COSENZA Hanno occupato la sede dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, fino a raggiungere il tetto. Una mobilitazione messa in atto dai “Calabresi in mobilitazione per la sanità pubblica”, nata in seguito alla grave emergenza epidemiologica che, negli ultimi giorni, sta colpendo duramente tutta la provincia di Cosenza.
«Siamo all’interno della sede dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza – scrivono – chi può ci raggiunga. L’emergenza Covid-19 si sta abbattendo sulla provincia di Cosenza. Contagi e morti aumentano, i pochi ospedali attivi sono ormai saturi, il personale sanitario è stremato. Questa è la situazione a distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia». «Nulla che non si potesse facilmente prevedere. Lo scorso autunno – scrivono ancora – ci siamo mobilitati chiedendo la riapertura dei 18 ospedali chiusi, un intervento del Governo nazionale data l’incapacità degli amministratori e risorse per ricostruire la sanità pubblica calabrese. Le istituzioni, ad ogni livello, hanno preferito rimanere inermi e affidarsi alla fortuna. Ecco, la risposta è nei decessi avvenuti all’Annunziata di due calabresi in attesa che si liberasse qualche posto. In Calabria, nel 2021, si muore perché non si può essere curati, non è uno slogan o un rischio ma è la realtà dei fatti. In tutto ciò i commissari non riescono a varare scelte efficaci e coraggiose, le istituzioni si affidano a inutili comunicati, i parlamentari calabresi non si è ben capito cosa facciano a Roma e il Ministro Speranza quindi il Governo sono ignorano come al solito la Calabria, abbandonandoci al nostro destino. Di fronte a questa situazione abbiamo la responsabilità di mobilitarci, non possiamo assistere silenti a questo massacro, non vogliamo fare la conta quotidiana dei defunti». «Senza giri di parole, c’è l’immediato bisogno di assunzioni a tempo indeterminato di personale sanitario – concludono – di riaprire gli ospedali chiusi, di un intervento poderoso del Governo nazionale che congeli il debito, prodotto dalla mala politica e pagato dai cittadini, e liberi risorse per la sanità pubblica. Non c’è più tempo. I nostri padri e le nostre madri continuano a morire, ora dopo ora».
x
x