LAMEZIA TERME Dalla sanità all’economia, dalle scuole al tessuto sociale. Ad oltre un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19 restano ancora molte, troppe, le criticità che, nonostante gli sforzi messi in campo, sono rimaste tali.
Uno status quo per molti ormai non più sostenibile e ormai da giorni montano e si moltiplicano le proteste. E a Lamezia, dopo quella degli ambulanti della scorsa settimana, questa mattina due manifestazioni, apparentemente distinte ma legate a doppio filo, hanno ancora una volta acceso i riflettori su quelli che sono, di fatto, i problemi irrisolti, ma anche le paure e le tensioni legate alla diffusione del coronavirus in città.
Come quelle di alcune mamme del “Comitato scuole e sicurezza” di Lamezia insieme al “Comitato Idea Scuola” nazionale che, questa mattina, hanno organizzato un sit-in davanti alla sede del Comune lametino, sperando di poter incontrare il Commissario prefettizio, Giuseppe Priolo. Inutilmente perché il tanto atteso incontro alla fine non c’è stato. «Vogliamo risposte – dice ai nostri microfoni Angela Angì del comitato – anche perché il numero dei contagi continua a salire, abbiamo contezza di quello che succede nelle scuole della nostra città ma in realtà ci viene sempre comunicato che va tutto bene e che tutto è sicuro, ma su quali basi?». «Quello che chiediamo, nonostante siamo consapevoli dell’importanza di seguire le lezioni in presenza, è che ci sia maggiore consapevolezza, solo in quel momento saremo sicuri di mandare a scuola i nostri figli».
Richieste differenti, ma nate sempre dall’emergenza Covid, sono quelle dei lavoratori del trasporto regionale e interregionale. Si tratta di un altro settore economico colpito duramente dalla crisi legata alla pandemia, con una evidente riduzione delle corse e dei viaggi degli autobus ma, denunciano i sindacati, nonostante i ristori arrivati dal Governo nazionale e regionale, sono sempre i lavoratori a subire le conseguenze peggiori. «Per il trasporto regionale – dice Francesco Antonio Sibio della Faisa Cisal – siamo già pronti ad organizzare uno sciopero perché molte aziende fanno finta di dimenticare di aver assunto un impegno con noi, ovvero compensare il 20% del salario che i lavoratori hanno perso per il massiccio ricorso al fondo bilaterale di solidarietà». «Per quanto riguarda invece i lavoratori del trasporto interregionale – racconta – siamo qui per dire alle aziende che siamo pronti a rivendicare una maggiore attenzione da parte dello Stato perché i lavoratori stanno percependo stipendi da fame perché, in assenza di mercato, devono però ottenere delle risposte». Per le autolinee regionali, a differenza di quanto vogliano farci credere, «è maturo il tempo affinché le aziende mettano mano al portafoglio per ristorare i lavoratori, ormai stremati dall’emergenza Covid e dalle condizioni in cui sono costretti a lavorare ormai da mesi. Le aziende sono state abbondantemente ristorate e dunque devono ricordarsi che sono i lavoratori ad alzarsi ogni mattina presto per effettuare i servizi». (redazione@corrierecal.it)
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