure la mancanza di semi rotti al termine della medesima. Rispetto ai campioni di Poverello bianco analizzati in precedenti studi, le maggiori discordanze sono state rilevate per il peso dei 100 semi, l’indice di idratazione e il tempo di cottura che sono fortemente influenzati dall’andamento climatico durante la fase di accrescimento e maturazione del prodotto (Lioi et al 2003).

Aspetti economici. I programmi di valorizzazione realizzati dall’ARSAC per il Fagiolo poverello bianco hanno determinato l’aumento dei consumatori sia tra i residenti nel territorio del Parco Nazionale del Pollino che tra i non residenti anche stranieri. All’aumento della domanda di questo prodotto è corrisposto un aumento del prezzo che ha stimolato la produzione. Attualmente il fagiolo Poverello bianco si commercializza sia sfuso che in confezioni sottovuoto di 700 e 350 grammi. Da un’analisi economica della coltivazione è emerso che potenzialmente da un ettaro è possibile ottenere una produzione media di circa 13 quintali di granella secca, che, ad un prezzo medio di vendita pari a circa 10,00 €/kg, fornirebbe una Produzione Lorda Vendibile (PLV) di circa 13.000,00 €. Considerato che i costi espliciti sostenuti per un ciclo produttivo sono mediamente il 40% del valore della PLV, quindi pari a circa 5200,00 €, si deduce un probabile reddito di circa 8.000,00 €/ha. Un valore aggiunto deriva dalla utilizzazione di questo fagiolo insieme ad altri nostri prodotti nella ristorazione locale. Facendo esplicito riferimento a questa realtà economica e con lo scopo di promuovere consapevoli iniziative imprenditoriali degli agricoltori, nel corso degli anni ed anche più recentemente, abbiamo dato particolare importanza ad azioni formative specifiche, dirette a giovani agricoltori, svolgendo alcuni seminari riguardanti le tecniche di coltivazione del Fagiolo poverello bianco insieme ad altri ecotipi locali di legumi nell’ambito di uno sviluppo complessivo dell’orticoltura tipica del Pollino con i possibili risultati economici. Questa programmata azione di formazione ha stimolato anche la nascita di una società cooperative la “Pollino Food Experience” con sede a Mormanno (CS), formata da giovani agricoltori con alto livello culturale (alcuni laureati) che produce Fagiolo poverello bianco, Lenticchia di Mormanno e altri legumi, oltre a specie orticole e cereali tipici. Altri giovani produttori singoli, nel territorio del Pollino, hanno avviato la propria azienda per la produzione di questo e altri ecotipi locali di legumi. Il Gruppo di Azione Locale (GAL) Pollino Sviluppo ha contribuito al rilancio della coltivazione del Fagiolo Poverello bianco, con l’attivazione di microfiliere specifiche nei Piani di Sviluppo Locale (PAL), nell’ambito degli ultimi due Piani di Sviluppo Rurali (PSR) regionali, finanziando alcuni interventi di ammodernamento aziendali a favore di giovani produttori singoli e/o associati.

Il riconoscimento della Denominazione Comunale (De.Co.) I Comuni di Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo, considerata la qualità e l’importanza economica del prodotto, di recente, in comune accordo, hanno istituito la Denominazione Comunale (De.Co.) per il Fagiolo Poverello bianco. È uno dei pochi casi in cui Comuni limitrofi riconoscono allo stesso prodotto agricolo un’unica De.Co.. L’ARSAC ha contribuito a questo importante riconoscimento fornendo la necessaria collaborazione (predisposizione del disciplinare di produzione, ecc.).

Conclusioni. Alla luce delle caratteristiche descritte e del riconoscimento della De.Co., anche questo ecotipo, oltre a contribuire all’affermazione di una ecologia integrale e alla salvaguardia della biodiversità, rappresenta un’altra opportunità di reddito anche per le giovani generazioni. La coltivazione del Fagiolo poverello bianco, al pari di altre colture orticole tipiche del Pollino, è perfettamente inserita in area ricca di peculiarità naturalistiche, paesaggistiche e archeologiche, dove il turismo gastronomico e di prossimità è facilmente coniugabile con altre forme di turismo come quello naturalistico, sportivo e culturale. Attualmente, come risulta anche da una recente indagine condotta in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale del Pollino, i produttori di Fagiolo poverello bianco, nel territorio dei citati comuni, oltre a svolgere il ruolo di agricoltori custodi della biodiversità ai sensi della L. 194/15, coltivano l’ecotipo con tecniche a basso impatto ambientale, senza uso di prodotti chimici di sintesi, ottenendo un prodotto di alto pregio con un mercato di nicchia che non ha ostacoli all’espansione.
*Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC) – Ce.D.A. n.2 – Castrovillari (CS)

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