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eccellenza a rischio

La disperazione del Sant’Anna: «Vogliono distruggerci»

Il management della clinica di Catanzaro contesta la decisione dell’Asp di non firmare il contratto 2020, preannunciando ricorso al Tar. «Rischiamo il fallimento»

Pubblicato il: 15/04/2021 – 18:04
La disperazione del Sant’Anna: «Vogliono distruggerci»

CATANZARO “In fumo” 24 milioni, e c’è il rischio che anche il contratto del 2021 non sarà mai firmato. Al Sant’Anna Hospital di Catanzaro, la struttura d’eccellenza in tutto il Mezzogiorno nella cura delle patologie cardiovascolari, lo sconforto e la disperazione si toccano con mano. La decisione dei commissari dell’Asp di Catanzaro Luisa Latella, Carmelo Marcello Musolino e Salvatore Gullì di non firmare il contratto 2020 con la clinica catanzarese è una tegola che fa male, molto male, e che fa alzare un autentico grido di dolore di allarme ai vertici della struttura privata.

«Immotivata la delibera dell’Asp di Catanzaro»

Siamo a un passo dal fallimento», dicono in coro e senza danzare intorno alle parole Gianni Parisi e Soccorso Capomolla, rispettivamente presidente del Cda e direttore sanitario del Sant’Anna Hospital: amarezza e sgomento ma anche voglia di reagire, e infatti Parisi e Capomolla comunicano di aver deciso di impugnare la delibera dell’Asp al Tar. Non va giù, in particolare, la motivazione adottata dalla terna commissariale dell’Azienda sanitaria, quella di non firmare il contratto «sino al completo chiarimento della situazione ancora sub judice», cioè sino al completo chiarimento dell’inchiesta “Cuore Matto” che ha colpito il vecchio management del Sant’Anna, che non c’entra nulla con quello attuale. Una motivazione che per Parisi e Capomolla non regge. «La delibera dell’Asp – dicono il presidente del Cda e il direttore sanitario del Sant’Anna Hospital al Corriere della Calabria – è assolutamente irrituale, perché mette insieme tantissime cose che non c’entrano nulla. Avremmo capito, ovviamente fino a un certo punto, che l’Asp dicesse che non vuole firmare il contratto perché la nostra clinica non ha i requisiti – requisiti che, detto per inciso, ovviamente abbiamo – ma non può dire che non firma perché c’è un’inchiesta in corso. Questo non ha davvero senso perché – ricordiamo – la legge regionale 24 del 2018, all’articolo 13, prevede che è facoltà di un’Asp non contrattualizzare un’azienda che abbia subito una condanna, e chiaramente non è il nostro caso. E poi si cita ancora questa Utic, unità di terapia intensiva coronarica: la nostra Utic è aperta, lo diciamo una volta per tutte. E comunque – specifica ulteriormente Parisi e Capomolla – anche noi abbiamo sempre sostenuto che è giusto che le indagini abbiano il loro corso e che i magistrati accertino la verità, ma questo aspetto non è assolutamente in relazione con la nostra attività, che dobbiamo svolgere perché siamo regolarmente accreditati, siamo un centro di eccellenza e e siamo inseriti nel fabbisogno regionale».

«C’è un disegno preciso di farci chiudere»

C’è anche molta stanchezza, nei volti e nel tono della voce di Parisi e Capomolla: stremati da una lunga battaglia – vinta – per strappare letteralmente l’accreditamento, ora sulla loro testa piomba questo macigno che sembra l’ultimo atto di un vero e proprio “accanimento” nei confronti di una struttura sanitaria, il Sant’Anna, da sempre fiore all’occhiello della sanità calabrese. «Ci sembra evidente – sostengono ancora Parisi e Capomolla – che c’è una volontà pervicace, un disegno preciso, diremmo persino diabolico, di distruggere questa struttura privata e di farla chiudere, un obiettivo a cui convergono tanti interessi diversi che poi finiscono con l’intrecciarsi. A esempio c’è un progetto di agevolare strutture pubbliche come l’ospedale di Lamezia Terme in cui aprire l’emodinamica, del resto di questo progetto si parla anche nel Piano della performance dell’Asp». Ora arriva questo stop al contratto 2020 da parte dell’Asp di Catanzaro che rimette pesantemente in discussione il futuro del Sant’Anna, già in grandissima difficoltà a causa di un’esposizione debitoria superiore ai 10 milioni: il primo effetto è fresco di giornata ed è – raccontano Parisi e Capomolla – l’interruzione di linee di credito da parte delle banche, preoccupate dopo aver saputo della delibera della terna commissariale dell’Asp. Poi altri effetti ritenuti dal management della clinica «devastanti», perché “saltano” d’un tratto ben 24 milioni di rimborsi per le prestazioni erogate l’anno scorso, con tutto quello che ne può conseguire e in più, viste le intenzioni chiaramente bellicose e quasi “punitive” che filtrano dall’Asp, anche il contratto per il 2021 si profila per il Sant’Anna Hospital a fortissimo rischio. «È naturale – concludono Parisi e Capomolla – che se persiste questa situazione è un grandissimo problema, perché senza contratto e quindi senza la possibilità di aprire flussi finanziari o con le banche dobbiamo fermare le attività e licenziare le persone, e quali amministratori abbiamo l’obbligo di portare i libri in tribunale e chiedere il fallimento per mancanza di solvibilità». (a. cant.)

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