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De Magistris imputato per diffamazione: «Non mi riferivo al giudice Murone»

L’ex pm rifiuta di farsi interrogare e nelle dichiarazioni spontanee cambia linea dopo anni di scontri: «Non fu lui a sottrarmi l’indagine “Why not”»

Pubblicato il: 14/04/2021 – 19:06
De Magistris imputato per diffamazione: «Non mi riferivo al giudice Murone»

LAMEZIA TERME Si è rifiutato di rendere esame in veste di imputato e ha optato per rendere spontanee dichiarazioni. Luigi De Magistris, ex sostituto procuratore di Catanzaro, sindaco di Napoli e fresco candidato alla presidenza della Regione Calabria è imputato davanti al Tribunale di Lamezia Terme per diffamazione nei confronti del magistrato Salvatore Murone, parte civile nel processo, in seguito a dichiarazioni proferite nel 2017 nel corso della trasmissione“Piazzapulita”. De Magistris ha tenuto a sottolineare «che io non cito mai in quella intervista il dottor Salvatore Murone che tra l’altro non è nemmeno quello che mi ha avocato l’indagine “Why not” perché è stato l’allora procuratore generale facente funzioni (si riferisce a Dolcino Favi, ndr)» quindi Murone, all’epoca procuratore aggiunto di Catanzaro, secondo De Magistris «non c’entra nella sottrazione illecita, cioè la sottrazione illegittima del procedimento “Why not”». 

Un processo lungo 10 anni

Una dichiarazione, quella di De Magistris, che stride con 10 anni di battaglie legali condotte dall’attuale sindaco di Napoli contro, tra gli altri, Salvatore Murone e Dolcino Favi che si sono dovuti difendere dall’accusa di corruzione in atti giudiziari in primo grado, derubricata in Appello in abuso d’ufficio per i soli effetti civili, per avere adottato provvedimenti atti alla revoca del procedimento “Poseidone” e all’avocazione del procedimento “Why Not” all’ex pm Luigi De Magistris. In seguito a numerose denunce presentate da De Magistris, il quale sosteneva che gli fossero state illegittimamente sottratte le indagini, scaturì un processo nel 2008, nel quale De Magistris era parte civile, che vedeva imputati Murone, Favi, l’ex procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi (nel frattempo deceduto), l’avvocato Giancarlo Pittelli, l’allora onorevole Giuseppe Galati, l’imprenditore Antonio Saladino e Pierpaolo Greco. 
Nel 2016 il tribunale di Salerno aveva assolto i magistrati. A novembre 2018 la Corte di Appello di Salerno aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d’ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
Sentenza annullata senza rinvio dalla sesta sezione penale della Corte di Cassazione, l’11 settembre 2019. L’annullamento senza rinvio comporta la piena efficacia della sentenza di primo grado del Tribunale di Salerno che aveva assolto i magistrati catanzaresi legittimando i provvedimenti adottati.

Le dichiarazioni a Piazza Pulita e l’accusa di diffamazione

 Il 9 marzo 2017, nel corso della trasmissione“Piazzapulita” De Magistris ha affermato: «… io non avrei mai ipotizzato di fare il sindaco. Avrei voluto fare il magistrato… Poi lei ha citato una mia inchiesta che si chiama Why Not, quella inchiesta non fu portata a termine proprio perché fummo fermati da un sistema criminale fatto di pezzi di politica, pezzi di Magistratura e pezzi di istituzioni, a danno dei presunti innocenti, perché se tu fermi un’indagine… e venuto fuori chiaramente che mi sono state scippate inchieste e che le inchieste non dovevano essere scippate». Secondo l’accusa «tali affermazioni offendevano così la reputazione del magistrato Salvatore Murone destinatario individuabile delle riportate espressioni lesive, pur in assenza di indicazioni nominative, in quanto, all’epoca dei fatti, procuratore aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, coordinatore del settore reati contro la Pubblica amministrazione, autore della relazione, datata 19 ottobre 2007, trasmessa con nota riservata alla Procura generale di Catanzaro in risposta alla richiesta di informazioni sul procedimento Why Not». In seguito l’avvocatura generale ha disposto l’avocazione dell’inchiesta a De Magistris. «Espressioni offensive pronunciate dal De Magistris», è scritto nel capo di imputazione, nonostante il sindaco di Napoli fosse a conoscenza della sentenza di assoluzione pronunciata nell’aprile 2016 dal Tribunale di Salerno che aveva assolto i magistrati Salvatore Murone, difeso da Mario Murone, e Dolcino Favi (all’epoca procuratore generale facente funzioni), difeso da Francesco Favi, dall’accusa di abuso d’ufficio. Per quanto riguarda la sentenza di primo grado De Magistris, nel corso dell’udienza a Lamezia, ha affermato di esser stato consapevole della sentenza di assoluzione riferendo che, però, «nella sentenza non si parla per nulla di condotta legittima sull’avocazione tanto è vero che noi abbiamo prodotto Appello» e nella sentenza di Appello viene riconosciuto il reato di abuso d’ufficio poi prescritto. 
De Magistris minimizza anche sulla sentenza della Cassazione che ha annullato senza rinvio la sentenza d’Appello: «Poi la Cassazione è vero che ha annullato la sentenza, non l’ha annullata nel merito ma per questioni di altro tipo». Quale altro tipo non viene specificato. Impossibile un contraddittorio con la Procura e la parte civile visto che l’imputato si è rifiutato di rendere esame.
Il prossimo venerdì è prevista la discussione delle parti e la sentenza da parte del giudice monocratico Luana Loscanna.

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